Il Filosofo mi saluta, dietro le lenti spesse degli occhiali, mentre entro nell'ufficio informazioni per ripararmi dalla pioggia che scroscia a dirotto. Iniziamo chiacchierare un po’, in attesa che smetta di piovere.
«Qui è un porto di mare» mi dice «viene gente da ogni parte del mondo.»
«Del resto» annuisco «Orta e il Cusio sono un piccolo Porto Escondido, il rifugio sicuro per uomini e donne che tanto hanno viaggiato, con le gambe, o anche solo con il cuore o la mente.»
«È vero, ti può capitare di incontrare personaggi straordinari, dietro una di queste porte che si affacciano sui vicoli stretti. E se ti fanno entrare nelle loro case scopri dei veri musei, ricchi di memorie, cimeli, viaggi…»
«Deve essere il lago. Da sempre ha attirato viaggiatori, poeti, artisti, filosofi…»
«Se ne potrebbe ricavare un libro…»
«Qualcuno l’ha già fatto, a dire il vero» rispondo, dando un’occhiata distratta all’uomo che sta entrando nell’ufficio. «Ci sono persino degli Itinerari Letterari, con tanto di targhe che segnalano i luoghi citati dagli autori: Balzac, Rodari, Browning, Cagna, Ragazzoni, Praga, Piccolomini, Montale…»
«Sul Lago d’Orta» il nuovo arrivato comincia a declamare.
«Le Muse stanno appollaiate
sulla balaustrata
appena un filo di brezza sull'acqua
c'è qualche albero illustre
la magnolia il cipresso l'ippocastano
la vecchia villa è scortecciata
da un vetro rotto vedo sofà ammuffiti
e un tavolo da ping-pong. Qui non viene nessuno
da molti anni. Un guardiano era previsto
ma si sa come vanno le previsioni…»
Mentre lo ascolto mi sembra di vivere un intermezzo senza pubblico, indeciso tra la vita e la morte.
«Se il bandolo del puzzle più
tormentoso fosse più che un'ubbia
sarebbe strano trovarlo dove neppure un'anguilla
tenta di sopravvivere. Molti anni fa c'era qui
una famiglia inglese. Purtroppo manca il custode
ma forse quegli angeli (angli) non erano così pazzi
da essere custoditi.»
«Chissà dov’era quella villa…» commento al termine.
«Non sul Lago d’Orta, in ogni caso» mi risponde il Filosofo.
Le sue parole mi scuotono. Mi guardo attorno. L’uomo non c’è più.
«Cosa stavi dicendo? La villa…»
«Non è sul Lago d’Orta.»
«Ma dicono che fosse la Villa degli Inglesi…»
«Ma non si trova qui» cerca sotto il tavolo e ne estrae trionfante un librettino che mi mostra.
«Profilo di un autore» leggo. «Eugenio Montale. A cura di Annalisa Cima e Cesare Segre. Milano 1977.»
«Adesso ti faccio vedere» ritira il braccio e inizia a sfogliarlo. «Lo stesso Montale disse ad Annalisa Cima che la villa era presso Firenze, non sul lago d'Orta, dove c'era stata comunque una famiglia inglese. Quindi la poesia è scritta ad Orta, ma la villa si trova a Firenze.»
«Chissà chi era quell’uomo… Sembrava un poeta.»
«Quale uomo, scusa?» il Filosofo mi guarda sorpreso. «Ci siamo solo noi due qui!»
Guardo il pavimento, in preda ad una strana angoscia.
Per terra ci sono solo le mie impronte bagnate di pioggia.
«Qui è un porto di mare» mi dice «viene gente da ogni parte del mondo.»
«Del resto» annuisco «Orta e il Cusio sono un piccolo Porto Escondido, il rifugio sicuro per uomini e donne che tanto hanno viaggiato, con le gambe, o anche solo con il cuore o la mente.»
«È vero, ti può capitare di incontrare personaggi straordinari, dietro una di queste porte che si affacciano sui vicoli stretti. E se ti fanno entrare nelle loro case scopri dei veri musei, ricchi di memorie, cimeli, viaggi…»
«Deve essere il lago. Da sempre ha attirato viaggiatori, poeti, artisti, filosofi…»
«Se ne potrebbe ricavare un libro…»
«Qualcuno l’ha già fatto, a dire il vero» rispondo, dando un’occhiata distratta all’uomo che sta entrando nell’ufficio. «Ci sono persino degli Itinerari Letterari, con tanto di targhe che segnalano i luoghi citati dagli autori: Balzac, Rodari, Browning, Cagna, Ragazzoni, Praga, Piccolomini, Montale…»
«Sul Lago d’Orta» il nuovo arrivato comincia a declamare.
«Le Muse stanno appollaiate
sulla balaustrata
appena un filo di brezza sull'acqua
c'è qualche albero illustre
la magnolia il cipresso l'ippocastano
la vecchia villa è scortecciata
da un vetro rotto vedo sofà ammuffiti
e un tavolo da ping-pong. Qui non viene nessuno
da molti anni. Un guardiano era previsto
ma si sa come vanno le previsioni…»
Mentre lo ascolto mi sembra di vivere un intermezzo senza pubblico, indeciso tra la vita e la morte.
«Se il bandolo del puzzle più
tormentoso fosse più che un'ubbia
sarebbe strano trovarlo dove neppure un'anguilla
tenta di sopravvivere. Molti anni fa c'era qui
una famiglia inglese. Purtroppo manca il custode
ma forse quegli angeli (angli) non erano così pazzi
da essere custoditi.»
«Chissà dov’era quella villa…» commento al termine.
«Non sul Lago d’Orta, in ogni caso» mi risponde il Filosofo.
Le sue parole mi scuotono. Mi guardo attorno. L’uomo non c’è più.
«Cosa stavi dicendo? La villa…»
«Non è sul Lago d’Orta.»
«Ma dicono che fosse la Villa degli Inglesi…»
«Ma non si trova qui» cerca sotto il tavolo e ne estrae trionfante un librettino che mi mostra.
«Profilo di un autore» leggo. «Eugenio Montale. A cura di Annalisa Cima e Cesare Segre. Milano 1977.»
«Adesso ti faccio vedere» ritira il braccio e inizia a sfogliarlo. «Lo stesso Montale disse ad Annalisa Cima che la villa era presso Firenze, non sul lago d'Orta, dove c'era stata comunque una famiglia inglese. Quindi la poesia è scritta ad Orta, ma la villa si trova a Firenze.»
«Chissà chi era quell’uomo… Sembrava un poeta.»
«Quale uomo, scusa?» il Filosofo mi guarda sorpreso. «Ci siamo solo noi due qui!»
Guardo il pavimento, in preda ad una strana angoscia.
Per terra ci sono solo le mie impronte bagnate di pioggia.
Nessun commento:
Posta un commento
Lasciate una traccia del vostro passaggio, come un'onda sulle acque del Lago dei Misteri...