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sabato 31 marzo 2012

A piedi nella Bottega del mistero



Ci sono rocce su cui antichi piedi impressero segni indelebili. Ci sono tracce antiche come l’uomo
Ci sono tracce a dir poco miracolose. Di questo parleremo nella prima parte della bottega del mistero.
Nella seconda parte parleremo di piedi di bambini che trovano qualcosa di molto brutto per le vie della città.



Di questo parleremo stasera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e delle storie che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 31 marzo ha come tema PIEDI

Per ascoltare Siamo in Onda:
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia
- INTERNET in streaming su www.puntoradio.net

Per intervenire in DIRETTA:
- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it
- via SMS:.389 96 96 960

Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)

La foto è una cortesia di ELE.

giovedì 29 marzo 2012

Ai piedi di Siamo in Onda

Tra le poche tracce lasciate dall’uomo su un corpo celeste diverso dalla Terra ci sono le impronte degli astronauti che effettuarono le passeggiate lunari. Impresse nella polvere ma destinate a durare nei secoli per l’assenza di agenti atmosferici in grado di cancellarle.

Perché una delle caratteristiche dell’uomo è di marcare il territorio con le orme dei  propri piedi.

E quando Robinson Crusoe vide impronte di piedi nudi sull’isola deserta dove era naufragato comprese di non essere solo, ma in compagnia di cannibali…


C’è però solo un programma radiofonico in grado di rimettere in piedi il buonumore con buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 31 marzo avrà come tema della serata proprio PIEDI.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

guardando il mondo con più calma, cosa apprezzi di più?

Ditelo  inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.

Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it


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La foto è una cortesia di Ele

martedì 27 marzo 2012

Le vespe della musica


Dal Cinquecento l’Inghilterra diede vita a vari tentativi di colonizzazione del nord America. In molti casi l’esperimento riuscì. In altri fallì. È il caso della colonia dell’isola di Roanoke, la seconda fondata nel nord America (nel 1585), i cui 117 abitanti scomparvero misteriosamente nel 1590.
Ancora oggi non c’è certezza sulla loro sorte. Le teorie spaziano dalle guerre con gli indiani, alla siccità che avrebbe costretto i coloni a cercare rifugio altrove, fino a quelle romanzesche che ipotizzano maledizioni demoniache o attacchi di morti viventi contro la “colonia perduta”.

I discendenti dei coloni inglesi che nel Seicento diedero vita alla colonie americane vengono individuati con l’acronimo WASP (in inglese  significa “vespa”), che indica un individuo “White Anglo-Saxon Protestant” vale a dire un “Bianco Anglo-Sassone Protestante”.
I WASP costituiscono una sorta di aristocrazia americana, coi suoi rituali, passatempi, circoli esclusivi e formazione nelle migliori università. Cultura, buona educazione, legami familiari e religione sono gli elementi che hanno consentito ai WASP di detenere le chiavi del potere economico e politico.

Quando però a salire sul palco è una band che porta il nome di W.A.S.P.(coi punti tra le lettere) ci dobbiamo aspettare qualcosa di molto lontano dalla classica educazione WASP.
Quel che pensa Blackie Lawless, il leader incontrastato del gruppo, di un’esibizione live è molto chiaro: «Mi sono sempre annoiato a morte guardando band che salivano sul palco in t-shirts e jeans e stavano ferme per tutta la notte… Preferirei essere morto che stare sul palco in quel modo. Ciò che posso dire è che se pensate di aver già visto cose folli, dateci tempo e non crederete ai vostri occhi. »

Capelli lunghi, vestiti eccentrici, performance piene di allusioni sessuali e sangue finto per una musica energica che coniuga le sonorità del rock americano con la potenza della musica heavy metal inglese.
Il primo singolo dei W.A.S.P è “Animal (Fuck Like a Beast)”, una canzone così perversa e trasgressiva da scatenare la durissima reazione della P.M.R.C. (Parents Music Resource Center), che scatenò una guerra legale ed ideologica con la band che si trascinò a lungo.

