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domenica 26 luglio 2015

Quota 200. Un racconto giallo. Quarta parte



Martedì, ore 17

Anche se la pioggia era un po’ diminuita, era stata superata la quota 196.81 fissata dalla Prefettura quale livello di esondazione generale del lago. Tutta l’area a valle della strada del Sempione era a rischio.
«Non può piovere per sempre, Maresciallo.». 
«Ma può sempre piovere troppo, Martelli. Non fare il filosofo e dammi il referto del medico, che è meglio.» 
La morte era avvenuta circa dodici ore prima del ritrovamento del cadavere. Maccagno era stato ucciso con un violento colpo alla testa inferto dall’alto verso il basso con un corpo contundente. La ferita coincideva con la base della statuetta del San Carlone, immersa nella cassetta del water, dopo essere stata accuratamente lavata. Dalla cassetta antinfortunistica del bagno mancavano i guanti di lattice, usati per manipolare l’oggetto.
Questo portava ad escludere ulteriormente che l’omicidio potesse essere opera di un ladro o di un balordo entrati per rubare e sorpresi dalla vittima. L’assenza di impronte anche nell’ufficio suggeriva inoltre che l’assassino fosse stato attento a non lasciare tracce e a cancellare quelle esistenti. 
«Notizie del Rosati?»
«È finito nei guai cinque anni fa, quando ad un controllo è risultato in possesso di pochi grammi di marijuana. Inoltre ha collezionato varie multe tra cui una per guida in stato di ebbrezza. Stiamo cercando di rintracciarlo.»
«Cosa mi dici della Zoppi?»
«Ha un appartamento di proprietà in cui vive da sola essendo separata dal marito. Ha due passioni: i gatti e il karatè. È cintura marrone e dicono che sia pure brava.»
Bussarono alla porta. 
«Maresciallo, abbiamo i tabulati telefonici» Spadaro entrò con un foglio in mano. «Nel pomeriggio di martedì sono state effettuate due lunghe chiamate dal fisso indirizzate allo studio commercialista della Maccagno Editore. Dal cellulare del Maccagno sono partite invece quattro chiamate, nessuna in entrata. La prima è alle 15.17, dura cinque minuti ed è diretta al cellulare di Maccagno Arturo. È lo stesso numero su cui l’abbiamo rintracciato. A questa stessa utenza è stata indirizzata l’ultima chiamata, alle ore 18.41, durata un minuto e 34 secondi. Il ricevente risulta agganciato ad una cella di Mantova. Alle 16.10 è stata effettuata una chiamata di otto minuti verso un numero intestato a Mogano Giovanni. Alle 16.57 il Maccagno ha fatto una telefonata di dodici minuti a Terzi Aldo.»
«Terzi è lo scrittore di punta della casa editrice» commentò De Lorenzi. «Ma dove ho sentito il nome di questo Mogano?»
Controllò i suoi appunti. 
«Ecco qua. È il nome del primo dei romanzi scartati. Aspetta, lasciami il foglio dei tabulati: voglio sentire Mogano e Terzi per capire di cosa hanno parlato con Maccagno. Spadaro, leggiti tutti i dattiloscritti già che ci sei e vedi se ci sono appunti.»


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