Questa è una delle Storie di Siamo in Onda, scritta per la trasmissione dall'autore di questo blog. Una storia ambientata lontano, in un altro continente, ma che ha come protagonista un emigrante, uno dei tanti che lasciarono il Cusio per cercare fortuna altrove. Un emigrante molto particolare, occorre dirlo subito, e abbastanza inquietante, a bene vedere. Buona lettura.
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Ecco. L’ho sentito di nuovo! Un rumore dietro di me... Lo so, mi hai già detto più volte che non c’è nessuno! Il tuo guaio però è che ci senti male! È sempre stato così. Fin da piccolo io sentivo le voci, mentre tu non ci riuscivi.
E non è il tuo unico difetto. Non hai mai creduto in me e nei miei sogni. Quando ti ho proposto di venire in America per trovare l’oro mi hai risposto che quasi tutti quelli che lo cercano finiscono per perdere se stessi.
Alla fine però ti sei rassegnato, anche perché del resto nella casa sul lago non potevamo restare. Non dopo quello che è successo a quelle due ragazze. Lo so, hai sempre ragione, mi avevi detto di lasciarle stare, ma è acqua passata, ormai.
Comunque, sei venuto, è vero, ma ti sei messo d’accordo con tutta quella gente, per cercare di mettermi paura con quelle storie di indiani che ammazzano la gente e di quelle strane creature dei boschi, come il Sasquatch, l’Uomo Selvaggio dai grandi piedi.
Io sono andato avanti e tu sempre dietro a lamentarti, finché a furia di evocarli hai fatto arrivare davvero uno di questi mostri.
Ricordo che a parlarmene la prima volta fu quel vecchio al saloon, quello che raccontava di aver trovato una pepita gigantesca e di averla persa per sfuggire al Nascondidietro. Come ridevano quegli stupidi e gli davano del pazzo. Invece nei suoi occhi brillava la luce di chi ha la vista lunga.
Diceva che il Nascondidietro è velocissimo, così riesce sempre a starti alle spalle. Tu senti un rumore alle tue spalle, ti giri di scatto, ma lui… zac! si è già messo dietro di te. Fa sempre così con le sue vittime. Dapprima è lontano, ma giorno dopo giorno si avvicina in cerchi sempre più stretti, fino a quando riesce a morderle sul collo.
Ma io ho trovato il modo per impedire al Nascondidietro di succhiarci il sangue. Lo so, me l’avevi detto. Avremmo dovuto andarcene prima. Ma sono davvero stanco di doverti sempre dare ragione. E anche di averti sempre tra i piedi. Non mi dirai più nulla, finalmente, dopo che ti avrò infilato la testa dentro questo cappio. E il Nascondidietro resterà senza pranzo.
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