Ci credereste mai se vi dicessero che una volta sul lago d’Orta non soffiava alcun tipo di vento? Sempre calma piatta. Se volevano sentire un po’ di brezza sulla pelle gli abitanti dovevano spostarsi verso Novara o verso Domodossola o arrivare sul lago Maggiore. Al loro ritorno i racconti tenevano vive le conversazioni per settimane. Poi tutto tornava come prima e i pensieri erano sempre gli stessi: Come sarebbe stato bello in estate sentire un po’ di vento fresco, di quello che, mentre si lavora, asciuga la pelle sudata. E in inverno? Oh quanto lo desideravano tutti , anche freddo e con qualche raffica più forte delle altre, per poi poter fare i commenti perché aveva spostato tre tegole sul tetto del Giuanin o perché aveva spaccato il vetro della finestra che la sciura Natalina aveva lasciato aperta.
Intanto al bar si sospirava forte, illudendosi fossero aliti di vento. C’era perfino chi emigrava, non per cercar lavoro, ma per cercare il vento! Una bella mattina di primavera però tutti gli ortesi si svegliarono decisi a risolvere la questione e si presentarono sotto casa del sindaco che fu costretto a riceverli ancora in pigiama. Per far sì che potesse vederli tutti misero in prima fila i bambini, poi le donne e, in fondo alla sala, gli uomini. Ci volle un po’ ma, finalmente, scese il silenzio. Gli sguardi si posavano prima su uno poi sull’altro e infine sul sindaco che non riusciva a reprimere gli sbadigli. Ad un tratto una bimbetta magra magra e con le treccine che le incorniciavano il viso alzò la manina e disse: “Perché non chiediamo aiuto al re dei venti?”.
Già, perché? Cominciarono a domandarsi gli ortesi. “Presto! qualcuno di voi parta immediatamente a cercare questo re – ordinò il sindaco che non vedeva l’ora di rimettersi a dormire”.
Certo non fu cosa semplice, il tempo trascorreva e qualcuno cominciava a preoccuparsi della sorte di coloro che erano partiti per questa avventura, anzi, le speranze erano praticamente terminate quando il solito bimbetto bene informato arriva correndo e urlando sulla piazza: “Sono tornati!”. Di organizzare una festa di benvenuto neanche a parlarne, l’eccitazione era tanta che perfino il sindaco si precipitò in piazza. “Allora ce l’avete fatta? Avete trovato il re dei venti? Dov’è? Io non lo vedo!”. Le domande si sovrapponevano le une alle altre tanto che gli uomini non riuscivano a rispondere.
“State calmi perché di re dei venti ve ne abbiamo portati tre! Eolo, il re greco, Njörd, il re celta e Fūjin, il re giapponese”. Ognuno di loro aveva un vortice personale che faceva alzare la polvere sotto gli occhi increduli degli ortesi. L’evento era di quelli unici nel suo genere, mai i tre re si erano incontrati. Il sindaco prese in mano la situazione invitandoli in comune spiegando quello che gli abitanti del lago volevano da loro: solo un po’ di vento!
“E ci avete scomodati per qualche venticello? – dissero i tre re all’unisono – bastava dirlo e vi avremmo accontentati subito”. Confabularono tra di loro poi si misero sull’imbarcadero. Eolo alzò le braccia e disse: “Vieni “Blem” da oggi soffierai su questo lago da Carcegna e da Miasino e vieni anche tu “Marascon”, da Lagna e da San Maurizio”.
Subito dopo fu Njörd a gridare: “Soffia “Inverna” da Gozzano e anche tu “Tramuntana” vieni da Pella”.
Infine fu la volta di Fūjin a chiamare il “Vent” da Omegna e il “Cus” dal Nord: “Il “Cus” porterà tempo piovoso, non sarà troppo forte, strierà il lago e durerà almeno tre giorni”.
Uno scroscio di applausi accompagnò la scorribanda dei venti appena chiamati sul lago d’Orta e, mentre i re si apprestavano a tornare nelle loro terre, un vecchietto si avvicinò e disse loro: “A proposito del “Cus”, ho pensato che calzerebbe a pennello questo detto: “Cus, trì dì a l’us”, che significa proprio che dura tre giorni!”
Questo racconto è opera di Paesesommerso e fu pubblicato alcuni anni fa su Ecorisveglio.
Wow! Che splendido racconto! Soprattutto perché dell'aria/ vento che è il mio elemento preferito!
RispondiEliminaA presto .. Dream Teller ^^
Ognuno dovrebbe avere un elemento preferito!
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