domenica 13 luglio 2008

Occhi gialli nell’oscurità – 2



In quella seconda metà dell’Ottocento incontrare persone che viaggiavano dalla Francia al Lago d’Orta non era evento raro. Muratori, scalpellini, peltrai, ombrellai, calzolai e tanti altri si spostavano nel paese transalpino per cercare lavoro e fortuna; per sfuggire alla miseria e mantenere le famiglie che mandavano avanti i campi e i pascoli.

Ora, accadde una sera che un giovane risalisse la montagna sopra Arola. Tornava dalla Francia, dove era emigrato per fare il muratore. Aveva attraversato le Alpi, a piedi, e ora risaliva la mulattiera che l’avrebbe portato alla cascina dei suoi genitori. Non vedeva l’ora di arrivare, per riabbracciare la cara mamma, che tanto gli era mancata. E che gli faceva scrivere – da altri perché era analfabeta – lettere di preoccupato affetto.

Improvvisamente udì un rumore nell’oscurità. Sembrava che qualcuno stesse tagliando la legna nel bosco. Chi stava lavorando nel bosco di suo padre? Chi poteva farlo a quell’ora di notte? Sicuramente dei ladri. Così estrasse il coltello e cominciò ad urlare, per cacciarli…

Ci volle un po’ prima che i suoi riuscissero a calmarlo, quando arrivò di casa urlando, gli occhi pieni di terrore. Lo misero a letto, ma il mattino dopo si svegliò con la febbre alta. Nel delirio raccontò quanto era accaduto.

Davanti a lui erano comparse decine di coppie di occhi gialli, che lo fissavano. Ammutolito era rimasto a fissarli, col coltello fermo a mezz’aria. Poi, come un fiume in piena, gli occhi erano piombati su di lui sotto forma di civette urlanti, che lo assalivano da tutte le parti, ruotandogli attorno, urlando e beccando, finché aveva mollato il coltello ed era fuggito di corsa verso casa.

«Le streghe! Erano le streghe!» cominciarono a dire i parenti che venivano a trovarlo. «Non si deve andare in giro di notte perché c’è chi ti strega!»

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.