L’origine del nome della band è misteriosa. Tra i fan è persino corsa la leggenda che W.A.S.P. significhi  "We Are Sexual Perverts" ("siamo maniaci sessuali").
Secondo il primo bassista Rik Fox il nome deriverebbe invece molto più semplicemente da una vespa, schiacciata sotto una foglia di un albero di avocado. Ma Blackie Lawless ha risposto negando, contro ogni evidenza, che Rik Fox abbia mai fatto parte dei W.A.S.P. 

W.A.S.P. - Wild child

domenica 25 marzo 2012

Ronzanti pungiglioni volanti



Fin dall’antichità le api furono considerate simbolo dell’operosità, della fatica virtuosa e dell’ordine. La loro natura sociale ne faceva il modello a cui ispirarsi per le comunità umane, in particolar modo quelle dalla struttura gerarchica fortemente piramidale.
Così nell’antico Egitto il simbolo geroglifico dell’ape indicava il Faraone. Che comandava su sudditi che evidentemente desiderava veder lavorare, operosi, instancabili e obbedienti come api.

Per contro le vespe erano usate per indicare uomini feroci, dediti al male e nascosti in luoghi sotterranei e inaccessibili. I loro nidi erano simbolo degli inferi, da cui era meglio tenersi alla larga. Infatti ancora oggi si dice “cadere in un vespaio” per indicare luoghi pieni di malignità e pericoli.
Invece i prodotti delle api andavano sugli altari. Nelle candele, la cera era simbolo della carne di Cristo, lo stoppino della sua anima e la fiamma della sua divinità. Le vespe al contrario erano simbolo dell’eresia, insidiosa, pericolosa e da soffocare col fumo e il fuoco.

Le api compaiono negli emblemi araldici come simbolo di operosità, lavoro e dolcezza. Famose sono le tre api della famiglia romana Barberini; o le api sul mantello di Napoleone, che rappresentavano l’industriosità dei Parigini e riprendevano un antico simbolo dei primi re francesi.
Mentre i sovrani tenevano per sé le api, sul lago d’Orta, per la precisione a San Maurizio d’Opaglio gli abitanti delle diverse frazioni venivano indicati con “titoli” scherzosi. Così gli abitanti di Briallo erano i “Matarogn” (calabroni), mentre quelli di Lagna “Vesp” (vespe). E c’è da scommettere che quando s’incontravano volassero scintille.

La vespa insomma per molto tempo ebbe una fama negativa, di animale collerico e attaccabrighe, dedito al male. Ci volle una guerra per cambiare questo sentire diffuso. Nel 1944 una casa motociclistica con sede a Pontedera (PI) fu costretta a trasferire la produzione nel Biellese, zona ritenuta più sicura rispetto ai bombardamenti degli Alleati.
Qui venne concepito un prototipo di scooter denominato Moto Piaggio 5 o MP5 Paperino. Il prototipo non venne messo in produzione, ma nel 1946 fu rielaborato e divenne il modello della Vespa Piaggio, che rivoluzionò i trasporti negli anni Cinquanta con la sua praticità ed economicità.

Dalla Vespa nacque un altro veicolo di grande successo. Nel 1948 venne progettato un motofurgone su tre ruote che originariamente era una vespa con un rimorchio attaccato. E l’Ape Piaggio ebbe un successo straordinario.
Per dimostrare la validità del mezzo, nel 1998, due milanesi, che si fanno chiamare gli Apenauti effettuarono la traversata del continente euroasiatico, da Lisbona a Pechino a bordo di due Ape TM a miscela.

La foto è una cortesia di ELE.

sabato 24 marzo 2012

Una vespa nella Bottega del mistero



Gli antichi miti riguardanti quegli insetti ronzanti e dotati di pungiglione che rispondono al nome di api e vespe. Utili e laboriose le prime, rapaci e pericolose le altre. Ma se ad un insetto attaccate la targa tutto cambia.
Nella seconda parte parleremo di un gruppo musicale oltraggioso e pungente… come una vespa.



Di questo parleremo stasera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e delle storie che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 24 marzo ha come tema VESPA




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La foto è una cortesia di ELE.

giovedì 22 marzo 2012

Siamo in Onda prende la vespa



Vespe truccate, anni '60, girano in centro sfiorando i 90, rosse di fuoco, comincia la danza, di frecce con dietro attaccata una targa.
Lunapop


Il nome di un insetto pungente con attaccata una targa diventa un mito dell’Italia del dopoguerra. Basta pensare a Gregory Peck e Audrey Hepburn che sfrecciano per le vie di Roma nell’indimenticabile “Vacanze romane” che fece scoprire al mondo le bellezze dell’Urbe e la sua “dolce vita”



C’è però solo un programma capace di mettervi in sella per farvi scoprire le bellezze del sabato sera radiofonico regalandovi buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 24 marzo avrà come tema della serata proprio VESPA.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

cosa rappresenta per te un mito?


