domenica 26 giugno 2016

Navigando per oceani blu


Chiamatemi Ismaele. 
Qualche anno fa — non importa ch'io vi dica quanti — avendo poco o punto denaro in tasca
e niente che particolarmente m'interessasse a terra, pensai di mettermi a navigare per un po', e di vedere così la parte acquea del mondo. Faccio in questo modo, io, per cacciar la malinconia e regolare la circolazione.
Ogniqualvolta mi accorgo di mettere il muso; ogniqualvolta giunge sull'anima mia un umido e piovoso novembre; ogniqualvolta mi sorprendo fermo, senza volerlo, dinanzi alle agenzie di pompe funebri o pronto a far da coda a ogni funerale che incontro; e specialmente ogniqualvolta l'umor nero mi invade a tal punto che soltanto un saldo principio morale può trattenermi dall'andare per le vie col deliberato e metodico proposito di togliere il cappello di testa alla gente — allora reputo sia giunto per me il momento di prendere al più presto il mare. 
Questo è il sostituto che io trovo a pistola e pallottola. Con un ghirigoro filosofico Catone si getta sulla spada; io, quietamente, mi imbarco. Non c'è niente di straordinario in questo. Basterebbe che lo conoscessero appena un poco, e quasi tutti gli uomini, una volta o l'altra, ciascuno a suo modo, si accorgerebbero di nutrire per l'oceano su per giù gli stessi sentimenti miei.

È il meraviglioso incipit di "Moby Dick" di Herman Melville. Nel mio piccolo, ogniqualvolta avverto nel mio animo la punta dell'iceberg dei sentimenti provati da Ismaele decido di mettermi in viaggio, sulle tracce del mistero.

Non ho idea di quale sarà la meta finale, ma ho ben chiara quale sarà la prima tappa.

Ve ne parlerò presto. 

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