domenica 29 aprile 2012

Care vecchie lire



Gli scudi furono inventati in epoca molto antica per proteggere i guerrieri dal lancio di pietre e frecce nemiche. In origine erano dei telai di legno su cui erano fissate pelli di animali. Già le armate del Faraone, nell'antico egitto utilizzavano questo tipo di armamento.
Sempre a proposito di Egiziani una leggenda racconta che quando i Persiani invasero l'Egitto, legarono dei gatti agli scudi. Poiché erano animali sacri per gli Egiziani, questi si rifiutarono di tirare sui nemici. Che così vinsero la battaglia e conquistarono il paese.

Secondo il mito la dea greca Atena su proprio scudo portava invece la testa della Medusa, una mostruosa creatura infernale che poteva tramutare in pietra chiunque la guardasse.
Sugli scudi però, normalmente, non si attaccavo animali vivi, né teste infernali ma si dipingevano i simboli dei guerrieri. I loro stemmi araldici, insomma, che potevano riprodurre oggetti, edifici e anche animali. Gli scudi divennero così emblema delle diverse casate, che li raffiguravano ovunque.

Uno dei più famosi è quello dei Visconti, famiglia destinata ad imporre la propria autorità sulla città di Milano e creare un ducato che occupava la Lombardia occidentale e il Novarese. il loro simbolo era una Vipera avente in bocca una figura umana viva.
Secondo una leggenda Azzone Visconti si era addormentato su un prato, dopo essersi tolto il suo grande elmo di acciaio. Quando si svegliò lo rimise e salì a cavallo. Allora i suoi uomini videro una vipera uscire dall'elmo. Azzone afferrò la vipera con la mano guantata d'acciaio e se la tolse dalla testa. Ma per ringraziarla di non avergli recato alcun male la mise nel proprio stemma, raffigurando se stesso come un bambino che esce indenne dalla sua bocca.

Poiché i signori usavano i loro scudi nobiliari per contrassegnare le monete che coniavano per i propri stati, si diffuse un tipo di moneta chiamata scudo.
Queste monete, d'argento o d'oro, furono introdotte nel Medioevo in Francia e rimasero in uso negli stati italiani fino all'arrivo di Napoleone. In Lombardia uno scudo valeva sei lire austriache. Sempre sei lire, ma piemontesi, valeva lo scudo dei Savoia.

Nella foto si vede uno scudo d'oro di Milano dei tempi di Filippo II (1554-1598) con la vipera viscontea.

Quando Napoleone invase l'Italia impose una nuova moneta, la "lira italiana", divisa in 100 centesimi, al posto delle precedenti lire degli stati regionali. E naturalmente degli scudi. Quando Napoleone fu sconfitto tornarono i vecchi sovrani con l'idea di restaurare l'ordine antico.
Ma poiché la nuova lira divisa in centesimi risultava comoda i Savoia la mantennero. Il popolo, per non confondere la nuova lira "straniera" con le vecchie lire precedenti, prese a chiamarla "franco". Questo uso continuò quando il Piemonte impose la Lira a tutta l'Italia unificata e durò fino all'introduzione dell'euro.

sabato 28 aprile 2012

Lo scudo della bottega del mistero

Volete sapere cosa hanno in comune una vipera e una moneta preziosa? Volete scoprire il segreto del successo di uno storico evento musicale?

Non avete che da seguirci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 28 aprile ha come tema, appunto, SCUDO

Questa sera, oltretutto sveleremochi è il misterioso autore delle misteriose musiche che da qualche mese accompagnano e fanno da sottofondo alla rubrica la Bottega del mistero all'interno del programma. Per cui non perdete la trasmissione!


Per ascoltare Siamo in Onda:
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia
- INTERNET in streaming su www.puntoradio.net

Per intervenire in DIRETTA:
- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it
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Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)


La foto è una cortesia di ELE.

giovedì 26 aprile 2012

Lo scudo di Siamo in Onda

Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte...
Francesco Guccini, Don Chisciotte

Un cavaliere senza macchia e senza paura lascia la sua fortezza sicura, costruita sulla roccia incrollabile per mettersi in viaggio. La sua meta è l'ignoto e la sua missione è combattere il male, in tutte le sue forme.
Ma nessun cavaliere senza macchia e senza paura può affrontare il male se non ha con sé il suo cavallo, il suo scudo e soprattutto il suo scudiero. Colui si occupa di lucidargli le armi e soprattutto che gli prepara il pranzo e la cena tutti i santi giorni...


C’è però solo un programma radiofonico capace di proteggervi dalla noia del sabato sera facendovi  scudo con il buonumore e la buona musica, unita al divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 28 aprile avrà come tema della serata proprio SCUDO.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

A chi ti rivolgi quando hai bisogno di protezione?

Ditelo  inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.

Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it


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La foto è una cortesia di Ele

martedì 24 aprile 2012

L'eccentricità balla sui tacchi

Nel 2008 esplode il successo travolgente di un album dal titolo bene augurante, "The Fame". È l'opera prima di una giovane cantante statunitense (il cui padre, Joseph Germanotta, ha origini italoamericane) che fin da piccola ha mostrato un talento precoce.
Dopo aver scritto la prima ballata per pianoforte a 13 anni, Stefani a 17 anni riesce a ottenere l'ammissione anticipata alla prestigiosa Tisch School of the Arts presso la New York University. Una delle 20 persone al mondo ad esserci riuscita.

Nel frattempo per mantenersi in modo indipendente comincia a lavorare come cameriera e spogliarellista in un bar dove vi sono spettacoli di burlesque. Traumatizzando, per inciso, il padre che la vede in azione.
Lì mette a punto l'idea di coniugare musica, arte, moda, sesso e celebrità, mentre dal punto di vista musicale l'idea vincente si rivela quella di coniugare la musica pop e rock con la dance, vestendo il tutto con un'immagine artisticamente innovativa e stravagante.

Gli artisti di riferimento sono certamente Madonna e Michael Jackson, capaci di imporre non solo la propria musica ma anche un'immagine molto forte. Ma la giovane cantante è affascinata soprattutto da altri modelli che arrivano da oltre oceano, dall'Inghilterra degli anni Settanta.
A ispirarla infatti sono David Bowie, il Duca Bianco i cui show erano pieni di meraviglie, e Freddy Mercury, il front man dei Queen. Mercury negli anni Settanta aveva saputo coniugare un talento vocale unico a un'immagine elaborata, indossando costumi appositamernte disegnati da stilisti e dando vita a veri e propri spettacoli teatrali sul palco, incantando il pubblico con un'immagine androgina e barocca.

