L’usanza di praticare dei tatuaggi è molto antica anche se difficile  datarla con precisione dal momento che normalmente i tessuti corporei  non sopravvivono al processo di decomposizione. Ci sono peraltro prove  dell’usanza di decorare il corpo già in epoche molto remote. E allora  come oggi esistevano tatuaggi permanenti ed altri temporanei.
 
Nelle palafitte italiane (per inciso la prima ad essere scoperta in  Italia fu quella di Mercurago, ad Arona) si trovano abbastanza  frequentemente delle tavolette d’argilla cotta con dei misteriosi segni  impressi. Sono interpretate come stampi usati dagli abitanti di questi  villaggi costruiti sulle rive dei laghi, per imprimere sul corpo delle  pitture vegetali. 
Esistono delle prove indirette di questa pratica, una sorta di  straordinaria istantanea di questo genere dei decorazioni corporali.  Nelle pitture rupestri del Sahara, datate al VI-V millennio a.C., sono  rappresentati personaggi con i corpi dipinti. Una testimonianza ancora più straordinaria è costituita dal ritrovamento della mummia dell’uomo del Similaun,  scoperta in un nevaio ad alta quota nella Val Senales venti anni fa.  Sulla schiena e sulle gambe sono stati individuati dei tatuaggi, in  corrispondenza di patologie dolorose, rilevate dalle analisi  radiologiche. Si presume pertanto che avessero scopi curativi. Erano  ottenuti incidendo la pelle e sfregando le ferite con polvere di carbone  di legna inumidito.  Con l’avvento del Cristianesimo l’uso del tatuaggio venne vietato in  ossequio alla tradizione ebraica che condannava questa pratica. E forse  anche per timore di quanto è scritto nel libro dell’Apocalisse. In esso si narra infatti del marchio, forse proprio un tatuaggio, che la  Bestia alleata di Satana, il Dragone antico, imprimerà negli ultimi  tempi sulla mano destra e sulla fronte di tutti, piccoli e grandi,  ricchi e poveri, liberi e schiavi. E senza quel marchio nessuno potrà  comprare o vendere.  Furono i viaggi e le esplorazioni a far tornare in Europa l’interesse  per i tatuaggi, nonostante lo scetticismo o l’avversione delle classi  dominanti. Il celebre medico Cesare Lombroso elaborò alla fine dell’Ottocento una  teoria ai suoi tempi molto popolare benché oggi sia relegata tra le  curiosità pseudoscientifiche. Tra i vari indizi per individuare  “l’indole criminale”, oltre alla forma della testa e altre amenità del  genere, egli indicava anche la presenza di tatuaggi.  Negli stessi anni però i resoconti dei viaggiatori facevano rinascere  l’interesse per i tatuaggi. E tra gli esploratori non possiamo non  ricordarne alcuni della nostra zona.  Viaggiatori come il novarese Ugo Ferrandi che esplorò la Somalia  nell’Ottocento. Come Guido Boggiani, fotografo omegnese morto in Sud  America in circostanze misteriose nel 1902, che ci ha lasciato  meravigliose fotografie degli indigeni del Paraguay e dei loro tatuaggi, come quella che compare in apertura.  O come Maurizio Leigheb che negli ultimi decenni ha avvicinato e  documentato decine di popoli in Africa, Asia e Sud America.
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Non sapevo che i tatuaggi fossero vietati dalla tradizione ebraica! E' per questo che ad un certo punto sono stati quasi dimenticati dalla nostra tradizione e considerati come qualcosa "fuori dagli schemi" o appartenente a popolazioni più esotiche. Che interessante!
RispondiEliminaSempre interessante passare da te,
RispondiEliminail corpo come prima tela su cui creare, esprimersi. E le reazioni che tempo e latitudini hanno evidenziato. Oggi forse è ridotto ad una moda ..... quasi indelebile ...... Miaooùùùùùù
Commento stupido (pensando alle tavolette trovate nelle palafitte): farebbe ridere se, oggi, si iniziasse a dire "vado a farmi timbrare" invece che "vado a farmi tatuare"!
RispondiEliminaA pensarci bene da piccola avevo dei timbri floreali che spesso e volentieri stampavo su di me...
@ Vele: in effetti è solo negli ultimi anni che sono stati "sdoganati"!
RispondiElimina@ Fel: e non sempre la moda, che è effimera e passeggera, s'incrocia bene con il tatuaggio, che è indelebile e perenne...
@ Anna: quanto meno non si tratterebbe di segni indelebili!