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lunedì 23 gennaio 2017

Donne e motori, son gioie e dolori



L'Intortatore ha sempre avuto due passioni, una su quattro ruote e l'altra su due gambe, anche se recentemente ha scoperto anche un tardivo amore per le due ruote a pedali. Non so dirvi se per i dolori che l'una e l'altra gli hanno sempre dato o piuttosto per il desiderio di mantenersi in forma seguendo la moda.

Anche in questo campo ovviamente il rispetto delle regole è quello dell'italiano medio che ben rappresenta. Pretende misure dure, anzi durissime, con gli altri e immunità larghe, anzi larghissime per se stesso.
Se una bandiera unisse questa schiera, starebbe legata al dito medio con cui saluta ogni cartello di divieto. E quando questo non è isolato, ma viene reiterato due, tre volte, ecco alzarsi forte la sua voce contro lo Stato che conculca le libertà individuali.
Una cosa del genere gli successe qualche mese fa, sulla tangenziale di Borgomanero, che imboccò in bicicletta di gran carriera, sbeffeggiando i tre o quattro cartelli, di varie dimensioni, posti all'imbocco, esponenti chiaramente il divieto di accesso per i ciclisti.
L'idea di rinunciare a percorrere quel tratto gli parve la violazione del primo emendamento, non scritto, alla Costituzione:
"Ho il diritto a fare ciò che voglio finché non mi beccano".
E così via a far forza sui pedali, sentendosi un novello Sante Pollastri, per superare quel breve tratto in salita prima di incrociare qualche pattuglia della stradale. La cima, sempre più vicina, profumava già di vittoria, quando avvenne l'imprevisto. Proprio all'inizio della discesa, praticamente invisibile, si celava una giunta metallica tra i due tratti del ponte, con fessure così larghe da rivelarsi un'autentica trappola per i ciclisti. 
Troppo tardi l'Intortatore comprese che il divieto era posto in maniera così reiterata non già per un generico capriccio dell'ente competente, ma per sgravarlo da qualsiasi responsabilità in caso di incidente, in ottemperanza al secondo emendamento non scritto della Costituzione:
"Io te l'ho detto, poi arrangiati".
La ruota finì imprigionata tra le lastre metalliche, spezzandosi e proiettando il nostro sul duro asfalto. Lo vidi così, malconcio e ammaccato accanto alla sua bici altrettanto malmessa, quando arrivai in auto qualche minuto dopo.
Feci finta di niente e passai oltre, obbedendo al terzo emendamento, altrettanto non scritto:
"fatti i fatti tuoi e camperai cent'anni".

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