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domenica 29 giugno 2008

Noci e streghe. Parte 5, le streghe





Secondo la leggenda, alla morte di Barbato (682) il diavolo avrebbe fatto crescere un nuovo noce, in un altro luogo della zona. Fuori dal mito, è possibile che, passata l’ondata repressiva con la morte dell’intransigente vescovo, i riti pagani siano ripresi in un altro luogo della valle del Sabato. Da qui viene, forse, il nome di “sabba” associato a questi riti.

Aveva ragione, Piperno, a situare all’epoca longobarda l’origine della tradizione? Nella sua ricostruzione ci sono alcuni elementi che non tornano. Intanto egli riteneva che l’albero dei longobardi fosse un noce (anzi IL noce), notizia che non è riportata nella Vita di Barbato, come abbiamo visto.

Una delle prime testimonianza si deve a San Bernardino, che ne parlò in una predica a Siena nel 1427: "Elli fu a Roma uno famiglio d'uno cardinale, el quale andando a Benivento di notte, vidde in su una aia ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani; e così mirando elle ebbe grande paura. Pure essendo stato un poco a vedere, elli s'asicurò e andò dove costoro ballavano, pure con paura, e a poco a poco tanto s'acostò a costoro, che elli vidde che erano giovanissimi; e così stando a vedere, elli s'asicurò tanto, che elli si pose a ballare con loro. E ballando tutta questa brigata, elli venne a sonare mattino. Come mattino toccò, tutte costoro in un subito si partiro, salvo che una, cioè quella che costui teneva per mano lui, che ella volendosi partire coll'altre, costui la teneva: ella tirava, e elli tirava. Elli le venne tanto a questo modo, che elli si fece dì chiaro. Vedendola costui sì giovana, elli se ne la menò a casa sua. E odi quello che intervenne, che elli la tenne tre anni con seco, che mai non parlò una parola. E fu trovato che costei era di Schiavonia. Pensa ora tu come questo sia ben fatto, che elli sia tolta una fanciulla al padre e a la madre in quel modo. E però dico che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o maliarda, o incantatori o streghe, fate che tutte sieno messe in esterminio per tal modo, che se ne perdi il seme; ch'io vi prometto che se non se ne fa un poco di sagrificio a Dio, voi ne vedrete vendetta ancora grandissima sopra a le vostre case, e sopra a la vostra città".

Quali che fossero i motivi della riunione descritta, attorno all’albero danzavano “donne e fanciulli e giovani”, non guerrieri e nemmeno uomini, fatto difficilmente spiegabile se l’origine della pratica fosse realmente il rito guerriero longobardo.
Del resto, secondo la tradizione locale, sotto la pianta continuarono a riunirsi per secoli le “Janare” (streghe), termine dialettale che si vuole derivato dal latino ianua (“porta”) ovvero da Dianaria (o Dianiana), aggettivo derivato da Diana. Seguaci di Diana, insomma.

Il noce di Benevento ebbe notevole fortuna nelle leggende di vari luoghi. Il povero Pietro Piperno scrisse i suoi trattati per dimostrare l’infondatezza della diceria che voleva Benevento “città delle streghe”. Per farlo mise assieme così tanti aneddoti e racconti, tratti dai più noti trattati demonologici dell'epoca, che finì col dimostrare suo malgrado che Benevento era considerata la “capitale” delle streghe in tutta Europa.

Benevento e il suo sinistro sabba compaiono infatti, come vedremo, in molti processi per stregoneria…

3 commenti:

  1. Ciao!
    Ti informo che la storia speciale di San Vito 2008 pubblicata sulle tovagliette in distribuzione ad Agosto e Settembre ad Omegna,Orta, Gravelona Gozzano , Borgomanerese ecc sarà ambientata ad Orta sull'isola di San Giulio e avrà come protagonista la mitica Cusio Woman e me medesimo. Inoltre sarà disegnata da un fumettista bravissimo ;)!

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  2. Ti ringrazio per la segnalazione.

    Per inciso, i lettori di questo blog possono essere informati in tempo reale di ogni aggiornamento del blog del Capitano grazie al permalink aggiunto recentemente.

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  3. Piú giú, in fondo alla Tuscolana...!?...passavo per un saluto!

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