Il  25 ottobre 1219 una grande folla si era riunita nella basilica di San  Gaudenzio a Novara. Dopo circa 20 anni di guerra tra il Comune e il  Vescovo la pace era finalmente vicina. Le parti si erano affidate a due  arbitri che avrebbero deciso i termini dell’accordo. 
I due erano  Giacomo da Carisio, vescovo di Torino e vicario dell’imperatore, e  l’arcivescovo di Milano, Enrico di Settala. Ma quando lessero la  sentenza, a loro sfavorevole, i Novaresi si alzarono in piedi,  protestando. Allora Giacomo da Carisio li richiamò al rispetto del  giuramento solenne che avevano prestato, di accettare in ogni caso  l’arbitrato.
Con l’accordo del 1219 al Vescovo di Novara veniva  riconosciuta la signoria su un’area comprendente varie comunità sulle  rive del lago d’Orta da Gozzano in su, con l’esclusione di Omegna.
Nasceva  così un feudo che si caratterizzò per la decisa autonomia rispetto alle  altre terre del Novarese. Anche quando quest’ultimo fu annesso allo  Stato di Milano per passare poi sotto il dominio spagnolo, la Riviera di  San Giulio mantenne la propria autonomia, sino alla fine del  Settecento.
Nel 1344 il cremonese Guglielmo Amidano, Vescovo di  Novara, promulgò nuovi statuti per la Riviera di San Giulio, al fine di  “rimuovere i motivi di scandalo e comporre le liti che la natura  dell’uomo ogni giorno tende a suscitare”. I suoi successori li  integrarono con altre norme nei secoli seguenti.
Gli statuti  comminavano pene severe ai ladri, che rischiavano la fustigazione per le  vie di Orta, il taglio della mano destra e persino la forca in caso di  recidiva. Ma erano puniti anche la bestemmia e il gioco d’azzardo, rei  di minare le virtù morali degli abitanti. E vi erano persino  prescrizioni su norme che definiremmo di igiene pubblica, come le frodi  alimentari. 
Per i reati più gravi il giudizio spettava al  Vescovo, che esercitava sia il potere spirituale che quello civile,  mentre per gli altri era il Castellano, un funzionario laico nominato  annualmente dal Vescovo.
Esso risiedeva nel castello che sorgeva  sull’Isola di San Giulio, dove si trovavano le carceri (altre erano a  Gozzano) e dove si eseguivano le condanne capitali. L’aspetto  interessante è che il Castellano non poteva insediarsi sull’isola senza  il consenso degli abitanti. Cosa che talora avvenne, ad indicare che non  si trattava di un parere formale. 
Secondo molti storici il  dominio vescovile era decisamente più mite rispetto a quello esercitato  su altre terre dai poteri laici. 
In effetti la Riviera di San  Giulio era nella sostanza una sorta di repubblica, benché fosse  sottoposta al Vescovo che era anche Conte. Larghe autonomie erano  concesse alle comunità, che potevano votare ed eleggere i propri  rappresentanti che si trovavano nel palazzotto di Orta per decidere  degli affari comuni.
E' sempre un piacere passare da te, con le tue storie curiose e interessanti. Baci miaoooooo
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