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domenica 15 novembre 2009

La carica dei Seicento




E così, passo dopo passo, alternando un trotto lento al galoppo, siamo arrivati a 600 post. Ho pensato di celebrare questo piccolo traguardo con la citazione di un film.

La carica dei Seicento (The Charge of the Light Brigade, 1936) è una pellicola diretta da Michael Curtiz ed interpretata da Olivia de Havilland e Errol Flynn ed è ispirata ad un fatto storico.

La guerra di Crimea (1853-1856) vide contrapposta all’Impero Russo un’alleanza che univa Inghilterra, Francia, Turchia e Piemonte. Durante questa guerra, che per inciso consentì al Piemonte (allora Regno di Sardegna) di guadagnarsi quelle simpatie europee che furono preziose per il processo di unificazione dell’Italia, la battaglia più famosa è probabilmente quella di Balaclava. La località era sede del campo britannico e fu oggetto di un attacco russo mirante a rompere l’assedio alla strategica fortezza di Sebastopoli. In quell’occasione avvennero due famosi episodi della storia militare britannica.

La sottile linea rossa

Il primo fu la resistenza della sottile linea rossa, quando la fanteria del 93° Highlanders, disposta su una lunga fila di due uomini ricevette l’ordine di fermare la carica della cavalleria russa in questi termini: "Da qui non c'è ritirata uomini. Dovete morire là dove vi trovate". La risposta fu: “Se è quello che serve lo faremo". E così fecero, in effetti. In un’epoca in cui i fucili erano lenti da caricare e ogni pallottola non poteva essere sprecata, gli scozzesi attesero immobili che il nemico arrivasse a 50 metri di distanza prima di aprire il fuoco. L’effetto fu devastante e la cavalleria russa fu costretta a ritirarsi.

La Carica dei Seicento

Il secondo episodio, la Carica dei Seicento, è passato alla storia soprattutto come esempio dell’ottusità dei comandi militari. Dopo aver respinto la cavalleria russa, alla cavalleria inglese fu ordinato di attaccare i Russi che si erano impadroniti di alcuni pezzi di artiglieria. L’ordine però venne frainteso e così, invece di dirigere l’attacco contro un’altura vicina, questo venne lanciato contro le postazioni di artiglieria in fondo ad una valle lunga due chilometri. Rendendosi conto dell’errore il comandante riuscì a fermare in tempo la cavalleria pesante. Purtroppo a quel punto la Light Brigade, la Brigata di cavalleria leggera composta da circa 660 uomini e cavalli, era ormai lanciata in quel tritacarne che da allora prese il nome di Valle della Morte.




La Carica della Light Brigade vista dalle postazioni russe.


Sulle alture di fronte e sui fianchi della cavalleria inglese erano posizionate la fanteria e l’artiglieria russa che immediatamente aprirono il fuoco sugli attaccanti. Oltretutto la distanza dell’obiettivo dell’attacco era tale da costringere la Brigata leggera a procedere al trotto per buona parte della valle per non sfiancare i cavalli. Così per molti lunghissimi minuti i cavalleggeri inglesi rimasero sotto il fuoco dei fucili e dei cannoni.



Per non disobbedire agli ordini ricevuti la Brigata, per quanto decimata e circondata da ogni parte, continuò l’attacco, scontrandosi infine con gli artiglieri russi in fondo alla valle e costringendoli alla ritirata. Fu una vittoria inutile, perché quella posizione non poteva essere in nessun modo tenuta e la Brigata dovette ripiegare. Le perdite tra bipedi e quadrupedi furono tali che alla fine della battaglia solo 195 uomini erano ancora a cavallo.

I sopravvissuti alla carica

Il coraggio dei Seicento fu reso celebre dal poeta Tennyson nel poema The Charge of the Light Brigade. e ispirò anche The trooper degli Iron Maiden .
Curiosamente un cavaliere fantasma proveniente da Balaclava compare anche in El Fantasma Del Ziu Gaetan di Davide Van De Sfroos .

L’episodio fu definito un inutile bel gesto e fu nei fatti un bagno di sangue causato dall’incompetenza dei comandanti. Esso colpisce l’immaginazione, credo, proprio perché rappresenta un sentimento comune. L’idea che, troppo spesso, tutti noi siamo in un modo o nell’altro costretti a subire decisioni dettate dalla stupidità e dall’incompetenza di chi comanda. E che la situazione possa essere salvata solo dalla capacità dei singoli di trovare il coraggio e la forza di unirsi per affrontare, costi quel che costi, nemici soverchianti.
Oggi chi comanda non indossa un’uniforme e non va a cavallo, ma i nemici contro cui ci lascia soli a combattere (siano la crisi economica, la corruzione, la malavita, e tanti altri) richiedono ancora tanto coraggio da parte nostra.

Non so dire se la carica dei Seicento post di questo blog possa sortire qualche effetto. Anch’essi sono stati lanciati allo sbaraglio senza una strategia precisa. Mi auguro, quantomeno, che possano essere considerati “un bel gesto”.

8 commenti:

  1. Assolutamente sono 600 splendidi gesti, tutti con una loro interessante ragione di essere.
    Ci hai fatto spaziare dalla storia alle leggende, dai fatti reali di ogni giorno alle fantasticherie più fantasiose, dal quotidiano al mistero. Grazie e auguri di una seconda ondata di 600 altri incredibili racconti. Miao

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  2. Caro Alfa, ho letto il tuo post tutto d'un fiato, non tanto per le vicende che hai narrato quanto perchè la Storia mi ha sempre appassionato.
    Sapevo della presa di Sebastopoli ù, ma non con questa ricchezza di dettagli.
    Il coraggio per andare avanti ci vuole ogni giorno, come giustamente affermi, per cui ti auguro che il traguardo dei "600" non sia un arrivo, ma una ripartenza!!
    Un caro saluto.

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  3. i tuoi 600 sono ancora giovani e forti !

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  4. Io li definirei un bel e misterioso gesto... e per niente inutile!! E' sempre bello nutrirsi di racconti scritti bene e documentati come i tuoi :)

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  5. Evviva i 600 post! E grazie per la storia.

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  6. @ Felinità: chissà se arriveremo a 1200?

    @ Pupottina: grazie.

    @ Sirio: la speranza è quella.

    @ Giardigno: ehehehe, grazie.

    @ vele: ti ringrazio. cerco di studiare, prima di scrivere, in effetti.

    @ Tenar: sempre vivano!

    @ FBML: esattamente!

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