Venerdì scorso se n'è andato il mio amico Aldo Maulini. Per chi non lo conosceva posso dire che era una delle persone migliori che abbia mai avuto il piacere e l'onore di frequentare. Un uomo di grande profondità e dai molteplici interessi, che spaziavano dai minerali ai bonsai, dalle scienze naturali all'archeologia, dalla speleologia all'agricoltura.
Un uomo che ha dedicato molti anni della sua vita ad insegnare ai ragazzi nella fattoria didattica dell'Alpe Selviana - che aveva creato dal nulla, rimettendo in piedi con alcuni amici un vecchio alpeggio abbandonato - ad "essere consapevoli". Il tutto con grande umiltà e semplicità.
Ricordo quando venne a trovarmi per dirmi, con grande serenità, che i disturbi che da alcuni mesi lo affliggevano, erano i sintomi della SLA. Una malattia che non dà scampo e che, con una velocità impressionante, lo ha privato giorno per giorno dell'uso del corpo, lasciando la mente vigile, prigioniera di un involucro sempre più fuori dal suo controllo.
Negli ultimi tempi, grazie all'uso di un visore ottico era ancora in grado di scrivere, componendo con gli occhi lettera dopo lettera. Un'operazione faticosa e lunga, che ormai padroneggiava così bene da divertirsi a scrivere in dialetto, con esiti spassosi, perché il programma era più lento di lui e non riusciva a capire altra lingua che quella in cui era programmato.
Perché Aldo, nonostante la malattia, non solo trovava ancora la voglia di ridere e scherzare, ma anche di lottare, mettendoci la faccia e praticando lo sciopero della fame, per i diritti dei malati chiedendo il rispetto delle promesse fatte dal governo e più volte rimangiate.
Ma non solo per questo ha lottato. L'ultima mail che ha scritto era rivolta ai soci dell'ecomuseo, di cui è stato uno dei fondatori nel 1997, per invitarli a non disperdere quanto è stato fatto in questi anni. Un invito a conservare i semi in questi tempi di siccità per quando saranno nuovamente propizi alla semina.
Lo voglio ricordare con una foto, scattata da suo figlio Marco, mentre rileva fotograficamente un masso coppellato da loro scoperto sopra Agrano. Tra le molte ho scelto questa perché Aldo, come ha detto l'altro suo figlio Andrea, "era un uomo pieno di interessi, ma un padre mai assente". Aver lasciato una bella famiglia è stato uno dei tanti frutti di un uomo che ha seminato bene.
Lo voglio ricordare anche con le sue stesse parole. Parole scritte pochi mesi prima di scoprirsi malato, che riassumono una filosofia di vita che merita di essere ascoltata. Perché Aldo era contemporaneamente un uomo dalle ferme convizioni e dalle scelte spesso controcorrente, ma era anche estremamente tollerante rispetto alle diverse visioni del mondo.
«Sono fermamente convinto che in un ogni granello di sabbia siano compresi tutti i principi che regolano l'universo. Quest'ottica mi accompagna anche durante tutte le esperienze che vivo con i ragazzi delle scuole da 27 anni a questa parte.
Tendo cioè ad accompagnare i miei giovani compagni di viaggio a esplorare il mondo in tutti i suoi aspetti, in modo da diventare coscienti che ne facciamo parte anche noi e in modo da diventare consapevoli che ogni nostra azione, o non azione, ha un effetto sul tutto.
Ognuno di noi può affrontare il mondo in cui vive in due modi.
Possiamo vivere la vita in modo “piatto”, superficiale, dove tutto è sempre uguale a se stesso e dove crediamo che tutti i “sani” ragionino allo stesso modo, con gli stessi valori. In quest'ottica ogni volta che qualche cosa cambia, o qualcuno esprime un modo di ragionare diverso, si tende a riportare tutto alla rassicurante “normalità”.
Se invece teniamo come riferimento la frase illuminante “L'occhio vede ciò che la mente conosce” si aprono prospettive completamente diverse. A quel punto il “tutto” di cui facciamo parte inizia a delinearsi come un insieme infinito di “paesaggi”, diversi per ognuno di noi in base alle proprie conoscenze, esperienze, età, ecc.
Ad esempio, se qualcuno, o noi stessi in un certo momento, guardiamo il mondo con un filtro verde vediamo tutto con tonalità verdi; idem se qualcun altro, o noi stessi in un momento diverso da prima, guardiamo attraverso un filtro rosso: vediamo tutto con tonalità rosse.
Nessuna delle due visuali è “sbagliata”: semplicemente è una visuale parziale del tutto.
Per tendere a farci un'idea il più completa possibile si può giocare a guardare da più filtri, un po’ come avviene ultimamente nei film 3D, sempre però rimanendo consapevoli della parzialità del risultato, per altro in continuo mutamento.»
Riportando alcuni suoi pensieri l'hai fatto incontrare un po' anche a noi che non l'abbiamo conosciuto ma che passiamo di qua! :)
RispondiEliminaAnna a ragione, attraverso questa dedica una persona speciale in modo semplice, come credo avrebbe desiderato, ha sfiorato per un momento anche e nostre esistenze, arricchendoci con un esempio di vita in ogni sua forma. Grazie Alfa
RispondiEliminaBravo, hai descritto questa persona in modo meraviglioso così come doveva essere veramente.
RispondiEliminaE' stata una persona da portare come esempio, caro Alfa, perciò ti ringrazio per avermelo fatto conoscere.
Buon fine settimana!
Da come vi conosco sono certo che vi sareste trovati bene con lui!
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