Caronte è un tipo di spirito. Non mi riferisco alle sue battute, che di solito sono monotematiche e di dubbio gusto, e nemmeno ai due simpatici baffoni che stanno tra il sorriso sornione e l’occhietto furbo. È il perenne grado alcolico all’interno del suo sistema vitale che lo rende molto simile a una di quelle bottiglie di liquore con percentuali a due cifre.
La sua giornata si apre col bianchino delle sette e si chiude – dopo una serie di bianchi, rossi, aperitivi, rovinati e grappe varie – a un’ora variabile della sera quando si avvia traballante verso casa o, nei casi estremi, quando la moglie viene a prenderselo con la carriola.
È pertanto un mistero, per me, come possa dirigere la sua barca infallibilmente e senza incidenti. Certo, c’è la storia di quel poeta tedesco con cui ebbe una collisione una sera dello scorso inverno, ma occorre dire che anche l’altro, quando lo ripescarono dall’acqua, era palesemente così su di giri che non si poté mai stabilire con esattezza chi avesse urtato chi e di chi fosse stata la precedenza.
Anzi in quell’occasione il pubblico dei bar di Orta si divise in due accese fazioni contrapposte. Non esattamente alla pari, dovrei aggiungere, perché da una parte c’era Caronte con tutti gli ortesi, per una volta incredibilmente uniti in un partito solo, dall’altra stava il solo Günther che proclamava, in un sincretismo urlato di termini nord e sud alpini, che era lui dalla parte giusta. D’altro canto, anche questo occorre dirlo, è un antico malvezzo dei poeti vedere sé stessi contrapposti al mondo intero, perché questo si ostina a non tributare loro il riconoscimento che senza dubbio alcuno meritano.
Ad ogni modo, se la vostra idea di divertimento coincide con quella di Caronte, potete raggiungerlo nel bar di Orta dove staziona quasi permanentemente.
Se però poi fate la fine del povero Silvestro – che trovai una mattina sopra la scatola e che dopo qualche ora era riuscito, non saprei dire come e apparentemente senza aiuto, a rimettersi (quasi) in piedi – non lamentatevi: io vi avevo avvertito.
Povero Silvestro!
RispondiEliminaAlla fine pare che comunque Silvestro abbia trovato un passaggio o sia stato raccolto da qualche anima pia. Non l'ho più visto accanto alla scatola.
EliminaChe storia "brillante"! Nel senso che sia Caronte che Gunther sono protagonisti assai "brilli" ... Scusa, il mio commento non "brilla" gran che. Buona domenica.
RispondiEliminaAhahaha
EliminaAdattissimo ad una storia "cicca" come questa! :D
;)
meno male che i gatti hanno 9 vite ,......
RispondiEliminaPovero Günther e povero Silvestro! Comunque io lo dico sempre ai miei gatti di non frequentare cattive compagnie, ché poi fanno quella fine lì!
RispondiEliminaE fai benissimo!
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