Scavi condotti alla fine del secolo scorso sull’isola di San Giulio, hanno portato alla luce frammenti ceramici di età preistorica, inquadrabili in un lungo arco di tempo, dal neolitico all’età del ferro, vale a dire dal IV al I millennio a.C.
A questa frequentazione sembra seguire una fase di abbandono, databile all’età romana che si interrompe improvvisamente con la costruzione di un edificio di culto paleocristiano nel V secolo d.C.
Le testimonianze dell’archeologia supportano una vicenda storica narrata da un testo di età longobarda, che contiene la Vita di san Giulio. In essa si racconta di come, alla fine del IV secolo, il prete Giulio nativo dell’isola greca di Egina giunse sul lago col fratello Giuliano. Dopo aver costruito insieme una chiesa a Gozzano (l’attuale San Lorenzo), Giulio proseguì il viaggio da solo, desiderando fondare la sua centesima chiesa sull’isola in mezzo al lago.
Nonostante le lettere rilasciategli dall'imperatore Teodosio, che regnò dal 379 al 395, in cui si ordinava a ogni ufficiale dell’impero di dargli assistenza nel compito di abbattere gli altari pagani e sostituirli con chiese cristiane, tutti i barcaioli si rifiutarono di accompagnarlo sull’isola. Per timore, dicevano, dei velenosissimi draghi che la infestavano e che rendevano pericoloso avvicinarsi a meno di un tiro di freccia. Giulio non si diede per vinto e percorsa la costa occidentale sino alla punta Casario, prese il proprio mantello di cuoio impermeabile e lo trasformò in una imbarcazione, con cui raggiunse l’isola.
Secondo la leggenda ordinò ai draghi di lasciare quel luogo, confinandoli su una scoscesa rupe piena di anfratti che si trova sulla costa occidentale, il Monte Camosino, e si diede a costruire la sua ultima chiesa.
Attorno a questa, che dopo pochi anni ospitò la sua sepoltura, si riorganizzò la vita del territorio, facendo dell’Isola il centro di evangelizzazione del lago, che da allora e per oltre mille anni prese il nome di Lago di San Giulio.
Oggi, 31 gennaio, si celebra la festa di San Giulio e da ogni paese i pellegrini si recano all’isola per pregare sulla tomba del santo. Da alcuni decenni le monache benedettine dell’Isola hanno aggiunto una nota dolce alla festa, inventando la ricetta dei Panini di San Giulio, che si preparano solo in questa occasione. Era una loro idea, nata in una fredda sera di gennaio, mettendo insieme quei pochi ingredienti che avevano a disposizione per offrire ai pellegrini una dolce accoglienza.
Solo in seguito scoprirono che anticamente esisteva l’usanza di offrire ai pellegrini dei “paniculi” benedetti. Senza saperlo, e forse ispirate dall’antica saggezza di un luogo sacro da tempi antichi, avevano ridato vita a un’antica tradizione.
Dalle fredde sere è facile che nascano e rinascano BUONE idee, soprattutto con un forno a portata di mano! 😜
RispondiEliminaMolto vero!
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