Ecco la foto scattata dalla Maga. Vi ricordo le sue parole: «L’ho scattata lungo il torrente Strona, accanto al ponte di Sorella Acqua. Non me ne sono accorta al momento, ma riguardando la foto a casa ho visto chiaramente l’immagine. Indossa una sorta di mantello che la rende invisibile, perché riflette la luce del sole. Ma l’obiettivo ha colto per caso un riflesso che ne ha svelato la presenza. Al momento mi sono chiesta cosa facesse accanto al ponte. Quando però pochi giorni dopo c’è stata l’alluvione, che ha isolato la valle con le frane, ho capito. Stava proteggendo con un incantesimo il ponte per evitare danni maggiori. Come vedi le "streghe" son tornate, ma per proteggerci dai disastri ambientali che abbiamo combinato!»
E voi, vedete la fata?
No?!?
Allora voglio aiutarvi con questa seconda immagine.
Che ne dite?
Dimenticavo...
Ho chiesto il famoso parere al Maestro.Mi ha dato una risposta con un ampio e articolato preambolo e una conclusione lapidaria.
Il preambolo non è pubblicabile, per decenza.
La conclusione, se ho inteso bene le sue parole, è questa: "Ma non vedi che è un riflesso, matoc d'un matoc!"
Io però, per fare (ne sono certo) dispetto al Maestro e a voi piacere (lo spero), ho deciso di pubblicare lo stesso la foto...
Giudicate voi...
Giudicate voi...
Ma perdiana! Ma CERTO che quella è una fata!!! Io la vedo benissimo: WOW!!!! Non ci sono dubbi in merito!
RispondiEliminaPerché per decenza il preambolo non si può mostrare???
:-0
Per il Maestro è solo un riflesso??? Ma la capacità di sognare e credere ai prodigi???
"matoc d'un matoc!" Che significa??????
Faccio anche io dispetto al Maestro: è una fata, quale riflesso!
;-P
Caratteristica del Maestro è proprio quella di NON credere MAI a ciò che non sia scientificamente e razionalmente dimostrabile. Poiché è una battaglia persa tentare di farlo sognare, ho da tempo rinunciato a discutere con lui per tentare di convincerlo del contrario.
RispondiElimina"matoc", nella sua lingua vuol dire "pazzerellone, buffone".
In questo caso più il secondo, direi.
Il preambolo non è riferibile per decenza, perché questo è un blog per bene che rifiuta le volgarità, il turpiloquio e le bestemmie.
;)))
Santi numi!
RispondiElimina:-O
Ma come, il Maestro non crede a tutto ciò che non sia scientificamente e razionalmente dimostrabile??
:*-(
La razionalità??? Bùùùùù, alla razionalità!!!!!
;-))
Forse avevo troppe aspettative riguardo alla foto... Ma per il momento concordo col Maestro. Questo però vuol solo dire che la caccia fotografica alla fata è ancora aperta
RispondiEliminaHmmm... è una bella suggestione... Sembra veramente una fata... Ma, purtroppo, la mia impostazione scientifico-razionale mi fa pensare inevitabilmente che si tratti soltanto di riflessi... Peccato, però... vorrei tornare a quand'ero bambina e credevo che le fate esistessero davvero...
RispondiEliminaIl Maestro vince due ad uno, per il momento...
RispondiElimina@ Silvia: ora comprendi quanta sofferenza comporti intervistare il Maestro! Tra l'altro internet non consente ancora la trasmissione degli odori, altrimenti la tua cameretta si riempirebbe dell'acre odore del suo sigaro puzzolente!
@ Tenar: ti aspettavi una fatina con le ali e l'abitino blu?
Questo è ciò che passa il presbiterio della Valstrona... Comunque hai ragione: la caccia (fotografica) è aperta.
@ Veggie: non dobbiamo mai smettere di far volare la fantasia e soprattutto non si deve mai dire che le creature del piccolo popolo non esistono.
Ogni volta che ciò accade, un folletto o una fata muore!
Ciao, sono Fabrizio e vivo nella piccola frazione di Marmo, il luogo dove la Fatina dell'Acqua è rimasta intrappolata in un fotogramma, per me, vitale. non pensavo di rivederla ancora. prima di essere liberata viveva sul fondo di un antico lavatoio, appena dopo il museo del Gin, al Piano del Prato, un tempo una torneria del legno. fu liberata dalla sua prigione da un bambino del paese, tanto tempo fa. con lei però sono fuggiti anche i tanèbar, spriti malvagi suoi carcerieri.ancora oggi si può visitare l'antica prigione, ormai vuota.per vedere l'ira dei tanèbar bisogna recarsi ad un meraviglioso paesino ormai disabitato sopra Sambughetto: Prato.custodisco gelosamente la leggenda della mia fatina dell'acqua e quanto pare lei ancora mi ricorda.
RispondiEliminacioa
ciao, sono fabrizio e vivo nella piccola frazione di marmo, il luogo dove è rimasta intrappolata in un fotogramma, per me vitale, la piccola fatina dell'acqua. molto tempo fa viveva intrappolata sul fondo di un antico lavatoio poco distante dal ponte di sorella acqua. un giorno un bambino del paese la liberò. insieme a lei fuggirono anche i tanèbar anime dannate. la prigione della piccola fatina ancora oggi è visitabile: quello che non c'è più è la gelida acqua che la teneva incatenata. anche la rabbia dei demoni la si può assaporare visitando un meraviglioso paesino ormai disabitato sopra sambughetto:prato
RispondiEliminaconservo gelosamente la leggenda della mia fatina dell'acqua e da quello che vedo pure lei non mi ha dimenticato.
ciao
@ Fabrizio: Adesso ho capito da dove veniva! Grazie per l'informazioni e complimenti per la passione che nutri per queste storie.
RispondiEliminaPS
RispondiEliminainteressante questa storia dei i Tanèbar. Proverò a sentire la Maga sull'argomento.