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martedì 20 marzo 2012

Rompendo ogni regola



“Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è, infinita.” È una frase del poeta, incisore e pittore inglese William Blake (1757-1827).
Considerato ai suoi tempi un pazzo visionario, Blake fu il cantore della tigre, cui dedicò una delle poesie inglesi più famose. “Tigre! Tigre! Divampante fulgore / nelle foreste della notte / quale fu l'immortale mano o l'occhio / che ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?”
Tra i molti suoi lavori, Blake illustrò l’Inferno di Dante, continuando l’opera fin sul letto di morte. Smise solo per disegnare un ultimo ritratto della donna amata, il suo angelo disse, prima di chiudere gli occhi per sempre.
Blake esercitò una forte influenza sulla cultura visionaria del Ventesimo secolo. In particolare influenzò lo scrittore Aldous Huxley che scrisse il saggio “The Doors of Perception”. Nel saggio è contenuta anche la citazione di Blake e ad essa si ispirarono alcuni giovani musicisti californiani in cerca di un nome per la loro band. Nacquero così The Doors.
Una miscela di rock psichedelico e rock and roll per questo gruppo dominato dalla figura carismatica di Jim Morrison, voce e front man, che sul palco e fuori sfidava ogni regola, andando persino contro la legge.
All’inizio del 1967 esce il loro primo album, “The doors”. Alla fine dell’anno, durante un concerto, Morrison viene arrestato dalla polizia con l’accusa di oscenità in luogo pubblico. Poco prima di salire sul palco aveva litigato con un poliziotto che l’aveva sorpreso con un’amica nelle docce e si era pure preso una manganellata in faccia.
La dipendenza da alcool e droga di Morrison gli causò negli anni seguenti altri problemi, con nuovi arresti, processi e persino un collasso sul palco. In un crescendo di strappi alle regole, più o meno leggendari, Morrison fu persino accusato di atti osceni sul palco di un concerto a Miami.
Nell’agosto 1970 i Doors partecipano al grande festival dell'isola di Wight, l’ultimo dell’era hippie cominciata con il Monterey Pop Festival nel 1967 e consacrata da quello di Woodstock del 1969. Un’era contrassegnata dal desiderio di rompere tutte le regole della società tradizionale.
Al festival dell'isola di Wight era presente anche Jimi Hendrix che uno strano destino accomuna a Jim Morrison. Un destino che sembra avere i connotati di una maledizione.
Il 18 settembre 1970, Hendrix venne trovato morto in un appartamento preso in affitto a Londra. Il 3 luglio 1971 una sorte simile toccò Jim Morrison in una casa di Parigi. In entrambi i casi sono sorte leggende e misteri attorno alle cause del decesso. Una cosa è certa: entrambi avevano 27 anni e sono tra le vittime della “maledizione del 27” che sembra perseguitare molti cantanti.

