Non so quanti di voi conoscano “Duel”. Per chi non l’avesse mai visto, “Duel” è il primo lungometraggio (1971) di Steven Spielberg. Girato con un budget bassissimo, spalancò le porte del successo al prolifico regista statunitense.
La storia è semplice. Un commesso viaggiatore si imbatte in una misteriosa autocisterna, che ingaggia con lui un duello mortale sul filo del terrore e della follia.
Qualcosa di simile è accaduto al nostro comune amico Alfa pochi giorni fa. Me ne stavo sonnecchiando tra le colline che mi circondano, lasciando che il vento accarezzasse lievemente la mia acquea superficie.
Improvvisamente vidi Alfa alla guida del suo muletto, percorrere lentamente la strada regionale. Alfa sa bene quanto quella strada sia pericolosa avendo conosciuto più di un ragazzo morto, tra i tanti, per banali incidenti su quelle curve ,ed è sempre molto cauto quando deve percorrerla.
Così i numerosi cavalli del muletto di Alfa trotterellavano lenti sull’asfalto arroventato dal sole. Né del resto avrebbero potuto fare altrimenti, perché davanti ad essi sfilavano quietamente un paio di automobili di turisti stranieri, impegnati soprattutto ad osservare l’azzurra mia superficie, e quella di un simpatico vecchietto vercellese, che non aveva tolto gli occhiali da sole nemmeno dentro la galleria del Mottarone. Potete quindi immaginare come la sua mente volasse molto sopra banalità terrene quali cambiare marcia e premere sull’acceleratore.
Ad un certo punto, incrociando un atletico gruppo di ciclisti disabili, Alfa notò nello specchietto retrovisore un camion, anche se il termine è probabilmente riduttivo in questo caso. Si trattava di un immenso autotreno carico, probabilmente, di rocce strappate alle montagne. Sono veicoli questi che si incontrano spesso su quella strada e che, normalmente, procedono con una velocità di crociera di 30 chilometri orari, con punte di 40.
Sia detto per inciso che quel giorno Alfa aveva passato un’intera mattinata in coda ad ogni sorta di camion: furgoni per il trasporto medicinali; autocarri carichi di ruspe ed altri gadgets da cantiere; autotreni ripieni di carta igienica. Veicoli molto diversi l’uno dall’altro, accomunati da una sola circostanza: precedere un Alfa in catastrofico ritardo alla costante velocità di trentacinque chilometri orari, su strade prive di punti di sorpasso.
Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, però, si avvide che il mostro alle sue spalle non si limitava a sbuffare col clacson, ma aveva deciso di risolvere il problema del traffico con un’azione di forza. L’autotreno si accostava pericolosamente al retro del muletto, quasi a volerne constatare la resistenza; poi, non contento, si spostava oltre la linea continua di mezzeria, incurante dei limiti di velocità, dei divieti di sorpasso, delle curve e dei passaggi pedonali, ruggendo e digrignando i denti. Non potendo sorpassare la coda pareva deciso a sospingerla con la propria massa.
Naturalmente i turisti, non comprendendo il linguaggio indigeno, non sembravano per nulla turbati dalla scena, così come il serafico vecchietto, che se ne andava senza preoccuparsi di quanto stava accadendo alle sue spalle…
Si dice che un cavaliere tra due dame faccia la figura del salame. Certamente ad Alfa l’idea di fare la fine della sardina tra il bisonte alle spalle e la lumaca davanti non sembrava il modo migliore per concludere una giornata che era iniziata male e pareva procedere sempre peggio. Così cercò di spiegare al bestione che la velocità di crociera di una fila dipende da chi tiene la testa, non la coda; che non c’era per lui né modo di superare, né di accostarsi, dal momento che la strada è stretta e non vi è nemmeno l’ombra di una corsia di emergenza. Niente da fare. Contro la forza bruta i taglienti argomenti della logica scivolavano senza lasciare graffi.
Visto vano ogni sforzo decise di fare l’unica cosa possibile: tirarsene fuori. Giunto alla prima rotonda, invece di proseguire sulla strada principale s’infilò in una stradina sulla sinistra per la quale, ne era certo, il bestione non poteva seguirlo senza finire incastrato.
Mentre anche i turisti svoltavano a destra, al bestione non restò altro da fare che continuare a ruggire e sbuffare, almeno per un’altra mezza dozzina di chilometri, dietro al vecchietto che, senza curarsi di lui, guardava il lago e, filosofeggiando, procedeva oltre.
La storia è semplice. Un commesso viaggiatore si imbatte in una misteriosa autocisterna, che ingaggia con lui un duello mortale sul filo del terrore e della follia.
Qualcosa di simile è accaduto al nostro comune amico Alfa pochi giorni fa. Me ne stavo sonnecchiando tra le colline che mi circondano, lasciando che il vento accarezzasse lievemente la mia acquea superficie.