Proprio in omaggio ad una canzone dei Queen, "Radio ga ga", la giovane Stefani Germanotta decide di dare al proprio personaggio il nome di Lady Gaga a cui il successo arride nel 2008 con l'uscita dell'album "The Fame".
L'apprezzamento del pubblico in tutto il mondo è tale da spingerla a lanciare pochi mesi dopo un secondo album "The Fame Monster" che, in alcuni paesi come l'Italia finisce con l'assorbire anche il primo in un ricco album doppio.

E poiché per ogni star non possono mancare le leggende mentre Lady Gaga si esibisce su scarpe dall'incredibile tacco 30, indossando costumi disegnati per lei dallo stilista inglese Alexander McQueen, si diffondono strane voci sulla sua identità.
Comincia infatti a circolare la voce che in realtà sia un uomo. Dicerie alle quali la cantante reagisce con un'abile smentita che sembra soprattutto voler alimentare la curiosità morbosa dei media. Si dichiara infatti ermafrodita, aggiungendo però che sono cose di cui preferisce non parlare in pubblico...

Lady Gaga – Poker face

lunedì 23 aprile 2012

Quattro anni fa...




Nasceva questo blog. Da allora siamo arrivati a 1053 post, il numero dei lettori è cresciuto continuamente come quello delle persone che grazie a questo sito ho potuto conoscere, virtualmente e nel mondo reale.

Non voglio ripetermi, per cui vi rimando a quanto scrissi un anno fa per una sintesi di quanto è accaduto. Vi segnalo però due cose che riguardano il futuro. 
La prima è che la redazione preannuncia novità importanti per quanto riguarda le Storie di Siamo in Onda. 
La seconda è che presto daremo risposta ad uno dei misteri di questo blog la cui soluzione impegna le menti raffinate dei lettori che lo seguono con attenzione: dove era finito Alfa e come mai è ricomparso all'improvviso?
C'è una storia dietro questo, una storia che presto vi sveleremo. E uso il noi non come plurale maiestatico, ma perché effettivamente ricorrerò all'aiuto di un'altra penna per raccontarvelo...

A proposito delle Storie di Siamo in Onda ecco un breve riassunto dei racconti scritti per Puntoradio e scaricabili in podcast da iTunes. Se volete potete ascoltarli o scaricarli dai link sotto indicati.
 
6 dicembre 2010
Ci sono storie che prendono il lettore per mano e lo accompagnano lungo percorsi tortuosi, spingendolo verso ripide discese per poi riafferrarlo bruscamente, un attimo prima del precipizio. La storia che vi stiamo per raccontare è una di queste. E nell'ascoltarla qualcuno di voi sarà così bravo da individuare parecchi riferimenti mitologici.
Voce narrante: Fulvio Julita
download  Labirinto_Alfa.mp3
 
21 marzo 2011
Denaro, sesso, potere: gli ingredienti della vicenda che vi stiamo per raccontare s’incastrano uno nell’altro in maniera tanto precisa da dare forma ad una perfetta storia di fantasia. Eppure qualche piccolo dubbio continuerà a bussare alla vostra mente. E se fosse tutto vero?
Voci narranti di Fulvio Julita, Rossana Girotto e Fabio Giusti
download  Specchi_Alfa.mp3


9 maggio 2011
Per chi tra voi soffre di nostalgia - la nostalgia dei tempi andati - abbiamo una storia che si ispira ad una vicenda ascoltata dalle parti di Madonna del Sasso, sul lago d’Orta.
Voce narrante William Facchinetti Kerdudo.
download  Fuoco_Alfa.mp3

29 agosto 2011
La storia che vi stiamo per raccontare è un viaggio indietro nel tempo, in un epoca in cui scienza e magia erano una sola materia. O così almeno pensava la gente. E in quell’epoca tanto remota, se aveste chiesto alla gente chi fosse il più grande mago della regione, vi avrebbero indicato tutti lo stesso uomo: Mastro Girolamo.
Voce narrante di Fabio Giusti
download: Formule_Alfa.mp3


15 settembre 2011
Sfogliando le pagine di antichi libri di magia potreste scoprire tante cose sul conto dei draghi: chi sono, come vivono e soprattutto come liberarsi di loro. Ce n’è uno in particolare di cui dovreste avere paura. È il protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Voce narrante di Fabio Giusti
download: Caos_ADelDUca.mp3


14 ottobre 2011
Dai secoli più bui del medioevo ecco un’antica leggenda rivisitata da Andrea Del Duca. È una storia che ci parla della nascita di un misterioso alfabeto, usato dai popoli germanici per la scrittura. E per oscuri rituali di magia. 
Voci narranti di Laura Cafici e Fabio Giusti
download: Alfabeto_ADelDuca.mp3
 

29 Novembre 2011
Se un insistente ronzio da qualche tempo assedia la vostra mente, avete due possibilità: ignorarlo oppure cercarne la causa. In ogni caso ciò che vi aspetta non sarà molto diverso da quanto è successo al protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Voce narrante di Fulvio Julita
download: Mosche_ADelDuca.mp3
 

Ricordo che tutte le altre storie (sono 100 ad oggi) scritte dagli autori che collaborano con la trasmissione possono essere scaricate anche da http://siamoinonda.libsyn.com

domenica 22 aprile 2012

L'arte di attaccare i tacchi



Marilyn Monroe una volta disse “non so chi abbia inventato le scarpe con i tacchi alti, ma tutti gli uomini gli devono molto”. In effetti non è certo chi abbia inventato questo sottile strumento per accrescere il fascino, ma di certo sappiamo che il problema dell'altezza, non solo per le donne, è antico.
I Romani non conoscevano l'uso del tacco e le loro calzature erano tutte basse, con l'eccezione di alcune che avevano sotto la suola quelle che noi chiameremmo zeppe. Un sistema antico, usato non tanto per uso estetico, quanto per consentire di camminare su terreni e strade fangose senza affondare sino alla caviglia.


Le prime attestazioni certe di scarpe coi tacchi risalgono al Cinquecento. C'è chi sostiene, ma non è chiaro su quali basi, che la misteriosa Monna Lisa immortalata nella Gioconda da Leonardo da Vinci indossasse scarpe col tacco per aumentare il proprio fascino.
Il primo uso di una scarpa col tacco è attestata in Francia pochi anni dopo. La quattordicenne Caterina de’ Medici nel 1533 andò in sposa al Duca di Orleans che divenne in seguito Re di Francia. Essendo bassa di statura e temendo la concorrenza della favorita del re, la fascinosa Diana di Poitiers, decise di utilizzare l'arma segreta che aveva portato dall'Italia.


