Non aveva armi, a parte il bastone che comunque non avrebbe mai usato per difendersi.
Aveva la Legge dalla sua, certo, ma chi, in quell’impero decadente, si sarebbe curato di farla rispettare?
L’unico aiuto certo era suo fratello, che però si trovava ad alcune miglia di distanza, oltre le colline, nell’ultimo borgo in cui la legge trovasse ancora qualche servitore.
Eppure non aveva paura. Sapeva di poter fare affidamento su una Forza a cui nessuno avrebbe potuto opporsi. Un potere celato agli occhi degli uomini, che gli avrebbe consentito di mutare gli animi di quanti ancora opponevano resistenza.
Dopo aver disperso con un cenno le ultime forme del male che lo circondava individuò il luogo in cui avrebbe costruito l’edificio che aveva giurato di erigere. Purtroppo non aveva strumenti con sé, nemmeno una cazzuola. Li aveva lasciati tutti al fratello, che a sua volta li stava usando. Neanche questo lo preoccupava. Diede una gran voce al fratello, chiedendogli la vanga.
Dopo nemmeno un minuto l’oggetto piovve dal cielo, concludendo la lunga parabola nella sua destra. Con esso cominciò a scavare finché, trovando delle pietre, lo scagliò in aria, chiedendo il piccone. Dopo poco anche quello arrivò. Così, scambiando ogni volta gli attrezzi, iniziò a costruire.
Gli indigeni, meravigliati da quel prodigio, misero in acqua le barche e si presentarono a lui in massa per essere battezzati e poi per aiutarlo nell’opera.
In questo modo, si dice, Giulio e suo fratello Giuliano edificarono le chiese di Gozzano e dell’isola.