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lunedì 13 dicembre 2010

L’isola del dio del fuoco e dei filosofi

Quella che sorge alla mia sinistra è la più grande isola del Mediterraneo e ha la forma di un triangolo. Per la sua posizione tra Europa ed Africa è stata da sempre terra d’incontro e di scontro tra popoli e culture: Micenei ed indigeni, Greci e Fenici, Romani e Cartaginese, Bizantini ed Arabi, Normanni e Svevi, Francesi e Spagnoli, Napoletani e Piemontesi. Da questo crogiuolo di razze, culture, è nata la Sicilia.
Nel fuoco dell’Etna, il vulcano che la sovrasta, aveva posto, secondo gli antichi, la sua officina il dio greco Efesto (o, il nome non è casuale, Vulcano, per i Romani). E i Ciclopi lo aiutavano a forgiare le micidiali saette con cui il dio Zeus abbatteva i nemici.
In una Terra forgiata dal Fuoco in mezzo all’Acqua ed è percorsa dal Vento non poteva mancare la fioritura dello Spirito. Ad Agrigento nacque Empedocle (492-430 a.C.circa), il filosofo che individuava quattro elementi  (Terra, Fuoco, Acqua ed Aria) costitutivi del cosmo. La tradizione lo dipinge non solo come filosofo, ma anche come mago, attribuendogli persino dei miracoli. D’altro canto Empedocle sembra sia stato discepolo di Telauge, un filosofo che alcune fonti ritengono figlio dello stesso Pitagora, una delle figure più misteriose e leggendarie del mondo antico.
La cerchia di iniziati che circondava Pitagora, e che aveva il suo centro nella città di Crotone, costituiva infatti una sorta di società segreta che ebbe influenza diretta anche sulla vita politica delle città greche dell’Italia meridionale e della Sicilia. Non solo. Alla scuola pitagorica, che era in contatto e rapporti con molte sette religiose dell’Egitto, della Mesopotamia e forse addirittura con i sapienti indiani e coi druidi della Gallia, aderirono anche personaggi non  greci contribuendo a diffondere le idee pitagoriche anche al di fuori dell’ambito ellenico.
Si dice inoltre che Platone (a cui abbiamo accennato ieri parlando di Atlantide), recatosi nell'Italia meridionale, abbia comperato a peso d'oro un manoscritto di Pitagora. E l’influenza del pensiero platonico sulla cultura occidentale è ben noto.
Per riconoscersi la cerchia più interna degli iniziati, vincolata al segreto sui contenuti della dottrina, utilizzava un simbolo particolare, il pentalfa (le “cinque alfa”) o pentagramma, una figura che si sviluppa secondo le regole della sezione aurea   basate sul numero φ (1,6180339887...), quel “numero della perfezione” che misteriosamente sembra avere un ruolo centrale non solo nell’arte, ma in molti aspetti della natura, dal macrocosmo al microcosmo.

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