domenica 18 marzo 2012

Le antiche leggi del lago d’Orta



Il 25 ottobre 1219 una grande folla si era riunita nella basilica di San Gaudenzio a Novara. Dopo circa 20 anni di guerra tra il Comune e il Vescovo la pace era finalmente vicina. Le parti si erano affidate a due arbitri che avrebbero deciso i termini dell’accordo.
I due erano Giacomo da Carisio, vescovo di Torino e vicario dell’imperatore, e l’arcivescovo di Milano, Enrico di Settala. Ma quando lessero la sentenza, a loro sfavorevole, i Novaresi si alzarono in piedi, protestando. Allora Giacomo da Carisio li richiamò al rispetto del giuramento solenne che avevano prestato, di accettare in ogni caso l’arbitrato.
Con l’accordo del 1219 al Vescovo di Novara veniva riconosciuta la signoria su un’area comprendente varie comunità sulle rive del lago d’Orta da Gozzano in su, con l’esclusione di Omegna.
Nasceva così un feudo che si caratterizzò per la decisa autonomia rispetto alle altre terre del Novarese. Anche quando quest’ultimo fu annesso allo Stato di Milano per passare poi sotto il dominio spagnolo, la Riviera di San Giulio mantenne la propria autonomia, sino alla fine del Settecento.
Nel 1344 il cremonese Guglielmo Amidano, Vescovo di Novara, promulgò nuovi statuti per la Riviera di San Giulio, al fine di “rimuovere i motivi di scandalo e comporre le liti che la natura dell’uomo ogni giorno tende a suscitare”. I suoi successori li integrarono con altre norme nei secoli seguenti.
Gli statuti comminavano pene severe ai ladri, che rischiavano la fustigazione per le vie di Orta, il taglio della mano destra e persino la forca in caso di recidiva. Ma erano puniti anche la bestemmia e il gioco d’azzardo, rei di minare le virtù morali degli abitanti. E vi erano persino prescrizioni su norme che definiremmo di igiene pubblica, come le frodi alimentari.
Per i reati più gravi il giudizio spettava al Vescovo, che esercitava sia il potere spirituale che quello civile, mentre per gli altri era il Castellano, un funzionario laico nominato annualmente dal Vescovo.
Esso risiedeva nel castello che sorgeva sull’Isola di San Giulio, dove si trovavano le carceri (altre erano a Gozzano) e dove si eseguivano le condanne capitali. L’aspetto interessante è che il Castellano non poteva insediarsi sull’isola senza il consenso degli abitanti. Cosa che talora avvenne, ad indicare che non si trattava di un parere formale.
Secondo molti storici il dominio vescovile era decisamente più mite rispetto a quello esercitato su altre terre dai poteri laici.
In effetti la Riviera di San Giulio era nella sostanza una sorta di repubblica, benché fosse sottoposta al Vescovo che era anche Conte. Larghe autonomie erano concesse alle comunità, che potevano votare ed eleggere i propri rappresentanti che si trovavano nel palazzotto di Orta per decidere degli affari comuni.

sabato 17 marzo 2012

Le regole della Bottega del mistero



Un feudo medievale ai confini della Lombardia e del Piemonte. Una repubblica retta da un vescovo conte. Una serie di regole sorprendentemente moderne. E all’estremo opposto di un gruppo capace di rompere ogni regola che si ispira alle parole di un poeta visionario ebbro d’arte e d’amore.

Di questo parleremo stasera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e delle storie che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 17 marzo ha come tema REGOLE




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giovedì 15 marzo 2012

Siamo in Onda e le sue regole



Le regole sono nate per impedire ai disonesti e ai cretini di fare disastri. Ma la lotta è impari, perché i disonesti le conoscono e sanno come aggirarle, mentre i cretini vi diranno, dopo, che non le conoscevano.

C’è però solo un programma che ha una sola regola ben precisa: darvi buona musica e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 17 marzo avrà come tema della serata proprio REGOLE.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

qual è una tua regola fondamentale di vita?

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martedì 13 marzo 2012

La danza del ragno




In una delle terre che anticamente portavano il nome di Enotria si coltiva un vitigno il cui nome è doppiamente nero.
Il nome viene infatti dal latino “niger” (“nero” in latino”) e “mavros” (“nero” in greco antico, diventato “maru” nel dialetto). Il Negroamaro (o Negramaro), un vitigno a bacca nera che viene coltivato soprattutto nel Salento, in Puglia.

In questa terra dalla storia antichissima esisteva una tradizione antica e misteriosa. Si riteneva infatti che il morso di un ragno velenoso e di grosse dimensioni che vive da quelle parti, la tarantola, potesse indurre una malattia simile all’epilessia ma diversa da questa, chiamata appunto tarantismo.
Per curarla i malati si recavano alla chiesa di San Paolo di Galatina dove venivano curati attraverso un particolare esorcismo musicale e utilizzando l’acqua di un pozzo. Da un lato la sua acqua serviva a curare i Tarantolati; dall’altro la sua presenza benefica ha sempre preservato i galatinesi dal contagio. La scelta di San Paolo è dovuta al fatto che negli Atti degli Apostoli si dice che fu morso da una vipera senza subire alcun danno dal veleno.

