Caronte, oggi, mi pare più alticcio e in forma della volta precedente.
«Certo che me li ricordo, io, i pescatori di uomini!»
Il suo pugno si abbatte sul bancone facendo tintinnare il bicchiere. Il Filosofo mi guarda e sorride, con quella sua aria enigmatica dietro le lenti spesse.
«Non mi credete, vero?» ci guarda con aria torva. «Giovani di oggi…»
Non vogliamo farlo arrabbiare troppo, così cerchiamo di calmarlo, assicurandogli che si, certo, gli crediamo. Soddisfatto, vuota d’un fiato il bicchiere e mi guarda, chiudendo un occhio e appoggiando una mano al ginocchio e il gomito al bancone.
«Dovevano intervenire almeno una o due volte l’anno, se non di più. Soprattutto d’estate, ma non solo. I mulinelli non perdonano.»
«Mulinelli?» sorrido. «Avete veramente visto i mulinelli sul lago? Tutti ne parlano, ma non mi sembra che nessuno li abbia mai visti. Del resto, non c’è corrente…»
«Sentitelo, il laureato!» mi sghignazza in faccia con l’alito che puzza di vino. «Nel lago non ci sono correnti! Le si vede ad occhio nudo le correnti, altro che! E talora qualcosa si muove sul fondo e produce dei vortici, capaci di risucchiare chiunque!»
«Forse il terreno frana» annuisco. «In effetti questo è capitato al padre di un mio amico. Stava facendo il bagno davanti alla spiaggia del Miami e ha sentito il fondo che cedeva, risucchiandolo. Si è salvato a stento. D’altro canto lì tutta la riva è instabile, perché si è formata con la frana provocata dall’inondazione…»
«Vedi che inizi a ragionare» mi punta contro il suo grosso dito, sorridendo soddisfatto. «Me la ricordo io l’inondazione. In una notte è venuto giù tutto. È stato un caso che non sia morto nessuno. Comunque io non lo so cosa c’è sul fondo del lago, però so che ogni tanto qualcuno, senza motivo, scompare nell’acqua. Una volta non c’erano i subacquei, cosi spesso il cadavere non si trovava. Del resto anche oggi, talvolta… In ogni caso, quando il corpo non veniva a galla, intervenivano loro, i pescatori. Avevano lunghi ferri, con cui scandagliavano il fondo, almeno nelle parti dove potevano arrivare, perché il lago in alcuni punti è così profondo che nessuno, perfino oggi, ci è mai sceso… Con quei lunghi uncini riuscivano ad agganciarli e a ripescarli. Così almeno si poteva dare loro sepoltura.»
Ripenso alle tante risorgive che abbondano nelle acqua del lago e al brivido che improvvisamente si prova nelle afose giornate d’estate quando, nuotando, ci entri senza saperlo; all’acqua tiepida che diventa gelata e alle conseguenze che ciò può avere, specie se si è così incoscienti da gettarsi in acqua dopo pranzo.
E mi chiedo, la colonna di acqua fredda potrebbe innescare qualche altro meccanismo e “risucchiare” il nuotatore? Troverò qualcuno in grado di rispondere a questa domanda?
Questo è un blog di racconti, leggende, storie raccontate dagli ubriachi nelle osterie e di cialtronesche invenzioni che ruotano attorno al lago d'Orta. Se cercate la Verità, qualunque sia quella che v’illudete di trovare, avete sbagliato indirizzo.
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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".
Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.
Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.
Ciao :) sono venuta a fare una visitina!
RispondiEliminaSi può dire che anche io, in un certo senso, viva nella terra dei laghi: abito lungo il fiume Ticino, qualche chilometro più a sud del punto in cui questi esce dal Lago Maggiore...Mio padre e mio nonno prima di lui hanno lavorato in cantieri navali, dapprima sul Lago di Iseo, dove mio padre è nato, e ora qui...sin da piccola, l'acqua è stata una costante della mia vita! Quando ho letto i tuoi racconti, mi sono subito tornate in mente le storie che mio nonno mi raccontava, mentre navigavamo sulle acque del fiume, il "nostro" fiume...
Questo tuo blog è stata una piacevole sorpresa, credo che tornerò presto a farvi visita!
Grazie.
RispondiEliminaIn effetti siamo vicini...
E poi anche il fiume è, tipicamente, un luogo pieno di misteri.
Non è detto che il blog non vi faccia in futuro qualche "incursione".
Ciao