In un ricevimento indossò delle eleganti scarpe con tacco di sette centimetri, suscitando grande entusiasmo ed ammirazione da parte della corte e lanciando la nuova moda, che si diffuse tra gli aristocratici.
Per inciso, Caterina non si limitò ad insegnare l'eleganza dei tacchi ai francesi, ma non fidandosi della cucina d'Oltralpe portò con sé molti cuochi italiani. I quali crearono le basi della tanto celebrata cucina francese.


A proposito di lavoratori italiani emigranti abbiamo già parlato di quelli partiti dal Cusio per praticare i più svariati mestieri in varie parti d'Italia e d'Europa. Un ruolo importante tra questi avevano i conciapelle e i calzolai.
Come i lusciat del Vergante giravano di paese in paese costruendo e vendendo ombrelli, i ciabattini cusiani erano in grado non solo di riparare, ma soprattutto di costruire su misura scarpe per tutti i piedi e tutte le tasche.


Così una colonia di calzolai delle Quarne, due paesi sopra Omegna, si formò a Castellania che oggi è il più piccolo comune della provincia di Alessandria. Tra questi spiccavano i membri di una famiglia largamente rappresentata a Quarna, quella dei Coppi.
E uno dei loro discendenti, come hanno scoperto i ricercatori del Museo di Storia Quarnese, fu il leggendario ciclista Fausto Coppi. La professione di ciabattino non era però limitata alle Quarne. A Soriso e Gargallo molti esercitavano questa attività (che continua ancora oggi) e a Soriso esiste un piccolo museo che raccoglie gli strumenti di questa professione.

sabato 21 aprile 2012

La Bottega del mistero mette a posto anche i tacchi



Vi piacciono le scarpe coi tacchi? Volete sapere di più sulla storia di questo affascinante elemento della scarpa? Volete scoprire i segreti di una cantante dai tacchi vertiginosi?


Non avete che da seguirci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 14 aprile ha come tema, appunto, TACCHI


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giovedì 19 aprile 2012

Siamo in Onda mette i tacchi



Tì che te tacchet i tacc, taccum a mì i me tacc! Mì taccat i tacc a tì? Taccheti tì i tò tacc, tì che te tacchet i tacc!
Tu che attacchi i tacchi, attaccami i tacchi! Io attaccare i tacchi a te? Attaccateli tu i tuoi tacchi, tu che attacchi i tacchi!
(scioglilingua milanese)

Si dice che Madame de Pompadour fosse "una ragazza ben educata, saggia, amabile, piena di grazia e di talento, nata con del buon senso e del buon cuore". Aveva anche una vera passione per lo champagne e si dice che la forma della coppa in cui si beve questo vino prezioso sia modellata proprio sulla forma del suo seno.
Con queste premesse non poteva non sentirsi destinata a grandi amori, cosa che puntualmente avvenne. Divenne infatti l'amante del Re di Francia Luigi XV e la donna francese più potente del XVIII secolo. E poiché era una ragazza saggia e voleva ben figurare si fece realizzare delle scarpe con eleganti tacchi a spillo, lanciando anche questa moda.



C’è però solo un programma radiofonico elegante come una scarpa coi tacchi e pieno di buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 21 aprile avrà come tema della serata proprio TACCHI.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

se doveste paragonare un tacco alla vostro modo di essere, come sarebbe e perché?


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martedì 17 aprile 2012

Ragazzi selvaggi

Agli inizi degli anni Ottanta un centinaio di ragazzi della Milano bene, uniti dalla frequentazione degli stessi licei privati e delle medesime località di vacanza e animati dal desiderio di godersi la vita lasciando alle spalle la cupa stagione degli anni di piombo, presero a ritrovarsi nei pressi del bar "Al panino" in Piazza Liberty, nel centro della città.
Nascevano in questo modo i Paninari, moda e movimento all'insegna dell'edonismo, del divertimento spensierato e dell'ostentazione ossessiva di capi di abbigliamento griffati. Un movimento che in breve supererà l'ambito di una sottocultura milanese per diventare un fenomeno di costume capace di superare le frontiere nazionali.

Nel 1986 i Pet Shop Boys, un duo inglese di musica pop elettronica, si trova a Milano ed entra in contatto con il movimento, dedicandogli una canzone dal titolo "Paninaro". Nel frattempo la rivista italiana "Il paninaro" arriva a tirare 100 mila copie diffondendo in tutta Italia l'ideologia, se così possiamo chiamarla, di un movimento per sua natura anti ideologico e disimpegnato.
Contemporaneamente il comico genovese Enzo Braschi interpretava il personaggio del Paninaro nella trasmissione televisiva cult di quegli anni, Drive In. Un programma che interpretava pienamente l'edonismo degli anni Ottanta, in cui si stava affermando la televisione commerciale che aveva la sua capitale nella "Milano da bere", celebrata in un famoso spot pubblicitario.

Nei suoi interventi televisivi Enzo Braschi canticchiava malamente quella che divenne la canzone simbolo dei paninari. Era "Wild boys" dei Duran Duran, il gruppo inglese New Romantic che in quegli stessi anni stava conoscendo un successo travolgente.
L'idea della canzone fu del direttore video dei Duran Duran, Russell Mulcahy, che sognava di trarre un film dal romanzo di William Burroughs "The Wild Boys. A book of the dead". La band avrebbe dovuto realizzare la colonna sonora del film, ma il progetto non fu attuato. Forse anche perché Mulcahy fu impegnato nella regia del film "Highlander, l'ultimo immortale" (1986) con la colonna sonora composta dai Queen. Rimane il video, ispirato per l'ambientazione e i costumi ad un altro film di quegli anni "Mad Max, oltre la sfera del tuono" (1985).

I Ragazzi Selvaggi di Burroughs è un romanzo scritto nel 1971 e ambientato nel 1988 in un mondo dominato dal totalitarismo. I ragazzi formano una tribù di guerriglieri che combatte contro lo stato di polizia, che dipinge come debosciato e drogato chiunque sia in opposizione al potere.
Secondo alcuni il romanzo sarebbe una versione anti utopica di Peter Pan, dove i protagonisti hanno perso l'innocenza dei bambini per conquistarne una nuova, selvaggia, istintiva e priva di qualsiasi tipo di inibizione. Un romanzo eccessivo e controverso, come del resto fu la vita dello scrittore.

