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sabato 20 giugno 2009

Metodi sicuri per mandare i bambini in Paradiso. La “scoperta” del “répit”.

Un problema angustiava le genti del tardo medioevo: come sottrarre i bambini, e i loro genitori, dall’angosciosa sorte del Limbo? Purtroppo la legge era chiara: non si potevano battezzare i bambini morti. Appena nati o in articulo mortis sì, morti no.
Il dilemma pareva insolubile e i bambini, che ahimè morivano numerosissimi nei primi mesi di vita, parevano condannati a non poter sfuggire alla loro triste sorte
Finché in qualche zona della Francia orientale, attorno al trecento, non cominciò a gridare al miracolo. Un bambino, dato per morto, era stato portato ad una chiesa e lì, sotto gli occhi del sacerdote, si era mosso, esalando un debole respiro. Il prete, senza perdere tempo, si era affrettato a battezzarlo, consegnando alle pietose braccia materne un piccolo defunto cristiano, perché fosse sepolto in terra consacrata. Per lui le porte del Paradiso si erano miracolosamente aperte.
La notizia, passata di bocca in bocca, diede il via ad una spasmodica ricerca dei luoghi dove questo miracolo poteva avvenire. Soprattutto nell’area alpina, dove le comunicazioni erano particolarmente difficili e le popolazioni vivevano più isolate, il fenomeno del répit si diffuse negli anni seguenti il Concilio di Trento estendendosi in alcuni casi fino all’area prealpina.
A Soriso un piccolo paese sulle colline a sud del Lago d’Orta, la Chiesa della Madonna della Gelata, luogo particolarmente freddo d’inverno, venne individuato come luogo in cui il répit poteva avvenire, dopo un evento miracoloso avvenuto agli inizi del Seicento. Un altro, nella zona del Cusio, venne individuato presso la tomba di S. Giuliano a Gozzano.
A questi luoghi si recavano le madri, stringendo i copri dei figlioletti ed invocando il miracolo. Miracolo che di tanto in tanto avveniva, moltiplicando la fede nelle proprietà salvifiche del luogo.

Il tema del répit è indubbiamente affascinate e, chi volesse approfondirlo, può leggere un libro, recentemente edito da Priuli e Verlucca e scritto da Fiorella Mattioli Carcano, Santuari à répit. Il rito del «ritorno alla vita» o «doppia morte» nei santuari alpini. Prefazione di Annibale Salsa. 2009. Qui ne trovate una recensione .


Per la chiesa della Madonna della Gelata potete invece leggere qui

2 commenti:

  1. Proprio interessante, non avevo mai sentito parlare di quest'argomento. Il fatto che i bambini non battezzati siano destinati al limbo, comunque, è sempre stato un elemento della religione cristiana che mi ha turbata molto. Fino ai tempi dei nostri genitori, pensandoci, i bebè venivano battezzati molto presto... ora invece si aspetta fino al settimo-ottavo mese, perchè la mortalità infantile è molto più bassa.

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  2. non avevo mai sentito parlare della doppia morte.... è un argomento molto appassionante e sono sicura che anche il libro sarà avvincente trattando queste tradizioni che hanno un fondamento storico dai risvolti singolari

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