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martedì 22 febbraio 2011

L’Album bianco e le sette nere



Il 22 novembre 1968 fu pubblicato il nono album dei Beatles. Il titolo ufficiale era semplicemente The Beatles, ma è noto anche come White Album o Doppio Bianco per via della copertina totalmente bianca con il nome del gruppo stampato in rilievo.
Il titolo originale avrebbe dovuto essere A Doll's House, ma era stato cambiato per via di un album dal titolo molto simile pubblicato da un altro gruppo inglese, i Family.

L’album nasceva dopo un periodo di tre mesi trascorso in India in un luogo di meditazione sotto la guida di un Guru indiano leader di un movimento meditativo neo indù. Il quartetto di Liverpool tornò in patria con una trentina di canzoni che confluirono in un album doppio.
Nonostante il tempo dedicato alla meditazione le tensioni interne al gruppo sono evidenti. Più che l’opera di un gruppo il disco esprime le personalità di quattro artisti ormai sempre più lontani gli uni dagli altri.
Del resto il periodo indiano era stato denso di contraddizioni; Ringo Starr aveva lasciato il ritiro quasi subito; Paul McCartney si stufò dopo un mese; John Lennon lo abbandonò, trascinandosi dietro George Harrison, quando scoprì che il Guru, oltre a cercare di manipolare il gruppo, aveva fatto esplicite avance sessuali ad una donna della troupe che accompagnava i musicisti. Profondamente deluso John Lennon scrisse la canzone Sexy Sadie come una sorta di accusa contro il  maestro in cui tanto aveva creduto.

Dall’altra parte dell’Oceano c’era tuttavia un altro personaggio, molto più inquietante, che guardava agli stessi Beatles come a dei maestri.
Charles Manson era un ragazzo dalla storia difficile che aveva passato l’adolescenza e la giovinezza tra riformatorio e carceri. Dotato di forte personalità, aveva raccolto attorno a sé una cinquantina di ragazzi sbandati che condividevano con il loro leader, oltre alle rapine e alla droga, un passato difficile.

Nel suo delirio Manson si convinse che le canzoni dei Beatles contenevano dei messaggi a lui indirizzati.
Di più, cominciò a parlare di loro come dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse. E ideò una personale apocalisse di sangue e violenza. Il 9 agosto 1969 un commando composto da alcuni membri della Manson Family entrò nella villa del regista Roman Polansky a Los Angeles massacrando cinque persone, compresa la moglie del regista, l’attrice Sharon Tate, incinta di otto mesi. Il regista si salvò solo perché quella notte si trovava a Londra. Nei mesi seguenti la setta compì altri efferati omicidi finché Manson e i suoi non furono incastrati da un avvocato di origine italiana, Vincent Buglioli, che individuò i colpevoli anche grazie ad un errore di scrittura del titolo di una canzone dei Beatles,  Healter Skelter, da cui Manson era ossessionato e che interpretava come “fine del mondo”.

Non dimentichiamo poi che un tragico destino colpì anche uno dei Beatles, John Lennon, che alcuni anni più tardi cadde sotto i colpi di pistola di un altro pazzo in cerca di gloria.
In ogni caso, al di là di questi tragici avvenimenti la canzone dal punto o di vita musicale è nota per aver anticipato elementi dei generi hard rock e heavy metal rock sviluppati solo nei decenni successivi. Anche per questo è stata oggetto di numerose interpretazioni da parte di gruppi come quelle degli Aerosmith, dei Mötley Crüe, degli Oasis e naturalmente degli U2.

Helter Skelter, The Beatles



Il testo è tratto da "il bianco e il nero nella bottega del mistero" trasmessa a Siamo in Onda su Puntoradio il 19.02.2011.
La foto è una cortesia di Marta Rizzato.

2 commenti:

  1. Chissà perchè ma ho sempre pensato che i Beatles portassero un po' sfiga. Ora ne sono convinto!

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  2. E' che sono stati così rivoluzionari, per l'epoca, che suscitarono le passioni più sfrenate... purtroppo anche in negativo, come in questo caso. Non si può mai sapere cosa passi nella mente di certe persone, è un mistero insondabile!

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