Duran Duran, Wild boys

domenica 15 aprile 2012

Ci voleva coraggio per certo pane



Un tempo c'era un luogo a cui tutti dovevano recarsi ed era il mulino. Lì si macinavano i cereali, ma anche le castagne, per farne farina. E poiché tutti dovevano andarci era lì che si concentrava buona parte delle tasse. La tassa sul diritto di uso delle acque che azionavano i mulini nel medioevo era insomma l'equivalente delle accise sulla benzina oggi.
Sul lago d'Orta il primo mulino viene citato nel paese di Pettenasco poco dopo l'anno Mille, nel 1039. In quell'anno il Vescovo cedette il diritto di riscuotere le tasse ai canonici dell'isola di San Giulio, che appartenevano tutti alle famiglie più ricche e possedevano anche tutti i mulini del borgomanerese.

Il pane costituiva il cibo principale della povera gente, soprattutto prima che dall'Oriente arrivasse il riso e dall'America il mais e la patata. Oltre ai cereali era coltivato intensamente anche il castagno che era considerato l'albero del pane, perché le castagne potevano essere macinate ricavandone farina.
In ogni caso quando la siccità o le piogge eccessive rovinavano i raccolti di cereali, compresa la segale che era normalmente coltivata dalle nostre parti per l'alimentazione di base, era la fame. Molte rivolte popolari cominciarono proprio con l'assalto ai forni da parte del popolo affamato. La più famosa divenne la Rivoluzione Francese, che cambiò il destino dell'Europa.

Poiché in genere la farina era grezza e di pessima qualità ed era difficile conservarla, veniva macinata e cotta subito tutta assieme. Il pane così prodotto poteva durare per molto tempo, anche mesi.
Ad un certo punto però diventava così duro che nemmeno i denti mossi dalla fame riuscivano ad averne ragione. E così le buone massaie s'inventarono un modo per renderlo ancora commestibile.

Nulla andava sprecato così il pane raffermo era riutilizzato per preparare zuppe calde, come il pancotto. Il pane era cotto nell'acqua o nel brodo di gallina e condito con burro, sale e formaggio grattuggiato.
Il pane, macerato nel latte e condito con uova, uva secca e altri ingredienti dolci (solo in seguito venne aggiunto il cioccolato e lo zucchero) poteva diventare anche un'ottima torta, la torta del pane e latte, che ha molte varianti locali. Una per ogni paese potremmo dire.

Erede di queste tradizioni di arricchimento del pane con vari ingredienti è anche un pane speciale che viene preparato dalle monache dell'Isola di San Giulio solo un giorno all'anno, il 31 gennaio, festa del santo.
Si tratta del Pane di San Giulio. Pasta morbida, uvetta, noci, scorza d'arancia sono gli ingredienti, ma la misteriosa ricetta è gelosamente tenuta segreta dalle monache benedettine in un monastero di clausura a cui pochissimi possono accedere.

sabato 14 aprile 2012

La Bottega del mistero vi offre un panino



Dagli antichi mulini medievali alle ricette per preparare squisiti dolci a base di pane. E andremo alle origini di mucchio selvaggio di adoratori dei panini…

Dove? Quando? Naturalmente  questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 14 aprile ha come tema, appunto, PANINO


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giovedì 12 aprile 2012

Il panino di Siamo in Onda

La leggenda racconta che l’ammiraglio e politico inglese John Montagu (1718 – 1792), 4º conte di Sandwich fosse un uomo molto impegnato.
Non solamente con le due mogli, da cui ebbe complessivamente sei figli, ma anche con gli affari, gli intrighi politici del suo partito, la musica e il gioco.
Per non perdere tempo, durante le partite a carte o di golf, si faceva servire dei panini farciti al tavolo da gioco o sul campo per poter continuare a giocare mentre li mangiava.

C’è però solo un programma radiofonico gustoso come un panino ripieno di buonumore condito con una salsa fatta di buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 14 aprile avrà come tema della serata proprio PANINO.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

Quale panino ti stuzzica di più?

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martedì 10 aprile 2012

Enigmi oltre lo specchio



Nel 1865 il matematico inglese Charles Lutwidge Dodgson, meglio noto con lo pseudonimo di Lewis Carrol, diede alle stampe un romanzo per ragazzi che ebbe un’enorme fortuna. Era “Alice nel paese delle meraviglie” che nel 1871 ebbe un seguito con “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”.
Se nel primo romanzo Alice raggiunge uno strano paese inseguendo un coniglio bianco, nel secondo, ambientato sei mesi dopo, Alice si chiede cosa vi sia oltre lo specchio. Inaspettatamente riesce a passare dall’altra parte, incontrando una serie di folli personaggi.

È un romanzo pieno di enigmi, giochi di parole e indovinelli, estremamente difficile da tradurre in altre lingue per i continui riferimenti alla cultura inglese di quegli anni. I romanzi di Caroll dalla loro pubblicazione hanno comunque ispirato moltissimi artisti.
Al Mart di Rovereto, dal 25 febbraio al 3 giugno 2012, è di scena “Alice in Wonderland” la prima mostra che analizza in modo completo l’influenza che i celeberrimi racconti di Lewis Carroll hanno avuto sul mondo delle arti visive. E non solo, perché anche le canzoni di musicisti come Toto, Siouxsie and the Banshees e Jefferson Airplane sono ispirate ad “oltre lo specchio”.

Nel 1984 esce l’album “The riddle” del musicista inglese Nik Kershaw, che negli anni Ottanta ebbe particolare successo e continua peraltro tuttora la sua carriera artistica. Attorno all’enigma contenuto nella title track si scatenò una vera competizione, abilmente alimentata dalla casa discografica MCA, per trovare una risposta.
Per quanto riguarda il significato recondito della canzone occorre dire che in realtà non esisteva alcuna risposta nascosta. O forse l’enigma che ispirò Nik Kershaw fu piuttosto il turbamento artistico ed esistenziale di un musicista new wave nell’Inghilterra degli anni Ottanta. Anni di crisi economica e di scontro durissimo tra il governo conservatore inglese e i sindacati.

Il video che l’accompagna contiene invece molti riferimenti al romanzo “Attraverso lo specchio”. Alcuni personaggi infatti richiamano quelli del libro e l’ambientazione stessa ricorda alcuni ambienti descritti. In esso però compare anche uno strano uomo vestito di verde che cita un personaggio che appartiene ad un’altra fonte di ispirazione.
Nella fantastica Gotham City il singolare criminale inventore Edward Nigma assume il nome de l’Enigmista per colpire il proprio  mortale nemico. I suoi piani si basano su giochi enigmistici, rebus e indovinelli e mirano a smascherare l’identità segreta del supereroe Batman, dimostrando così al mondo la propria superiore intelligenza.

