Un alfabeto è un insieme di simboli che, disposti in un modo determinato, servono a mettere per iscritto le parole di una lingua.
L’umanità nel corso dei millenni ha inventato molti alfabeti. Poiché i popoli che avevano inventato alcuni di questi alfabeti sono scomparsi senza eredi, ora solo con grande fatica possono essere decifrati dagli studiosi.
Attualmente l’alfabeto più utilizzato al mondo è quello latino. È il nostro alfabeto, in sostanza, che deriva con qualche adattamento da quello utilizzato nell’impero romano. Le radici dell’alfabeto non sono da cercarsi a Roma, però.
L’invenzione del nostro alfabeto si deve ai Fenici, che vivevano nella zona dell’attuale Libano, circa 1050 anni prima di Cristo. Il nome delle lettere deriva da una parola che cominciava col suono rappresentato da tale lettera. La prima lettera corrispondeva ad “aleph”, che voleva dire "bue". La seconda era bet "casa". Sono lettere che troviamo anche nell’alfabeto ebraico, che deriva da quello fenicio.
Secondo alcuni però l’antico alfabeto ebraico, conservato nell’Arca dell’Alleanza deriverebbe dal misterioso “alfabeto Watan”, che sarebbe stato inventato ad Atlantide.
Tutto quanto ha a che fare con Atlantide, tuttavia sprofonda nelle nebbie dell’incertezza, per cui lasciamo questa teoria al mito e torniamo ad Aleph e Bet, che in greco diventano Alfa e Beta, le prime due lettere, che danno il nome, appunto, all’AlfaBeto.
I Greci però non tennero per loro il segreto dell’alfabeto, ma lo diffusero tramite le colonie che avevano fondato in molte zone del Mediterraneo.
Gli Etruschi adattarono alla loro lingua l’alfabeto greco in uso nella colonia dell'isola di Ischia. E poiché i Romani all’epoca andavano a scuola dagli Etruschi adattarono l’alfabeto alla loro lingua, che era molto diversa da quella degli Etruschi.
Tramite gli Etruschi l’alfabeto arrivò anche in Italia settentrionale. Anzi, proprio nel Novarese è stata fatta una scoperta eccezionale.
A Castelletto Ticino, graffita su un bicchiere di ceramica collocato in una tomba, è stata trovata un’antica iscrizione del VI secolo a.C.. Gli abitanti della Lombardia, che commerciavano con gli Etruschi avevano imparato da loro l’alfabeto, modificandolo e adattandolo alla loro lingua. Quella scoperta a Castelletto Ticino, che è la più antica iscrizione il lingua celtica, ci dice che quel bicchiere appartenne ad una persona di nome Kosios.
Questi Celti che abitavano il nord Italia non si limitavano a commerciare con gli Etruschi, però. Essi esportavano e commerciavano prodotti verso le terre a nord delle Alpi. E con i commerci, pare si sia diffuso anche l’alfabeto.
Questa è la parte più misteriosa della storia dell’alfabeto. Esistono infatti molte somiglianze tra l’alfabeto nord italico e quello che adottarono le popolazioni germaniche.
Si tratta delle famose e misteriosissime rune, la cui invenzione è attribuita niente meno che al dio Odino.
Un’antica e tenebrosa leggenda racconta che Odino, il dio della sapienza, desiderando conoscere il segreto delle rune, sacrificò se stesso ad Odino. Rimase impiccato all’albero del mondo per nove giorni e nove notti, fino a quando cominciò a chiamare le rune. Ed esse, una ad una salirono dalle radici dell’albero. Così Odino s’impadronì del loro segreto.
L’umanità nel corso dei millenni ha inventato molti alfabeti. Poiché i popoli che avevano inventato alcuni di questi alfabeti sono scomparsi senza eredi, ora solo con grande fatica possono essere decifrati dagli studiosi.
Attualmente l’alfabeto più utilizzato al mondo è quello latino. È il nostro alfabeto, in sostanza, che deriva con qualche adattamento da quello utilizzato nell’impero romano. Le radici dell’alfabeto non sono da cercarsi a Roma, però.
