Giuliana Zoppi, cinquantasette anni per un metro e settanta di altezza, due freddi occhi azzurri dietro gli occhiali da segretaria. Aveva ritrovato una composta efficienza che doveva essere il suo abito naturale.
«Sono arrivata in ufficio alle otto, come mio solito» raccontò «Ho notato che la porta era socchiusa e sono entrata. Spesso il signor Maccagno arriva alle 7,30. Voglio dire, arrivava…»
«È mai capitato che la sera facesse tardi in ufficio?»
«Il mio orario è dalle 15 alle 19. Lui normalmente si fermava per terminare di leggere i romanzi inviati dagli scrittori. Mai oltre le 20 perché a quell’ora andava a cena.»
«Chi avrebbe potuto notare il suo ritardo?»
«Nessuno. Viveva solo da quando è rimasto vedovo.»
«Ricevete tanti manoscritti?»
«Almeno una dozzina al giorno. Maccagno sosteneva che la maggior parte sono porcheria e li buttava nella scatola dopo le prime pagine.»
«E quelli interessanti?»
«Li metteva in una cartelletta per riesaminarli in seguito.»
«Aveva qualche nemico? Qualcuno che potesse desiderare la sua morte?»
«Si dice che chi ha carattere abbia un pessimo carattere. Quando s’infuriava poteva essere molto sgradevole, ma in fondo era una brava persona.»
«Parenti?»
«Due nipoti. Arturo Maccagno lavora con noi per la parte commerciale. Il padre era deceduto dieci anni fa in un incidente stradale, la madre morì sei mesi dopo. Anche per questo l’aveva preso a lavorare qui. L’altro si chiama Mauro Rosati e vive a Roma. È il figlio di una sorella di Maccagno, morta a Roma l’anno scorso di tumore. »
«Ha notato qualche cosa strana successa negli ultimi giorni?»
«Forse non ha importanza, ma una cosa c’è. Ieri pomeriggio sono stata molto impegnata al telefono col commercialista. In una pausa Maccagno è uscito e mi ha chiesto chi fosse l’autore di un manoscritto. Di solito chi li manda aggiunge una lettera di presentazione. Questo invece era accompagnato solo dal biglietto “Spero sia di Suo gradimento. Cordialmente. Bien”.»
«Si ricorda che ora fosse?»
«Attorno alle 16. Comunque non dopo le 17 perché sono uscita due ore prima per castrare Bob.»
«Prego?»
«Bob è appena arrivato. Siccome ci sono altri gatti continuava a urinare in casa.»
«Gli ha dato il benvenuto insomma» sorrise De Lorenzi. «Quando vengono svuotati i cestini?»
«Normalmente il sabato mattina. Viene la donna e cambia il sacchetto. Qualche volta ci penso io, se è necessario. Perché?»
«Perché oggi è mercoledì e non c’è nessun sacchetto nel cestino.»
«Strano, io non l’ho toccato questa settimana.»
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