Nik Kershaw - The Riddle 

domenica 8 aprile 2012

La sibilla cusiana



Si narra che ai tempi del re Tarquinio il Superbo, che fu l’ultimo re di Roma prima della repubblica (tra il 534 al 509 a.C.), si presentò alla sua corte una donna di nome Amaltea che portava con sé nove libri in cui era scritto il destino della città e gli domandò 300 monete d’oro in cambio.
Il re, trovando esagerato il prezzo richiesto, rifiutò di comprare i volumi. Ma la sibilla tornò qualche giorno dopo dicendo di aver bruciato tre libri e di volerne vendere sei per trecento monete d’oro. Il re rifiutò ancora, ma quando la Sibilla tornò per la terza volta chiedendo trecento monete per tre soli libri, avendo dato alle fiamme gli altri, il re impressionato decise infine di comprarli. Al prezzo di nove.

La donna era la Sibilla Cumana, una profetessa che viveva nei pressi del lago d’Averno, considerato una delle porte degli inferi e lì i suoi oracoli erano scritti su foglie di palma. Il vento, che entrava nell’antro della Sibilla da cento aperture, le scompigliava rendendo di difficile interpretazione, sibillino appunto, il responso.
In Italia la Sibilla Cumana era famosissima ed è citata anche nell’Eneide di Virgilio, ma esistevano altre Sibille conosciute con il nome della località dove risiedevano, come la Sibilla Eritrea, nel Mar Egeo e la Sibilla Delfica, in Grecia.

Il nome di “sibilla” era un titolo che veniva attribuito a profetesse vergini che entravano in uno stato di trance. Rispondevano alle domande che venivano loro poste emettendo oracoli in forma poetica, oscura e ambivalente.
Complice anche la lingua latina, che consentiva di collocare le parole di una frase in un ordine non fisso. Così il celebre oracolo della Sibilla “ibis redibis non morieris in bello” poteva essere letto, a seconda di dove si metteva la virgola, sia "Andrai, ritornerai e non morirai in guerra" che "Andrai, non ritornerai e morirai in guerra". Anche per questo gli oracoli della Sibilla erano considerati infallibili.

Accanto a queste famose sibille dell’antichità esiste però anche una sibilla dalle nostre parti. Per la precisione sul lago d’Orta. Nell’Ottocento venne dato alle stampe un libro intitolato “L'oracolo della Sibilla Cusiana” che nel titolo richiama un “Oracolo della Sibilla Cumana” di Pico della Mirandola.
È un libro che tra il serio e il faceto gioca con le possibili combinazioni dei responsi permettendo al lettore di avere un oracolo sul comodino. C’è da dire che alla fine dell’Ottocento la passione per l’occulto si diffuse a macchia d’olio tra le classi dirigenti e gli intellettuali, in un moltiplicarsi di sedute spiritiche, società teosofiche e sette di vario genere. E anche sul lago d’Orta, nelle sere tranquille, insospettabili personaggi si trovavano per evocare gli spiriti e conoscere il proprio destino.

sabato 7 aprile 2012

Buona Pasqua






Vi auguro Buona Pasqua 
richiamando un mio viaggio 
sull'isola più misteriosa del mondo.

Un viaggio in due tappe.





La Bottega del mistero è un bel rebus



Antichi oracoli trapiantati sulle sponde del lago d’Orta. E canzoni enigmatiche che ci conducono oltre gli specchi ad incontrare inquietanti cattivi dei fumetti.

Avete indovinato? Benissimo, allora ascoltateci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 7 aprile ha come tema, appunto, REBUS


Per ascoltare Siamo in Onda:
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia
- INTERNET in streaming su www.puntoradio.net

Per intervenire in DIRETTA:
- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it
- via SMS:.389 96 96 960

Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)


La foto è una cortesia di ELE.

venerdì 6 aprile 2012

Siamo in Onda è un rebus



Lo so. Questo post avrebbe dovuto essere pubblicato ieri. Ma c’è una domanda che non siamo riusciti a formularvi in tempo.

So anche che c’è un’altra domanda che tormenta qualcuno di voi (solo qualcuno per fortuna). Perché, dopo poco più di un anno, Alfa è tornato? E dove è stato in questo periodo?

Enigmi che meritano una risposta, ma non l’avranno ora.

Perché ora è il momento di annunciare la trasmissione radiofonica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione, proprio come quella famosa rivista di enigmistica.

È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 7 aprile  avrà come tema della serata proprio REBUS.

Da tradizione ecco anche il quesito posto agli ascoltatori

quale indizio daresti per farti conoscere al meglio?



Ditelo inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.
Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it


Per ascoltare Siamo in Onda:       
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
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 Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)


La foto è una cortesia di Ele

mercoledì 4 aprile 2012

L’enigmatico caso dell’uccello aronese



Agli appassionati di misteri non sarà sfuggito un articolo sul numero 4 del mensile «Il sasso nel lagone», pubblicato il primo di ogni mese. Ideato e diretto da Massimo Sole, brillante penna trasteverina trapiantata sulle rive del Verbano, «Il sasso nel lagone» è una rivista su cui ci riserviamo di tornare in altra occasione in quanto ha tutte le caratteristiche per scuotere la sonnacchiosa vita culturale della cittadina in cui viene stampato, per il suo stile accattivante e gli approfondimenti rigorosamente documentati.

Torniamo però al reportage a firma di M.S., sigla dietro cui si nasconde verosimilmente lo stesso Massimo Sole, dedicato a un misterioso episodio accaduto poco più di un secolo fa. Lo spunto è dato da un articolo comparso sul n. LXVI di «Annals of Cryptology» che contiene un elenco di straordinarie scoperte di specie precedentemente ritenute fantastiche. Pesci come i celacanti (Latimeria chalumnae e Latimeria menadoensis), autentici fossili viventi che si credevano estinti assieme ai dinosauri ed invece sorprendentemente ricomparsi sui mercati del pesce nell’Oceano Indiano. O mostri degli abissi fino a pochi anni fa ritenuti leggendari, come gli Architeuthidae, i calamari giganti che vivono nelle profondità dell’oceano e i cui tentacoli possono raggiungere  25 metri di lunghezza.

