domenica 1 febbraio 2009

Il patrono dei muratori



Si narra che un tempo, nel paese di Brebbia sul Lago Maggiore, esistesse un tempio dedicato a Minerva, annesso alle terme edificate da Quinto Ferentino.
Un giorno in quel luogo giunsero due uomini. Venivano da lontano, da Oriente, portando una nuova saggezza e una nuova fede. Recavano anche lettere dell’Imperatore, che conferivano loro autorità su tutti gli ufficiali di Roma. Un’autorità che imponeva a chiunque di aiutarli a demolire i templi pagani e sostituirli con quelli della nuova religione ufficiale dell’impero.
I lavori per l’abbattimento del tempio e l’edificazione della nuova chiesa cominciarono subito. Scalpellini e muratori, contadini e carrettieri si affaccendavano attorno al nuovo cantiere.
E proprio lì avvenne il fatto che cambiò tutto.
Un muratore, picchiando su una pietra col martello sbagliò il colpo e ne ebbe un pollice tranciato di netto. Dolore, lacrime e paura. Timore di non poter più lavorare, in un’epoca in cui lo Stato era implacabile nel riscuotere le tasse, ma si disinteressava totalmente delle condizioni dei sudditi. Povertà per moglie e figli, disgrazia e morte…
Improvvisamente la piccola folla che si era radunata attorno all’uomo si aprì e comparve uno dei Greci, come chiamavano i due uomini venuti da oriente. Calò il silenzio. Tutti sapevano quello che sarebbe accaduto. L’avrebbe cacciato dal cantiere, rimproverandolo di essere un buono a nulla. Così trattavano i loro sottoposti coloro che avevano autorità nell’impero.
Il Greco invece non urlò. Si inginocchiò accanto al muratore. Nei suoi occhi c’era una dolcezza che l’uomo non aveva mai visto prima. Gli disse di non avere paura, gli prese la mano e la lavò con l’acqua. Pregò il suo Dio a voce alta e raccolse il dito da terra. Lavò anch’esso e lo benedisse, poi lo accostò alla ferita.
Nessuno capì come avesse fatto. Tanto meno il muratore quando, svanito il dolore, vide il pollice muoversi nuovamente ai suoi comandi. In lacrime si gettò ai piedi del Greco, ringraziandolo e supplicandolo di poter essere battezzato. Gli altri, che avevano osservato in silenzio la scena, chiesero anch’essi a gran voce il battesimo.
Da quel giorno non fu più l’autorità dell’Imperatore a stimolare gli uomini al lavoro, ma lo sguardo vigile ed amorevole di Giulio e Giuliano, greci dell’isola di Egina, venuti a portare la parola di Dio.

Ancora oggi, in ricordo di quell’episodio San Giulio è il patrono dei muratori ed in occasione della sua festa, il 31 gennaio, folle di pellegrini e delegazioni di muratori, raggiungono l’isola per la Messa nella Basilica e per comprare lo speciale Pane di San Giulio. Molti di loro proseguono la giornata con il pranzo sociale.

13 commenti:

  1. Bellissimo racconto leggendario
    La fede è sempre la spinta migliore.
    Ciao e buona domenica.

    P.S.A che ora vengo per la cioccolata calda?(dopo che avro' finito di spalare,s'intende).

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  2. Fortunatamente non sta attaccando troppo. Non credo ci sarà da spalare. Se passi per la cioccolata dopo le 17 va bene, in ogni caso...
    ;)

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  3. Belle queste storie ambientate nell'antichità. Peccato solo per la parte del tempio di Minerva smantellato... io ammiro tantissimo la mitologia pagana, e l'arte che ha ispirato.

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  4. ma quante leggende ci sono dalla tua parte?? bellissimo.....
    ciaoo buona domenica

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  5. @ Vele: in effetti è un peccato aver perso i monumenti. Non sento molta nostalgia per l'ideologia su cui si basavano, invece...

    @ Bruno: per fortuna ancora molte, così posso continuare a scrivere...
    ^____^

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  6. Una bellissima storia...
    Come va con la neve? Hai spalato la grotta? :-)

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  7. Grazie comunque Tarkan, si è limitato a fioccare, ma senza accumuli, almeno per ora.
    L'ideale per sognare senza faticare ;-)

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  8. mmm... non mi pare degno del tuo spessore umano e culturale parlare di un culto a Minerva come di una "ideologia", tanto più in un post in cui si celebra in fondo il "credo quia miraculum" ...
    Comunque pollice (ih ih) alto per la storia!

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  9. Massì Maikà, hai ragione.
    Prendete "ideologia" nel termine più ampio del termine.
    Si tratta di un discorso complesso, comunque...

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  10. che menata, che sono!!
    Cosa mi fai da mangiare?

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  11. La tua solita pappa: mezzo kg di pastasciutta al pomodoro, tre etti di pane secco, sette etti di culatello di Parma, un kg di insalata, mezzo kg di patatine al forno (senza ketchup e maionese che non ti piacciono), un etto di gorgonzola, mezzo spicchio d'arancia (che non ti piace) e mezza torta al cioccolato.
    Birra per innaffiare il tutto (2 litri) e una bottiglia di Porto per digerire il tutto.

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  12. Wow... che sballo.

    Grazie mille per il commento, CIAO!!!

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  13. Ma sei una fonte infinita di leggende!

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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.