I tarantolati, oltre a bere l’acqua, cominciavano a danzare al ritmo di una musica ossessiva e indiavolata, la “pizzica”, lasciandosi andare a movimenti sempre più sfrenati. E se la musica cessava cominciavano a singhiozzare e disperarsi. Quando infine vomitavano nel pozzo l’esorcismo si considerava riuscito e i malati guariti.
Alcuni ritengono che il tarantismo, oggi scomparso, fosse una forma di isteria che colpiva soprattutto le giovani donne nubili nel caldo periodo estivo. Altri ipotizzano che potesse essere innescato dal morso di un ragno, ma non quello dell’innocua (di fatto) tarantola, ma quello della più pericolosa vedova nera mediterranea o malmignatta (Latrodectus tredecimguttatus). Studi recenti hanno ipotizzato tra l’altro che il ballo convulso possa favorire il rilascio di endorfine capaci di neutralizzare gli effetti del veleno di questo ragno.

La “pizzica”, come musica, è comunque sopravvissuta alla fine del tarantismo, dando vita ad una riscoperta delle tradizioni musicali salentine che ha portato a farle conoscere ad un pubblico non solo nazionale. In questo movimento vari artisti si sono fatti notare per la capacità di innovare la tradizione dando vita a sonorità moderne con radici molto antiche.
Tra questi i più famosi sono i Negramaro, che prendono il nome proprio dal vitigno, esplosi con il brano “Mentre tutto scorre”, presentato senza successo a Sanremo, ma che scalò subito le classifiche, grazie anche al fatto che il regista D’Alatri scelse varie canzoni per la colona sonora del film “La febbre” con Fabio Volo. Attualmente i Negramaro sono uno dei gruppi più apprezzati del panorama musicale italiano.

Negramaro – Sing-hiozzo

lunedì 12 marzo 2012

Presentazione Quaderni Cusiani n. 3



Sabato 17 marzo 2012, alle ore 15,30 presso la Chiesa Parrocchiale di San Maurizio d’Opaglio si terrà la presentazione dei
Quaderni Cusiani 3
Rivista dell’Associazione Cusius
Interverranno:
dott. Andrea Del Duca,
direttore Ecomuseo del Lago d’Orta e del Mottarone

dott. Giacomo Gagliardini
Presidente dell`Ente regionale di gestione dei Sacri Monti del Piemonte

Seguirà piccolo rinfresco
 

Sommario
  • Uberto Pestalozza, Premesse allo studio dell’istituto consolare nell’ordinamento della Riviera d’Orta, di Gozzano e pieve e di Soriso.
  • Carlo Carena, L. A. Cotta, il simposio e la poesia. Cultura letteraria cusiana nel Seicento.
  • Fiorella Mattioli Carcano, Vicende istitutive e formative del Comune di Orta San Giulio tra Ottocento e Novecento.
  • Maurizio Bettoja, Il costume sulla Riviera d’Orta.
  • Francesco Ronchetti, Il culto e le feste di santa Concordia martire nel borgo di Orta.
  • Simone Riccardi, Un poco noto crocifisso del Trecento proveniente da Armeno.
  • Angelo Marzi, Modelli e tipologie dei Sacri Monti italiani.
  • Valerio Cirio, Primi risultati sui pittori Rinaldi di Armeno.
  • Tiziano Villa, Intervento di restauro dell’apparato decorativo interno alla Chiesa parrocchiale di San Maurizio d’Opaglio.
  • Marina Dell’Omo, Dipinti da lontano per la chiesa parrocchiale di Coiromonte.
  • Susanna Borlandelli, La cappella della Madonna del Rosario nella parrocchiale di Coiromonte (con aggiornamenti sull’attività dei pittori Monti e dell’intagliatore Bartolomeo Ravelli).
  • Battista Beccaria, I mulini di S. Giulio nel Medio Novarese tra Alto e Basso Medioevo. Una presenza di protoindustria “fortificata” del tempo nel “Borgomanerese”.
  • Lino Cerutti, Se non si fosse uomini si piangerebbe. Diario di guerra nei Balcani.
  • Magda Peretti, Maria Maddalena Peretti, un’imprenditrice dell’Ottocento.
  • Dorino Tuniz, Piccole cronache di un paese di montagna.
  • Gianmaria Brambilla, Lo storico Circolo Vela di Orta.
  • Silvano Ferro, In Internet una nuova metodologia che facilita le ricerche genealogiche.  Località del Verbano Cusio Ossola e del Novarese fra “I Luoghi del Metodo Ferro”.
  • Inserto fotografico di Carlo Pessina: Il paesaggio del Cusio nei dipinti.