Oltre a queste e ad altre specie l’articolo di «Annals of Cryptology» citava il caso di una fenice (il cui ultimo avvistamento, in terra di Egitto, risale all’anno 34 d.C.) in Piemonte agli inizi del Novecento. La fonte di tale segnalazione era indicata brevemente in un diario di un cittadino aronese che un ufficiale americano, il capitano John A. Fisher, aveva potuto leggere alla fine della seconda guerra mondiale grazie alla nipote, con cui aveva avuto una breve ma intensa relazione.

M.S. ha avviato quindi una sua personale ricerca che l’ha portato infine a mettere le mani sul famoso diario, consegnatogli dall’ormai anziana signora. Il racconto che ne è scaturito è altamente godibile e vi invito a leggerlo nella versione originale. Mi limito, con il consenso dell’autore, a riassumerne i contenuti.

Tutto cominciò con il ritrovamento di una strana creatura in uno dei boschi sulle colline sopra Montrigiasco. Era l’anno della cometa di Halley, il cui passaggio non mancò di scatenare ancestrali paure. Lo scrittore Lev Tolstòj, scrisse a questo proposito sul suo diario: “La cometa sta per catturare la Terra, annientare il mondo, e distruggere tutte le conseguenze materiali della mia attività e delle attività di tutti. Ciò prova che tutte le attività materiali, e le loro presunte conseguenze materiali, sono prive di senso. Solo ha un senso l'attività spirituale.”

Come sappiamo lo scrittore fu smentito dai fatti (a dimostrazione di quanto poco avveduti possano essere talora gli scrittori) e le attività materiali proseguirono alacremente, ad ogni modo in quei mesi molti erano in attesa di eventi straordinari. È in questo contesto che si collocano gli eventi descritti nel diario del giovane Randolfo Carroccio.

In esso si descrive il rinvenimento da parte di una banda di ragazzini di uno strano uccello, che nessuno aveva mai visto prima, ma che tutti trovarono straordinariamente bello. Particolare curioso, l’animale copriva sempre accuratamente il fianco sinistro, impedendo in tutti i modi di vederlo nonostante gli sforzi di quanti si avvicinavano.

Dopo poco, comunque, tutti cessarono di interessarsi a questo aspetto, incantati dalla bellezza e dalle straordinarie tonalità del suo piumaggio. Randolfo sottolinea che solo pochi invece prestarono attenzione ai suoni che emetteva, trovandoli nel complesso piuttosto banali.

Poiché l’uccello sembrava incapace  di volare, uno strano gruppo di persone prese a radunarsi per accudirlo e ammirarlo in segreto, formando una sorta di setta. M.S. li descrive come “ragazzini viziati da piccoli e fanciulle dagli occhi sgranati”, ma anche come “poeti di arte incerta,
impiegati saccenti, ingegneri di poco ingegno e uomini di mezza età dalle fantasie eccessive”.

E aggiunge che tutti erano affascinati dalla bellezza di questo straordinario uccello. Tutti erano impegnati a lodarlo e nutrirlo. E tutti erano convintissimi di trovarsi di fronte ad una fenice, la mitica creatura che gli antichi Egizi pensavano potesse rinascere dalle proprie ceneri.

Dalla lettura del diario emerge un altro elemento sconcertante. Tutti i componenti del gruppo degli adoratori della fenice raccontavano agli altri di strane visioni, in cui si vedevano nei panni di cavalieri senza macchia e senza paura, coperti da bianche armature, impegnati improbabilmente a combattere il male che li circondava. Dalla lettura è impossibile comprendere se si trattasse di fantasie o di vere e proprie allucinazioni. 

La realtà apparve improvvisamente, in tutta la sua drammaticità, un giorno di aprile dell’anno 1911. Quel pomeriggio lo strano gruppo di amici si radunò per sfamare il sempre più famelico uccello, ma questo, evidentemente insoddisfatto dall’offerta, alzò l’ala sinistra, mostrando il suo lato orribile e crudele. Con una zampa artigliata strappò il cuore ad uno di quelli che l’avevano amorevolmente curata fino a quel momento e lo divorò. Quindi spiegando le ali si levò in cielo lanciando urla che risuonavano come un’orribile maledizione. E svanì per sempre.

Non sappiamo esattamente cosa accadde in seguito. I giornali parlarono brevemente della scomparsa di un certo A.M., tornando sulla vicenda solo per riferire di una voce secondo la quale un aronese sarebbe stato tra i dispersi nel naufragio del transatlantico RMS Titanic, naufragato nella notte tra il 12 e il 13 aprile 1912. Inutile dire che nessun nome corrispondente compare nei registri dei passeggeri imbarcati.

Non risultano altre indagini sul caso. Dobbiamo pertanto desumere che il resto del gruppo si sia guardato bene dal denunciare il fatto. Il diario di Randolfo Carroccio si fa lacunoso e, in un punto, davvero inquietante quando dice che “fecero ciò che andava fatto, portando a termine l’opera della fenice”.

Allo scoppio della Grande Guerra Randolfo Carroccio si arruolò volontario e fu tra i primi caduti sul fronte italiano. Il suo diario rimase in un cassetto, a lungo dimenticato. Finché non fu ritrovato, gettando nuova luce su questo episodio che ha dell’incredibile.

martedì 3 aprile 2012

Domenica, maledetta domenica

Cosa c’è di più allegro e spensierato dei piedi dei bimbi che corrono ai lati delle strade? Ma se sotto i piedi dei bambini vi sono i pezzi di vetro di bottiglie incendiarie e ai lati della strada vi sono dei corpi sparsi come bambole rotte ecco che l’idillio si spezza e la tragedia irrompe sulla scena.
Alla fine degli anni Sessanta in un angolo di Irlanda sottoposto al governo inglese era cresciuta la tensione tra la popolazione di fede cattolica e quella protestante. Quest’ultima, discendente dei coloni inglesi, giunti un paio di secoli prima in Irlanda, costituiva la maggioranza e deteneva gran parte del potere, discriminando i cattolici.

Di fronte alle rivendicazioni della minoranza cattolica, parte della quale chiedeva la riunificazione dell’Irlanda del Nord (Ulster) con il resto dell’Irlanda, gruppi estremisti protestanti iniziarono ad attaccare le manifestazioni e le case della comunità cattolica. 
Sull’altro fronte la violenza andava ad ingrossare le fila dell’IRA l’esercito repubblicano clandestino che dava vita a vari atti di terrorismo. In tutto questo il governo inglese decise l’invio dell’esercito per ristabilire l’ordine.

