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mercoledì 6 novembre 2013

Fanno il deserto e lo chiamano pace

Questa è una storia che viene da un altro tempo e da un altro luogo. Una storia la cui eco ha attraversato i secoli ed è giunta fino a noi. 




Su una brulla montagna battuta dal vento che portava il nome di Monte Graupius si radunarono gli ultimi Caledoni liberi, relitti della sconfitta isola di Britannia. Davanti a loro stavano schierate le armate del più potente impero che sia mai sorto sotto il sole d’Europa. Alle loro spalle non c’era che la distesa fredda e tempestosa del Mare del Nord. Il più distinto per valore e nobiltà tra i diversi capi, colui che portava il nome di Calgaco, si fece avanti e tenne un discorso ai Caledoni, spronandoli alla resistenza.

«Ogni volta» gridò «ogni volta che penso alle cause della guerra e alla situazione in cui ci troviamo, nutro la grande speranza che questo giorno e la vostra unione siano per tutta la Britannia l'inizio della libertà. Perché per voi tutti che siete qui e che non sapete cosa significhi la servitù, non esiste altra terra oltre questa e neppure il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. Per questa ragione, nel combattere, scelta gloriosa dei forti, troverà sicurezza anche il codardo. I nostri compagni che si sono battuti prima di adesso con diversa fortuna contro i romani avevano in noi l'ultima speranza di aiuto, perché noi, i più rinomati di tutta la Britannia avevamo persino gli occhi non contaminati dalla schiavitù.»
I Caledoni – i volti dipinti coi colori di guerra dei diversi clan – approvarono battendo le lance contro gli scudi.
«Noi» riprese «noi che siamo al limite estremo del mondo e della libertà, siamo stati fino a oggi protetti dall'isolamento e dall'oscurità del nome. Ora, tuttavia, si aprono i confini ultimi della Britannia e l'ignoto è un fascino. Ma dopo di noi non ci sono più altre tribù, ma soltanto scogli e onde e un flagello ancora peggiore, i romani, contro la cui prepotenza non servono come difesa neppure la sottomissione e l'umiltà.»
Aveva bene in mente la sorte degli altri Britanni, costretti alla schiavitù e oltraggiati nella proprietà, nel corpo e nell’onore. La sorte di Boudicca, la regina degli Iceni, derubata del suo regno, frustata e costretta a vedere l’oltraggio alle figlie; Boudicca che aveva guidato la sollevazione dei Britanni; Boudicca che era una donna alta e dall'aspetto terrificante, con gli occhi feroci e la voce aspra; Boudicca dalle chiome fulve che le ricadevano in gran massa sui fianchi e indossava invariabilmente una collana d'oro e una tunica variopinta, coperta da uno spesso mantello fermato da una spilla; Boudicca che, mentre parlava, teneva stretta una lancia che contribuiva a suscitare terrore in chiunque la guardasse; Boudicca, che aveva combattuto alla testa dei suoi ed era stata sconfitta ed uccisa con altri ottantamila.
«Razziatori del mondo» riprese «adesso che la loro sete di universale saccheggio ha reso esausta la terra, vanno a cercare anche in mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l'oriente né l'occidente possono saziare.»
Infine Calgaco il Caledone, colui che i Romani consideravano un barbaro, puntò l’indice contro la superpotenza che schierava le sue perfette macchine da guerra contro pastori e contadini. Il suo divenne il dito di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo non hanno paura di condannare il cinismo della diplomazia al servizio della sete di conquista.
«Loro bramano possedere con uguale smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero. Infine, dove fanno il deserto, dicono che è la pace.»

Così parlò Calgaco il Caledone prima dell’ultima battaglia. Roma, ancora una volta, trionfò, ma le parole di Calgaco non vennero disperse dal vento dopo la disfatta. Alcuni anni più tardi Publio Cornelio Tacito le raccolse dal suocero, Gneo Giulio Agricola, il generale che aveva annientato l’ultima resistenza dei Caledoni, e le trascrisse nei suoi Annali, rendendole immortali.

L’immagine ritrae naturalmente William Wallace (1270 –1305) interpretato da Mel Gibson nel film Braveheart (1995). Wallace fu un condottiero scozzese che, oltre mille anni dopo Calgaco, guidò gli Scozzesi alla rivolta contro gli Inglesi.

7 commenti:

  1. Ricordo il film Bravehearth... è stata la prima volta che ho sentito parlare di Wallace

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    1. Già. Un bel film anche se non proprio storicamente esatto..

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  2. Sarà, ma a trovarsi di fronte alla sua spada (falsa oltretutto) ti rendi conto di molte cose. Onore a chiunque combatta per la propria Libertà.

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  3. E la storia questo dovrebbe insegnarci , comprendere attraverso storie e personaggi come il passato può insegnare all'oggi, e che uomini liberi in ogni tempo saranno sempre pronti a combattere per libertà e onore. Bravissimo Alfoso.

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    1. Anche se il loro destino è sovente quello di essere sconfitti. Ciao!

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  4. Ho studiato Tacito a scuola, ma avevo rimosso tutto...
    :-(
    Ora ricordo di nuovo da dove proviene quella bellissima frase!
    Anche se è stata pronunciata da chi ha perso, è passata alla storia.

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