domenica 11 marzo 2012

Un tralcio molto antico



Quando si parla di singhiozzo nelle barzellette si pensa agli ubriachi. Ma chi prese la prima, mitica sbronza? Secondo la Bibbia il patriarca Noè, sfuggito al Diluvio Universale, scese dall’Arca e cominciò a coltivare la vite. Fu il primo e poiché non conosceva gli effetti del vino ne bevve troppo e si addormentò ubriaco fradicio e mezzo nudo.
Secondo i Greci il vino giunse nella loro terra dall’oriente. Fu Dioniso, il dio straniero, a portarlo. Infatti era raffigurato con una tazza in mano ed era accompagnato da un corteo di satiri ubriachi. Nell’Odissea invece l’astuto Ulisse, consapevole degli effetti che poteva avere, per sfuggire al gigante cannibale Polifemo gli offrì tantissimo vino. E quando quello si addormentò, completamente sbronzo, lo accecò bruciandogli l’unico occhio.

Quando colonizzarono l’Italia meridionale i Greci introdussero la coltivazione della vite che attecchì così bene che quelle terre presero il nome di Enotria vale a dire “terra dove si coltiva la vite e si produce il vino”.
Alcuni studiosi ritengono però che la vite fosse già coltivata in Italia prima dell’arrivo dei Greci. Gli Etruschi la coltivavano infatti con un sistema diverso. Facevano crescere i tralci appoggiandoli agli alberi invece di sorreggerli con bastoni. Il sistema della “vite maritata”, come viene chiamato, fu introdotto dagli Etruschi anche nella Pianura Padana, dove avevano fondato dodici città (ma a parte Bologna, Mantova e Marzabotto l’ubicazione delle altre rimane misteriosa).

Poiché il clima era diverso dalle calde colline mediterranee fu necessario selezionare dei vitigni resistenti al freddo e ai climi nebbiosi della pianura. Nacque così l’antenato del Nebbiolo.
Poiché le popolazioni celtiche che vivevano dall’altra parte del fiume Po apprezzavano molto il vino impararono a loro volta a coltivare la vite. Nel frattempo vendevano i pregiati vini greci ed etruschi ai loro cugini Galli che abitavano dall’altra parte delle Alpi.

I Celti avevano un loro modo di trattare il vino. Innanzitutto coltivavano la vite maritata secondo il metodo etrusco. Tracce di queste coltivazioni si vedono ancora nel Novarese, ad esempio a Carpignano Sesia.
Inoltre erano capaci di costruire botti grandi come case, come riferirono gli sbigottiti viaggiatori Romani. E poi bevevano il vino puro, come la birra che producevano da tempo immemorabile, prendendo sbronze epiche. I Romani invece tagliavano il vino con l’acqua e altre sostanze come miele, frutta e petali di fiori. E persino diacetato di piombo, detto zucchero di piombo, per addolcirlo. Un composto molto pericoloso per la salute. Dopo di che davano dei  barbari ai Celti.

sabato 10 marzo 2012

Un singhiozzo nella Bottega del mistero


Si può singhiozzare per vari motivi. Per il dolore di un pianto, per aver mangiato troppo o per eccessivo consumo di vino. Noi alla fine preferiamo questo ultimo motivo e ve ne parleremo stasera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e delle storie che si celano dietro una canzone (nella seconda).
La puntata di sabato 10 marzo ha come tema SINGHIOZZO

giovedì 8 marzo 2012

Siamo in Onda vi fa passare il singhiozzo!


Il vino fa buon sangue, si dice. Ma troppo vino vi ha fatto venire il singhiozzo? Niente paura, bevete da un bel bicchiere d’acqua sette gocce e il singhiozzo magicamente sparirà! Dimenticavo: probabilmente sparirà anche la vostra patente, se dopo vi fanno l’alcool test al volante. E non sarà un bicchiere d’acqua a salvarvi…

C’è però solo un programma che può farvi passare il singhiozzo: è Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 10 marzo avrà come tema della serata proprio SINGHIOZZO.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

Cosa reputi così fastidioso quanto gratuito?