Il 30 gennaio 1972 era domenica e i movimenti per i diritti civili dei cattolici organizzarono una manifestazione non autorizzata per protestare contro la nuova legge che consentiva l’arresto di chiunque a tempo indeterminato e senza processo.
Al 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico fu ordinato di disperdere la manifestazione. Cosa che i soldati fecero utilizzando l’armamento in dotazione. Spararono sulla folla disarmata uccidendo 13 persone e ferendone altrettante, una delle quali morì 4 mesi dopo.

Quella giornata passò alla storia come la “domenica di sangue”, segnando l’inizio di una fase ancora più crudele della guerra civile perché moltissimi furono i volontari che andarono ad arruolarsi nell’IRA dopo la strage e l’insabbiamento della vicenda da parte del governo inglese.
Una guerra che si è trascinata fino ad oggi, nonostante un netto miglioramento della situazione a seguito dell’accordo di pace del 1998. Una domenica di sangue che colpì molto un ragazzino di 11 anni figlio di madre protestante e padre cattolico. Che non riusciva a capacitarsi di come cattolici e protestanti non potessero vivere assieme, pur credendo tutti nel medesimo Dio dell’amore.

Quel ragazzino si chiamava Paul Hewson e nel 1976 avrebbe risposto ad un annuncio pubblicato sulla bacheca di una scuola di Dublino.
Il volantino cercava giovani musicisti per formare una band. Paul Hewson, con il nome di Bono Vox, entrò così a far parte degli U2, scrivendo, tra le tante canzoni, una dedicata proprio a quella maledetta domenica di sangue.

Festival della letteratura per bambini e ragazzi

LIBRINFESTA 2012
Festival della letteratura per bambini e ragazzi
17-21 aprile 2012   (IX EDIZIONE)

Venerdì 20 Aprile

EVENTO SPECIALE
¡BIENVENIDO PERÚ! GIORNATE PERUVIANE A LIBRINFESTA
Consulenza Scientifica: Anna Lavatelli
Coordinamento Generale, Relazioni Istituzionali, Traduzioni: Lisa Devincenzi
Sponsor: Associazione Culturale Il Contastorie

Ore 9 Yo creo que mi papá le teme a la oscuridad Galleria San Lorenzo
Lettura animata e intervista all’autore limeño Javier Enrique Arévalo Piedra, con la partecipazione di Anna Lavatelli
Età: da 7 anni

Ore 9 Leggende di Cuzco Galleria San Lorenzo
Lettura animata a cura dell’autrice Ana Ponce Paredes
Età: da 8 anni

Ore 10.30 Inaugurazione Istituzionale delle Giornate Peruviane Sala Consigliare del Comune di Alessandria
Saluto da parte del Presidente de Il Contastorie e delle Autorità locali
Saluto del Console Liliana Gomez de Weston (Consolato Generale del Perù a Torino)
Un Pinocho con madera del Amazonas: saluto dell’autore Javier Enrique Arévalo Piedra
Vale un Perù: saluto dell’autrice Anna Lavatelli
Saluto dell’autrice Ana Ponce Paredes
Con la partecipazione di Maria Teresa Rodari e Walter Fochesato, Coordinatore Redazionale della rivista Andersen

Ore 11.30 Visita guidata alla mostra di testi peruviani Leer es un recreo , a cura di Javier Enrique Arévalo Piedra

Ore 14.30-17.30: Minitour del Basso Monferrato
a cura della Guida Turistica Lisa Devincenzi

Ore 21.30 Cumbre Alessandria Palazzo del Monferrato
Proiezione del docufilm realizzato dal Club Alpino Italiano (Sezione di Alessandria) per raccontare la spedizione dell’Agosto 2008
Special Guest: Edgar Roca (guida andina)

In Galleria San Lorenzo, per tutta la giornata:

Leer es un recreo
Mostra di libri delle case editrici peruviane Alfaguara-Santillana, Norma, SM Perù, Recreo
A cura dell’Associazione Culturale Il Contastorie, del Consolato Generale del Perù a Torino, del Grupo ReCreo (Lima)


Ediciones de libros para niños
Video con contributi critici tratti dal Programa Académico del Libro del Centro de Educación Continua dell’Universidad Ricardo Palma di Lima

Mukashi Mukashi
Video del contastorie Pepe Cabana Coyachi
Storia di una fusion tra il tradizionale retablo peruviano e il teatro giapponese kamishibai

A soñar aprendí leyendo
Video sul progetto di promozione della lettura nella zona di Tambogrande (Piura) a cura di Gabriela Tenicela

Benvenuti in Perù
Proiezione di slide turistiche a cura del Consolato Generale del Perù a Torino



Sabato 21 Aprile

EVENTO SPECIALE
¡BIENVENIDO PERÚ! GIORNATE PERUVIANE A LIBRINFESTA
Consulenza Scientifica: Anna Lavatelli
Coordinamento Generale, Relazioni Istituzionali, Traduzioni: Lisa Devincenzi
Sponsor: Associazione Culturale Il Contastorie

Ore 9.30  Gastón e la ricetta perfetta Galleria San Lorenzo
Laboratorio a cura dell’autrice Anna Lavatelli
Sul Rio delle Amazzoni inseguendo le tracce di Gaston
Età: dai 9 anni

Ore 10.30 ¿Te gusta leer? Galleria San Lorenzo
Letture ad alta voce in italiano e spagnolo a cura di Anna Lavatelli, degli studenti del Liceo Linguistico di Alessandria e dello staff de Il Contastorie
Età: dagli 11 anni

Ore 16 Una scrittrice tra i due mondi Galleria San Lorenzo
Incontro con Anna Lavatelli
Ovvero come avvenne che Anna cominciò a sentirsi Anita

Ore 17.30 Danza con migo! Galleria San Lorenzo
Spettacolo di danze folkloristiche realizzate da bambini italo-peruviani, a cura di Ana Ponce Paredes dell’Associazione Culturale Mi Perù di Torino

Ore 18.30 Perù: mucho gusto! Galleria San Lorenzo
Degustazione di prodotti enogastronomici peruviani
A cura del Consolato Generale del Perù a Torino e del Ristorante 1492 Specialità Sudamericane di Torino
Ore 20.00 Cena peruviana Ristorante Alli Due Buoi Rossi, Via Cavour 32
A cura del Consolato Generale del Perù a Torino
Lo chef peruviano Reyna Ramos del Ristorante 1492 Specialità Sudamericane di Torino sarà ospite dello Chef Domingo Schingaro del Ristorante Alli Due Buoi Rossi di Alessandria

In Galleria San Lorenzo, per tutta la giornata:

Leer es un recreo
Mostra di libri delle case editrici peruviane Alfaguara-Santillana, Norma, SM Perù, Recreo
A cura dell’Associazione Culturale Il Contastorie, del Consolato Generale del Perù a Torino, del Grupo ReCreo (Lima)

Ediciones de libros para niños
Video con contributi critici tratti dal Programa Académico del Libro del Centro de Educación Continua dell’Universidad Ricardo Palma di Lima

Mukashi Mukashi
Video del contastorie Pepe Cabana Coyachi
Storia di una fusion tra il tradizionale retablo peruviano e il teatro giapponese kamishibai

A soñar aprendí leyendo
Video sul progetto di promozione della lettura nella zona di Tambogrande (Piura) a cura di Gabriela Tenicela

Benvenuti in Perù
Proiezione di slide turistiche a cura del Consolato Generale del Perù a Torino

lunedì 2 aprile 2012

Rumore di piedi dietro di me

Questa è una delle Storie di Siamo in Onda, scritta per la trasmissione dall'autore di questo blog. Una storia ambientata lontano, in un altro continente, ma che ha come protagonista un emigrante, uno dei tanti che lasciarono il Cusio per cercare fortuna altrove. Un emigrante molto particolare, occorre dirlo subito, e abbastanza inquietante, a bene vedere. Buona lettura.





Per ascoltare l'audiostoria clicca su questo link



Ecco. L’ho sentito di nuovo! Un rumore dietro di me... Lo so, mi hai già detto più volte che non c’è nessuno! Il tuo guaio però è che ci senti male! È sempre stato così. Fin da piccolo io sentivo le voci, mentre tu non ci riuscivi.
E non è il tuo unico difetto. Non hai mai creduto in me e nei miei sogni. Quando ti ho proposto di venire in America per trovare l’oro mi hai risposto che quasi tutti quelli che lo cercano finiscono per perdere se stessi.
Alla fine però ti sei rassegnato, anche perché del resto nella casa sul lago non potevamo restare. Non dopo quello che è successo a quelle due ragazze. Lo so, hai sempre ragione, mi avevi detto di lasciarle stare, ma è acqua passata, ormai.
Comunque, sei venuto, è vero, ma ti sei messo d’accordo con tutta quella gente, per cercare di mettermi paura con quelle storie di indiani che ammazzano la gente e di quelle strane creature dei boschi, come il Sasquatch, l’Uomo Selvaggio dai grandi piedi.
Io sono andato avanti e tu sempre dietro a lamentarti, finché a furia di evocarli hai fatto arrivare davvero uno di questi mostri.
Ricordo che a parlarmene la prima volta fu quel vecchio al saloon, quello che raccontava di aver trovato una pepita gigantesca e di averla persa per sfuggire al Nascondidietro. Come ridevano quegli stupidi e gli davano del pazzo. Invece nei suoi occhi brillava la luce di chi ha la vista lunga.
Diceva che il Nascondidietro è velocissimo, così riesce sempre a starti alle spalle. Tu senti un rumore alle tue spalle, ti giri di scatto, ma lui… zac! si è già messo dietro di te. Fa sempre così con le sue vittime. Dapprima è lontano, ma giorno dopo giorno si avvicina in cerchi sempre più stretti, fino a quando riesce a morderle sul collo.
Ma io ho trovato il modo per impedire al Nascondidietro di succhiarci il sangue. Lo so, me l’avevi detto. Avremmo dovuto andarcene prima. Ma sono davvero stanco di doverti sempre dare ragione. E anche di averti sempre tra i piedi. Non mi dirai più nulla, finalmente, dopo che ti avrò infilato la testa dentro questo cappio. E il Nascondidietro resterà senza pranzo.

domenica 1 aprile 2012

I piedi sulla roccia

La roccia è simbolo di qualcosa di stabile ed immutevole. Passano le generazioni degli uomini, ma le rocce rimangono al loro posto, a differenza della sabbia in cui i segni scompaiono nel giro di una manciata di minuti. Per questo motivo trovare impronte sulle rocce è per molti aspetti sconvolgente e fonte di miti e leggende.
Talora si tratta di antichissime impronte di ominidi, come quelle scoperte a Laetoli, in Africa, che rappresentano un’istantanea di 3,7 milioni di anni fa, impressa per sempre sulla cenere vulcanica solidificata.

Impronte come queste possono generare curiose leggende. È il caso delle “Ciampate del Diavolo”, a Tora e Piccilli, un piccolo comune dell’Alto Casertano dove si trovano delle impronte che tradizionalmente si credeva fossero state lasciate da Lucifero su una colata di lava incandescente.
In realtà si tratta delle impronte lasciate da uno dei primi uomini giunti in Europa. Tra 385.000 e  325.000 anni fa un Homo Erectus camminò su uno stato di fanghiglia vulcanica. Dalla loro misurazione sappiamo che era  alto circa 1,60 m e di piede avrebbe potuto indossare scarpe di numero 35-36.

Altre volte le impronte hanno forme strane e particolari. La loro forma, la distanza tra un’orma e l’altra suggeriscono che non siano state lasciate da esseri umani.
E infatti si tratta in certi casi di impronte di dinosauri, che dalle epoche più remote giungono a noi impresse nella pietra. Impronte che assieme al ritrovamento di ossa fossili hanno contribuito a far nascere i miti dei draghi e dei giganti.

Ci sono anche impronte collegate a personaggi importanti, capaci di imprimere nella roccia la forma del proprio piede, a testimonianza di eventi miracolosi.
Così, al Sasso Gambello, all’imbocco della Valle Strona c’è una roccia su cui si trova l’impronta del piede di San Giuseppe. In fuga dagli ariani con la Sacra Famiglia nella piana di Cireggio, avrebbe preso la Madonna e Gesù Bambino in braccio, spiccando un gran balzo oltre il torrente Strona. Lasciando il suo segno nella roccia.

Anche San Giulio, personaggio molto legato al lago d’Orta, lasciò il segno su una roccia, dalle parti di San Maurizio d’Opaglio. Precisamente alla Fontana di san Giulio (nella foto), una sorgente perenne considerata miracolosa, dove da tutto il Novarese si andava in processione a prendere l’acqua limpidissima per bagnare i campi in tempo di siccità per invocare la pioggia.
Narra la leggenda che il santo, andando verso l’isola che sorge in mezzo al lago si sia fermato lungo la costa occidentale e chinandosi a bere a questa fonte abbia impresso l’impronta del suo sandalo su una pietra in cui è ancora visibile…

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.