Quanto sono antiche le strade? A questa domanda potremmo dare, credo, due risposte.
Se intendiamo il termine in senso meramente ingegneristico, potremmo dire che le prime vie di comunicazione espressamente progettate e realizzate per consentire il transito su di una superficie fisica il più possibile sgombra da ostacoli e resistente all’usura determinata dal passaggio di uomini, animali e mezzi, sono un’invenzione dei grandi imperi dell’antichità. Essi si preoccuparono di tracciare itinerari muniti di luoghi di sosta onde consentire il rapido fluire delle informazioni dalla capitale alla periferia e viceversa. Famosa fu nell’antichità la “via Reale” costruita dai persiani Achemenidi che da Sardi, nell’attuale Turchia, giungeva fino a Susa, in Persia.
Se guardiamo alla strada travalicando il dato puramente tecnico delle caratteristiche costruttive, per concentrarsi su quello funzionale, la storia della strada acquista un’ulteriore profondità. La differenza tra strada e sentiero si affievolisce fino a diventare praticamente indistinguibile. Molte delle strade che attraversano ancora oggi gli Stati Uniti ricalcano gli antichi trail dei pionieri, tracciati a loro volta sulle piste percorse dalle tribù indiane quando ancora il cane non era stato sostituito dal cavallo come animale da traino.
Chi può dire del resto quando le impronte degli ominidi impresse casualmente sulla soffice cenere vulcanica di Laetoli – e incredibilmente pietrificate dal tempo – divennero la traccia da ripercorrere per le generazioni successive?
Una strada è però qualcosa di più di un semplice luogo fisico strutturato per consentire il transito di uomini, animali, veicoli e merci. La strada è il simbolo stesso della ricerca, sia che il viandante la percorra per esplorare il mondo, tentare la fortuna – commerciale o militare – sia che la intraprenda in senso spirituale. La ricerca diventa allora interiore cammino verso un qualcosa che può essere l’altro, ma anche se stessi.
I primi cristiani furono chiamati “la strada” in quanto camminavano per la strada della vita e non solo per simbolo. La stessa marcia – l'uscire nel mondo a piedi – era un'espressione esteriore di una realtà interiore. Uscivano con Dio nel cuore e quindi la direzione della marcia era doppia.
“A volte la strada dell’andata è la strada del ritorno” viene rivelato alla protagonista di Labyrinth (film fantasy per la regia di Jim Henson del 1986). La strada consente di guardare il passato e il futuro, il cammino percorso e quello da affrontare. Diviene l’emblema della storia dell’uomo, il luogo dove è possibile – e talora necessario – fermarsi per studiare il tragitto fatto prima di poter proseguire, magari per tornare sui propri passi.
Il cinema e la letteratura non potevano non trattare questo tema: a piedi, a cavallo, su una moto o una macchina; a ritmo di blues o nel rombo del motore; cercando se stessi, la vita o la morte. Il viaggio è ciò che conta, dovunque ci possa condurre. Dai cavalieri solitari alle Harley Davidson, dalla Beat Generation ai serial killer in cerca di preda, dall'asfalto della Route 66 al deserto che la assedia indifferente: la libertà è un viaggio, la strada siamo noi.
Alle strade sarà dedicata la prossima Pillola di Mistero trasmessa domani sera a Siamo in Onda (per ascoltarla cliccate qui) in una puntata che riserverà non poche sorprese agli ascoltatori più attenti…
Lunga è la strada stretta la via dite la vostra che ho detto la mia!
Se intendiamo il termine in senso meramente ingegneristico, potremmo dire che le prime vie di comunicazione espressamente progettate e realizzate per consentire il transito su di una superficie fisica il più possibile sgombra da ostacoli e resistente all’usura determinata dal passaggio di uomini, animali e mezzi, sono un’invenzione dei grandi imperi dell’antichità. Essi si preoccuparono di tracciare itinerari muniti di luoghi di sosta onde consentire il rapido fluire delle informazioni dalla capitale alla periferia e viceversa. Famosa fu nell’antichità la “via Reale” costruita dai persiani Achemenidi che da Sardi, nell’attuale Turchia, giungeva fino a Susa, in Persia.
Se guardiamo alla strada travalicando il dato puramente tecnico delle caratteristiche costruttive, per concentrarsi su quello funzionale, la storia della strada acquista un’ulteriore profondità. La differenza tra strada e sentiero si affievolisce fino a diventare praticamente indistinguibile. Molte delle strade che attraversano ancora oggi gli Stati Uniti ricalcano gli antichi trail dei pionieri, tracciati a loro volta sulle piste percorse dalle tribù indiane quando ancora il cane non era stato sostituito dal cavallo come animale da traino.
Chi può dire del resto quando le impronte degli ominidi impresse casualmente sulla soffice cenere vulcanica di Laetoli – e incredibilmente pietrificate dal tempo – divennero la traccia da ripercorrere per le generazioni successive?
