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mercoledì 26 ottobre 2016

Ciao Smilzo



Ho saputo poche ore fa che un amico se n'è andato, dopo una breve, ma inesorabile malattia.

Avevo conosciuto Roberto iniziando a collaborare con Siamo in Onda, un programma che per cinque stagioni animò le frequenze di Puntoradio.

Lo Smilzo, come si divertiva a farsi chiamare, aveva un ruolo chiave all'interno dello staff, occupandosi di molti aspetti tecnici, curando alcune rubriche e gestendo la parte fotografica che veniva poi riversata nel blog e sul Facebook.

Proprio per questo per molto tempo fui il suo incubo ricorrente e lui il mio. A quei tempi avevo deciso di mantenere segreta l'identità di Alfa dei Misteri. Così era sempre una caccia all'inverso, con lui che inquadrava la scena cercando di tagliarmi fuori e io che mi defilavo. Ogni tanto per sbaglio finivo nell'inquadratura e allora lo costringevo a rifare la foto. Perché in effetti lo Smilzo fu un complice fondamentale nel riuscire a mantenere il segreto. 

Alla fine decisi che i tempi erano maturi per togliere la maschera. Inutile dire che a quel punto Roberto si scatenò e si mise a fotografarmi appena ne aveva la possibilità. E ogni volta mi lanciava uno dei suoi sorrisi d'intesa, come a dire "adesso non mi scappi più!".

Ora che se n'è andato a fotografare gli angeli, voglio ricordarlo con questa foto a cui sono particolarmente affezionato, che mi scattò in una sera particolare, riuscendo a cogliere la felicità che mi ardeva dentro in quel periodo.

Grazie Roberto, fai buon viaggio!


lunedì 17 ottobre 2016

Tra storia e leggenda


Quando si parla di santi antichi, si parla di vicende ai confini tra storia e leggenda. E se ne sentono sempre delle belle, perché i santi di quel periodo non sono mai noiosi: incontri con draghi, armi dotate di poteri mistici, principesse, coraggiosi cavalieri lanciati all'attacco contro orde di nemici disumani simili a orchi e via discorrendo...


lunedì 10 ottobre 2016

Tempesta sul santuario



Correva l'anno 1907 e un esercito era in marcia verso il Santuario di Boca. Non si trattava di invasori, ma di una simulazione. L'esercito italiano, diviso in due fazioni, si preparava a respingere una possibile invasione attraverso le Alpi.


Una parte delle truppe, in marcia sotto una pioggia battente, si dirigeva verso il santuario che avrebbe ospitato i militari per la notte. A quel tempo l'Antonelli era morto da un pezzo e i lavori erano stati portati avanti con delle modifiche. C'era ancora molto da fare e da costruire, ma quel 30 agosto tutti avevano abbandonato il cantiere per via di quello spaventoso temporale.

E mentre i soldati marciavano sempre più lentamente sotto la tempesta, i venti e la pioggia diventavano sempre più forti, togliendo la vista e rendendo impossibile camminare.

Il nubifragio si fece così forte da far vibrare le mura del Santuario. Battute dall'acqua, dal vento e infine dal fulmine rovinarono a terra in un breve istante.

Quando i soldati arrivarono, invece della chiesa che avrebbe dovuto essere il loro riparo per la notte e avrebbe potuto diventare la loro tomba, trovarono un cumulo di macerie nel santuario sventrato.

Ci fu chi gridò al miracolo, per la strage sfiorata. E pazientemente ricominciò l'opera dei costruttori...