Improvvisamente vidi Alfa alla guida del suo muletto, percorrere lentamente la strada regionale. Alfa sa bene quanto quella strada sia pericolosa avendo conosciuto più di un ragazzo morto, tra i tanti, per banali incidenti su quelle curve ,ed è sempre molto cauto quando deve percorrerla.
Così i numerosi cavalli del muletto di Alfa trotterellavano lenti sull’asfalto arroventato dal sole. Né del resto avrebbero potuto fare altrimenti, perché davanti ad essi sfilavano quietamente un paio di automobili di turisti stranieri, impegnati soprattutto ad osservare l’azzurra mia superficie, e quella di un simpatico vecchietto vercellese, che non aveva tolto gli occhiali da sole nemmeno dentro la galleria del Mottarone. Potete quindi immaginare come la sua mente volasse molto sopra banalità terrene quali cambiare marcia e premere sull’acceleratore.
Ad un certo punto, incrociando un atletico gruppo di ciclisti disabili, Alfa notò nello specchietto retrovisore un camion, anche se il termine è probabilmente riduttivo in questo caso. Si trattava di un immenso autotreno carico, probabilmente, di rocce strappate alle montagne. Sono veicoli questi che si incontrano spesso su quella strada e che, normalmente, procedono con una velocità di crociera di 30 chilometri orari, con punte di 40.
Sia detto per inciso che quel giorno Alfa aveva passato un’intera mattinata in coda ad ogni sorta di camion: furgoni per il trasporto medicinali; autocarri carichi di ruspe ed altri gadgets da cantiere; autotreni ripieni di carta igienica. Veicoli molto diversi l’uno dall’altro, accomunati da una sola circostanza: precedere un Alfa in catastrofico ritardo alla costante velocità di trentacinque chilometri orari, su strade prive di punti di sorpasso.
Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, però, si avvide che il mostro alle sue spalle non si limitava a sbuffare col clacson, ma aveva deciso di risolvere il problema del traffico con un’azione di forza. L’autotreno si accostava pericolosamente al retro del muletto, quasi a volerne constatare la resistenza; poi, non contento, si spostava oltre la linea continua di mezzeria, incurante dei limiti di velocità, dei divieti di sorpasso, delle curve e dei passaggi pedonali, ruggendo e digrignando i denti. Non potendo sorpassare la coda pareva deciso a sospingerla con la propria massa.
Naturalmente i turisti, non comprendendo il linguaggio indigeno, non sembravano per nulla turbati dalla scena, così come il serafico vecchietto, che se ne andava senza preoccuparsi di quanto stava accadendo alle sue spalle…
Si dice che un cavaliere tra due dame faccia la figura del salame. Certamente ad Alfa l’idea di fare la fine della sardina tra il bisonte alle spalle e la lumaca davanti non sembrava il modo migliore per concludere una giornata che era iniziata male e pareva procedere sempre peggio. Così cercò di spiegare al bestione che la velocità di crociera di una fila dipende da chi tiene la testa, non la coda; che non c’era per lui né modo di superare, né di accostarsi, dal momento che la strada è stretta e non vi è nemmeno l’ombra di una corsia di emergenza. Niente da fare. Contro la forza bruta i taglienti argomenti della logica scivolavano senza lasciare graffi.
Visto vano ogni sforzo decise di fare l’unica cosa possibile: tirarsene fuori. Giunto alla prima rotonda, invece di proseguire sulla strada principale s’infilò in una stradina sulla sinistra per la quale, ne era certo, il bestione non poteva seguirlo senza finire incastrato.
Mentre anche i turisti svoltavano a destra, al bestione non restò altro da fare che continuare a ruggire e sbuffare, almeno per un’altra mezza dozzina di chilometri, dietro al vecchietto che, senza curarsi di lui, guardava il lago e, filosofeggiando, procedeva oltre.
Lago dei Misteri
Meno male che Alfa e i turisti hanno cambiato strada! Che paura :(
RispondiEliminaIncredibile !
RispondiElimina@ Vele: meno male che conosco bene le stradine del lago.
RispondiElimina@ Giardigno: ... ma vero!
Questo è un esempio della disciplina che popola le strade, dove ognuno si sente padrone della carreggiata e pensa che tutti debbano stare alle sue regole.
RispondiEliminaCome se non esistesse un codice della strada... Mah...
Sono contenta che tutto sia finito bene, però Alfa avere un Lago che racconta di noi non è male. Hai parecchie conoscenze interessanti.
RispondiEliminaMiaoooooouuuuu
ottima idea quella di cambiare strada!
RispondiElimina@ Ele: molti, troppi, non lo rispettano perché semplicemente sono con la mente altrove. Non stanno guidando. Questo li rende molto pericolosi.
RispondiElimina@ Felinità: non posso lamentarmi... ;)
@ Pupottina: a volte cambiar strada è la cosa migliore da fare.