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La foto è una cortesia di Ele  che di vino se ne intende…

martedì 6 marzo 2012

Quando l’estremismo sale sul palco



Nel 1975 il cantautore romano Francesco De Gregori pubblica l’album “Rimmel”, uno dei più venduti del decennio, che contiene singoli di successo (“Rimmel”, “Buonanotte fiorellino”, “Il signor Hood”).
I Settanta non sono anni facili per l’Italia. Alla contestazione studentesca iniziata nel Sessantotto aveva risposto la stagione delle bombe (da Piazza Fontana nel 1969). La crisi petrolifera del 1973, a seguito del blocco delle esportazioni di petrolio dai paesi arabi nei confronti delle nazioni occidentali che appoggiavano Israele, costringeva a piani di “austerity” che includevano il divieto della circolazione la domenica e programmi di risparmio energetico. L’’inflazione galoppava con percentuali a due zeri. Ed era solo l’inizio.


La canzone “Rimmel” contiene vari riferimenti al gioco delle carte. A partire dai quattro assi giocati dalla donna, che il cantante aveva conosciuto sventando lo scippo del suo collo di pelliccia da parte di due balordi. Ma anche il verso "come quando fuori pioveva" e il ricordo di un altro episodio vero, uno zingaro che gli predetto un futuro “vincente”.
Nel frattempo a una stagione di dure lotte sindacali si sovrapponeva una deriva estremista che portava migliaia di giovani a ricercare “l’azione politica”, anche a costo di imbracciare le armi. Non solo formazioni “rivoluzionarie” (come le “Brigate Rosse”), ma anche altri gruppi organizzati. E le ragioni della protesta finivano con l’essere coperte dal rumore dei violentissimi scontri di piazza con la polizia e gli estremisti fascisti, con uso di armi da fuoco, e con feriti e morti da entrambe le parti.


“Rimmel” fu violentemente criticato da alcuni giornalisti, come Giaime Pintor, che accusò il cantautore di aver scritto una canzonetta priva di impegno politico e zuccherosa, nello stile della famosa scrittrice di romanzi rosa, Liala.
Rimmel uscì alla vigilia degli anni più duri e violenti, in cui persino il segretario del sindacato comunista della CGIL Luciano Lama sarebbe stato duramente contestato dagli Autonomi (nel 1977) e le Brigate Rosse avrebbero rapito e assassinato il segretario della DC Aldo Moro (1978) dopo aver massacrato i cinque uomini della scorta. Nessuno poteva dirsi al sicuro.


Il 2 aprile 1976, durante un concerto al Palalido di Milano alcuni studenti della sinistra extraparlamentare salirono sul palco e dopo aver ripetutamente interrotto il concerto leggendo dei comunicati, inscenarono un “processo” contro il cantautore accusandolo, in sostanza, di arricchirsi con la musica.
De Gregori fu duramente colpito da quell’episodio e meditò addirittura di ritirarsi dalle scene. Tornerà sul palco solo due anni dopo in un concerto allo Stadio Flaminio di Roma con Lucio Dalla, con cui aveva già collaborato in “Rimmel” (“Pablo”) e con cui inizierà nel 1979 una fortunata tournée che segnò il ritorno dei concerti pubblici in Italia dopo un periodo di stop a questi eventi causato proprio dal “processo” del Palalido.


De Gregori - Rimmel


La foto è una cortesia di ELE.

domenica 4 marzo 2012

Un tavolo verde sul lago


Un gruppo di uomini si ritrova furtivamente di sera in una casa sul lago, cercando di fare il meno rumore possibile. Tende vengono tirate per riparare l’interno da sguardi indiscreti. Cassetti vengono aperti per estrarne misteriosi oggetti avvolti in carta di giornale. Ed ecco che un panno verde viene steso sul tavolo e le carte fanno la loro comparsa. È l’inizio di un famoso film, girato quasi integralmente sul Lago d’Orta.
Si tratta di “il piatto piange” del 1974, un film di Paolo Nuzzi tratto dal primo e più famoso dei romanzi di Pietro Chiara. Originalmente ambientato a Luino, il film fu girato sul lago d’Orta per ragioni tecniche, ed è solo uno dei tanti realizzati sulle sponde del lago.

sabato 3 marzo 2012

Come quando fuori piove e si trova rifugio nella Bottega del mistero



Questa sera parleremo di uomini che s’incontrano di nascosto per riunioni misteriosissime, di scrittori e dei loro amori, di cantanti e fanatici.

