sabato 23 aprile 2016

La dimora dei draghi



Giulio è un bravissimo archeologo ma quando si tratta di draghi non sente ragioni: «Non ci credo, quello che mi stai dicendo è pura fantasia» affermò infervorandosi mentre camminava avanti e indietro come una belva rinchiusa in una gabbia. 
«Credimi, ho trovato finalmente il portale d’ingresso della loro dimora ma io non posso più varcarlo, vorrei che lo facessi tu che sei così scettico». A parlare era la sua amica Giovanna, grande studiosa di draghi che da anni stava cercando il punto esatto dove si erano rifugiati. 
«Ma ti pare che uno come me, che porta il nome di un santo che i draghi li ha scacciati dall’isola se ne vada in giro a cercare un contatto? Non se ne parla proprio». 
«Ti propongo una cosa, vieni con me e quando saremo arrivati deciderai». 
«Se mi proponi una passeggiata accetto volentieri ma nulla di più, sia chiaro» decretò Giulio senza ombra di ripensamenti. Il sentiero è di quelli come ce ne sono tanti, a seconda di come lo si imbocca è in salita o in discesa… 
Fatto un centinaio di metri Giovanna si sentì in dovere di dare qualche spiegazione: «Sono rimaste solo le colonne che un tempo sorreggevano forse un cancello. In paese si racconta una leggenda alla quale nessuno crede più. Quando San Giulio scacciò i draghi dall’isola si disse che si rifugiarono sul Monte Camosino ma non fu proprio così, le cose andarono diversamente. A Orta c’era qualcuno che li voleva proteggere. Non sono il simbolo del male come la chiesa da sempre vuole farci credere, sono animali fantastici, basta saperli comprendere». 
«È inutile che mi racconti tutte queste belle favolette, cammina più velocemente che prima smettiamo questa farsa prima posso tornare al mio lavoro». 
«Sei insopportabile quando fai così, sei testardo come un mulo, senza offesa per il mulo naturalmente! Tra breve arriviamo e allora dovrai ricrederti» 
Nonostante Giovanna non lo avesse avvertito Giulio capì immediatamente che le due colonne piantate lì, in mezzo al bosco alla sua destra, erano il famoso portale! 
«Ecco lo vedi? Ti sei fermato senza che ti dicessi nulla, non è forse questa la prova che hai già capito che era proprio qui che ho scoperto il punto di contatto tra il nostro e il loro mondo?» 
Preso alla sprovvista Giulio pensò fosse meglio stare zitto anche se in effetti si stava domandando perché quel luogo lo aveva attratto immediatamente. 
«E adesso che siamo qui cosa dovremmo fare?» chiese il giovane archeologo assumendo un’aria sempre più sospettosa. «Io proprio niente, sei tu che dovrai oltrepassare le due colonne, passandoci proprio nel centro ma aspetta che prima è meglio che ti spieghi bene» 
«Lo sapevo che non dovevo darti retta, tu e i tuoi draghi mi farete diventare matto un giorno o l’altro!» 
«Smettila di brontolare e sediamoci un attimo su quel muretto. Io non posso oltrepassare la soglia della dimore dei draghi perché l’ho già fatto una settimana fa e, purtroppo, a noi umani viene concesso una sola volta. Quello che ho visto al di là delle colonne… 
«Sì delle colonne d’Ercole!» 
«Stammi ad ascoltare invece di interrompermi sempre e fare battute spiritose! Non appena metterai un piede al di là, come ti dicevo, entrerai in un mondo che non ti aspetti. Non intimorirti, lasciati guidare dal cuore, quelli che incontrerai sono i discendenti dei draghi che vivevano sull’isola. Ti verrà incontro il loro guardiano, scommetto che lo riconoscerai subito, è il custode della biblioteca dei sotterranei della basilica». 
«Mi stai prendendo in giro Giovanna? Io vedo solo un bosco incolto e, a guardar bene, anche qualche cartaccia gettata dai soliti maleducati. Quello che stai raccontando è pura follia! E poi il signor Alfredo è un uomo anziano, sta bene in mezzo ai libri della biblioteca sul lago, non ce lo vedo proprio a fare il guardiano dei draghi!» 
«Lo so che non mi credi ma me l’ha raccontato lui il segreto di questo bosco e mi ha anche permesso di svelarlo a te, ti conosce bene e sa che non lo dirai ad altri. A questo punto è inutile che io continui a parlare, tanto non mi ascolti, c’è solo una cosa da fare: alzati e vai» Giulio se la rideva di gusto, avrebbe preso in giro quella credulona per mesi o anche per anni. 
«Entro così la facciamo finita con questa pagliacciata e preparati a pagare la pizza, questa sera tocca a te visto in che situazione mi hai trascinato». 
Così dicendo arrivò proprio davanti alle due colonne, stava per fare un passo quando Giovanna gli gridò: «Goditi questi momenti, non potrai più tornarci anche se, dopo, lo vorrai con tutto te stesso» «Ma che succede? È incredibile! Fantastico……..» 
Erano più di tre ore che Giovanna continuava a camminare nervosa lungo il sentiero, fortunatamente in quella stagione non era ancora molto frequentato dagli escursionisti altrimenti l’avrebbero presa per matta. Le prime ombre della sera stavano calando sul bosco mentre gli ultimi raggi del sole lottavano per rischiarare ancora il mondo. Fortunatamente l’aveva previsto e si era portata nello zainetto una torcia. 
«Li ho visti! Si sono avvicinati, c’era anche il signor Alfredo ma capisci io ho visto i draghi, li ho perfino toccati. Lo sai che un uovo si è schiuso mentre io ero lì?» 
«Prendi fiato Giulio altrimenti ti viene un infarto! Lo so quello che hai visto ma raccontamelo lentamente altrimenti non capisco. Spiegami bene del cucciolo, so che stava per nascere, come sta? Non è un evento comune perché hanno un bassissimo tasso di riproduzione» 
«È stato emozionante, il piccolino ha cominciato a rompere l’uovo proprio mentre Alfredo mi stava accompagnando a vederlo, sembrava che aspettasse proprio me, l’archeologo scettico! Quello che ho visitato è un mondo parallelo e ad alcuni viene concesso di varcare l’ingresso almeno per poche ore. Loro sono tranquilli ma i cacciatori di draghi sono sempre in agguato, non dovremo rivelare a nessuno questo segreto perché sono a rischio di estinzione e non possiamo permettere che ciò avvenga. Sarà il nostro segreto per sempre. Dimenticavo, ho avuto anche l’onore di dare il nome al piccolo drago perché sono io che ho assistito alla sua nascita e indovina come l’ho chiamato? Cusius!» 
«Sono contenta che anche tu abbia potuto vedere il loro mondo, ora però sbrighiamoci, mi devi una pizza!» concluse un po’ troppo frettolosamente Giovanna mentre, incamminandosi, tirava su col naso e si asciugava una lacrimuccia.

La dimora dei draghi è un racconto scritto dall'amica Paesesommerso per la giornata dei draghi. Grazie!

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