Una strada è però qualcosa di più di un semplice luogo fisico strutturato per consentire il transito di uomini, animali, veicoli e merci. La strada è il simbolo stesso della ricerca, sia che il viandante la percorra per esplorare il mondo, tentare la fortuna – commerciale o militare – sia che la intraprenda in senso spirituale. La ricerca diventa allora interiore cammino verso un qualcosa che può essere l’altro, ma anche se stessi.
I primi cristiani furono chiamati “la strada” in quanto camminavano per la strada della vita e non solo per simbolo. La stessa marcia – l'uscire nel mondo a piedi – era un'espressione esteriore di una realtà interiore. Uscivano con Dio nel cuore e quindi la direzione della marcia era doppia.
“A volte la strada dell’andata è la strada del ritorno” viene rivelato alla protagonista di Labyrinth (film fantasy per la regia di Jim Henson del 1986). La strada consente di guardare il passato e il futuro, il cammino percorso e quello da affrontare. Diviene l’emblema della storia dell’uomo, il luogo dove è possibile – e talora necessario – fermarsi per studiare il tragitto fatto prima di poter proseguire, magari per tornare sui propri passi.
Il cinema e la letteratura non potevano non trattare questo tema: a piedi, a cavallo, su una moto o una macchina; a ritmo di blues o nel rombo del motore; cercando se stessi, la vita o la morte. Il viaggio è ciò che conta, dovunque ci possa condurre. Dai cavalieri solitari alle Harley Davidson, dalla Beat Generation ai serial killer in cerca di preda, dall'asfalto della Route 66 al deserto che la assedia indifferente: la libertà è un viaggio, la strada siamo noi.
Alle strade sarà dedicata la prossima Pillola di Mistero trasmessa domani sera a Siamo in Onda (per ascoltarla cliccate qui) in una puntata che riserverà non poche sorprese agli ascoltatori più attenti…
Lunga è la strada stretta la via dite la vostra che ho detto la mia!
siamo tutti in cerca della nostra strada verso la felicità...
RispondiElimina^___________^
Buongiorno!A proposito di strade si dice "non cambiare mai la strada vecchia con quella nuova,sai cosa lasci ma non sai cosa trovi" e proprio su questo detto che c'è la verità assoluta. A volte una strada ci sembra più adatta di una che percorriamo sempre eppoi ci riserva qualche piccolo ostacolo;mentre in senso lato a volte delle strade(scelte)ci sembrano migliori e invece andiamo incontro a guai. Quindi secondo me è meglio non cambiarla mai,indipendentemente dal senso. Quando penso alle strade descritte da te,penso sempre a quei grandi stradoni dove a parte carrozze e calessi non c'era nessun mezzo...Tempo fa andai agli scavi di Pompei che conservano ancora "quasi" intatte le strade medievali e sono molto affascinanti,pericolose perchè molto lisce e non "antiscivolo" però è bello camminare su strade dove un tempo imperatori e plebei camminavano e commercializzavano.Ora se pensiamo alla prima Via Appia e alle autostrade capiamo quanto tempo sia passato e quanto sviluppo e progresso ci sia stato.Intanto ho segnato il sito per ascoltare la radio domani.CIAOOOO e scusa se mi sono dilungato.
RispondiEliminaCiao ti interessa uno scambio di link con il mio sito FolleRumba?
RispondiEliminaSe si, lasciami un commento nella sezione che ho dedicato ai Link....
http://follerumba.blogspot.com/
Ciao ciao!
Sono tornato nel mondo dei vivi dopo giorni di degenza! :-)
RispondiEliminaQuesto post sulle strade e su quanto possono essere antiche mi fa pensare ad una strada molto antica e molto strana che esiste dalle mie parti: la strada per l'isolotto di Mozia. La strada in questione è infatti sott'acqua. In antichità l'acqua era un po' più bassa e i carri l'attraversavano per raggiungere l'isola... molto suggestivo
La strada da intraprendere... il percorso da tracciare... i passi da seguire... i luoghi da raggiungere percorrendo una strada piuttosto che un'altra... percorsi differenti... innumerevoli vie... le strade... il bivio che si para davanti talvolta... le diverse direzioni... è la vita, questa qui! La strada è la vita, la vita è un viaggio... e nessuno di noi ha il navigatore satellitare della vita...!!!
RispondiElimina;-)
In alcuni paesini della Sardegna c'e ancora il fascino dei sentieri farinosi, rimasti immutati nei secoli dove d' inverno la neve si posa per formare una morbida coperta bianca. Li puoi ancora sentire il solo rumore ovattato dei tuoi passi. Scusa se sono stata prolissa, ma il tuo post mi è evocato ricordi d' infanzia. Grazie.:)
RispondiEliminaGrazie a tutti per i commenti e per gli interessanti suggerimenti di visita.
RispondiEliminaBellissimo post.
RispondiEliminaGrazie mille per il commento, CIAO!!! :-D