Dove? Ma naturalmente nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e delle storie che si celano talora dietro una canzone (nella seconda). La puntata di sabato 3 marzo ha come tema COME QUANDO FUORI PIOVE


Per ascoltare Siamo in Onda:
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia
- INTERNET in streaming su www.puntoradio.net

Per intervenire in DIRETTA:
- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it
- via SMS:.389 96 96 960

Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)



La foto è una cortesia di ELE.

venerdì 2 marzo 2012

“Ciao Elve!”: laboratori e incontri per l’8 marzo



Dall’8 al 10 marzo, in occasione del ventennale della scomparsa, Novara dedica una serie di incontri e laboratori alla scrittrice Elve Fortis de Hieronymis:una figura fondamentale nel mondo del libro per l’infanzia

La Sezione Ragazzi della Biblioteca Civica di Novara è intitolata a Elve Fortis de Hieronymis, una figura fondamentale nel mondo del libro per l’infanzia che viene ricordata con iniziative a partire dall’8 marzo 2012 in occasione del ventennale della scomparsa. Le manifestazioni sono promosse dal Comune di Novara, Assessorati alla Cultura e all’Istruzione, con il Centro Novarese di Studi Letterari e la collana “Le rane” di Interlinea all’interno del progetto “Nati per leggere”. L’attività di Elve (Cittaducale 1920-Novara 1992) è cominciata nella scuola ed è proseguita nell’editoria e nell’arte, favorendo in Italia una nuova concezione delle pubblicazioni per bambini e ragazzi. Infatti si rivolge alla creatività e al gioco educativo senza dimenticare la natura. Autrice di uno dei libri-bandiera del progetto nazionale “Nati per leggere” (Che tempo fa?, realizzato con la tecnica del collage, come Riccetto), fin dalla sua collaborazione con il “Corriere dei piccoli” Elve è stata anticipatrice dei giochi, oggi tanto in voga anche in tv, con materiali di recupero (carta, cartone, bottiglie di plastica, bicchieri di plastica, tappi, bottoni, cannucce ecc.), raccolti nel libro Così per gioco. Il suo capolavoro è I viaggi di Giac, edito la prima volta da Einaudi e oggi da Interlinea: Giac è un omino di carta di giornale, ritagliato da un bambino e abbandonato su un tavolo in una giornata di pioggia, vicino a un libro aperto. L’omino fa amicizia con un punto di nome Lino che lo accompagna in mille avventure in un mondo di punti, linee, lettere, numeri e giochi, al centro di questo libro sorprendente che avvicina i piccoli lettori all’arte e alla creatività.

giovedì 1 marzo 2012

Siamo in Onda come quando fuori piove

I tuoi quattro assi
bada bene
di un colore solo
li puoi nascondere o
giocare con chi vuoi
o farli rimanere
buoni amici come noi.

F. De Gregori   

Come Quando Fuori Piove e s’inganna il tempo giocando a carte e per ricordarsi la sequenza dei segni si impara una breve frase che c’insegna come il Cuori vale più del Quadri, questi del Fiori, mentre ultimo viene il Picche. E quando ti danno il due di quest’ultimo segno puoi ben capire che la storia è finita…

C’è però solo un programma che può offrirvi buona musica, simpatia e divertimento sia che fuori piova o che la notte sia serena: è Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 3 marzo avrà come tema della serata proprio COME QUANDO FUORI PIOVE.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:


Un piccolo stratagemma che usi come pro memoria…


Ditelo  inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.


Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it



Per ascoltare Siamo in Onda:       
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia - FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia    - INTERNET in streaming su www.puntoradio.net
Per intervenire in DIRETTA: - via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it - via SMS:.389 96 96 960          Buon Ascolto... (Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)

La foto è una cortesia di
Ele