L’invenzione del nostro alfabeto si deve ai Fenici, che vivevano nella zona dell’attuale Libano, circa 1050 anni prima di Cristo. Il nome delle lettere deriva da una parola che cominciava col suono rappresentato da tale lettera. La prima lettera corrispondeva ad “aleph”, che voleva dire "bue". La seconda era bet "casa". Sono lettere che troviamo anche nell’alfabeto ebraico, che deriva da quello fenicio.
Secondo alcuni però l’antico alfabeto ebraico, conservato nell’Arca dell’Alleanza deriverebbe dal misterioso “alfabeto Watan”, che sarebbe stato inventato ad Atlantide.
Tutto quanto ha a che fare con Atlantide, tuttavia sprofonda nelle nebbie dell’incertezza, per cui lasciamo questa teoria al mito e torniamo ad Aleph e Bet, che in greco diventano Alfa e Beta, le prime due lettere, che danno il nome, appunto, all’AlfaBeto.
I Greci però non tennero per loro il segreto dell’alfabeto, ma lo diffusero tramite le colonie che avevano fondato in molte zone del Mediterraneo.
Gli Etruschi adattarono alla loro lingua l’alfabeto greco in uso nella colonia dell'isola di Ischia. E poiché i Romani all’epoca andavano a scuola dagli Etruschi adattarono l’alfabeto alla loro lingua, che era molto diversa da quella degli Etruschi.
Tramite gli Etruschi l’alfabeto arrivò anche in Italia settentrionale. Anzi, proprio nel Novarese è stata fatta una scoperta eccezionale.
A Castelletto Ticino, graffita su un bicchiere di ceramica collocato in una tomba, è stata trovata un’antica iscrizione del VI secolo a.C.. Gli abitanti della Lombardia, che commerciavano con gli Etruschi avevano imparato da loro l’alfabeto, modificandolo e adattandolo alla loro lingua. Quella scoperta a Castelletto Ticino, che è la più antica iscrizione il lingua celtica, ci dice che quel bicchiere appartenne ad una persona di nome Kosios.
Questi Celti che abitavano il nord Italia non si limitavano a commerciare con gli Etruschi, però. Essi esportavano e commerciavano prodotti verso le terre a nord delle Alpi. E con i commerci, pare si sia diffuso anche l’alfabeto.
Questa è la parte più misteriosa della storia dell’alfabeto. Esistono infatti molte somiglianze tra l’alfabeto nord italico e quello che adottarono le popolazioni germaniche.
Si tratta delle famose e misteriosissime rune, la cui invenzione è attribuita niente meno che al dio Odino.
Un’antica e tenebrosa leggenda racconta che Odino, il dio della sapienza, desiderando conoscere il segreto delle rune, sacrificò se stesso ad Odino. Rimase impiccato all’albero del mondo per nove giorni e nove notti, fino a quando cominciò a chiamare le rune. Ed esse, una ad una salirono dalle radici dell’albero. Così Odino s’impadronì del loro segreto.
Da La Bottega del mistero a Siamo in Onda su Puntoradio del 28.05.2011
Riesci ad attrarre i lettori anche semplici lettere dell'alfabeto ....
RispondiEliminainteressantissimo.
Non ho capito Odino si sacrificò ad Odino ? a se stesso quale Dio?
Un baciotto Alfoso miaooooo
Come sempre apprendo tante cose da te :)
RispondiElimina@ Fel: Odino si sacrificò ad Odino, secondo un antico e cruento rituale germanico. Non a caso Odino era anche il dio degli impiccati.
RispondiEliminaIn ogni caso c'era il trucco: l'immortale Odino sopravvisse al sacrificio, cosa che ai mortali non avveniva, naturalmente.
@ Vittoria: ^^
Affascinante l'alfabeto... beh, certo, altrimenti mica ti saresti chiamato Alfa, no?
RispondiElimina^____^
Ciaoooooooo!
@ Anna: certamente. E ho scelto per questo questo tema per il racconto!
RispondiEliminaSIAMO CIRCONDATI DA SIMBOLI
RispondiEliminami batterò affinché nelle formule matematiche compaiano anche altri alfabeti oltre al latino e al greco (l'unica altra lettera che ho visto è l'aleph ebraico) :p
RispondiEliminabellissimo blog, ti aggiungo subito in barra :-)