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martedì 19 maggio 2009

Disfida 3 – Luoghi inquietanti

Oggi confrontiamo due Pillole di Mistero che hanno a che fare con due luoghi molto diversi: la Rocca che si erge superba sulla rupe di Angera e un antico mulino di cui oggi non restano che rovine.


Bambole

Una Pillola di Mistero che si muove sul tema “bambole” ripercorrendo la storia di queste creature dalle sembianze umane, talora molto inquietanti. La presenza di un “Museo della bambola” nella rocca di Angera rappresenta il collegamento con il nostro territorio. Una presenza discreta, ma non per questo meno, sottilmente, preoccupante, se si pensa all’esercito di bambole ivi asserragliato.


Sono belle, bellissime, e sanno di esserlo. Hanno il sorriso crudele di chi sa di essere ammirata, ma intoccabile. Le accogliamo nelle nostre case per divertire i nostri figli. Se ne stanno lì a fissarci con occhi immobili che non ci perdono mai di vista. Ci osservano di giorno, ma soprattutto di notte. Vegliano su di noi o forse ci sorvegliano attendendo solo il momento giusto.
Le bambole sono antiche quanto la nostra specie. Erano già con noi nelle caverne. Gli Egizi, i Greci e i Romani le costruivano per le loro bambine. Anche gli antichi druidi costruivano enormi bambole, o fantocci, di vimini. Poi li riempivano di esseri umani e appiccavano il fuoco per propiziarsi la sorte.
C’è chi sospetta che mentre dormiamo esse possano prendere vita e aggirarsi attorno a noi nell’oscurità. Nessuno, tuttavia, è mai riuscito a sorprenderne una mentre lo faceva. Forse per questo le bambole sono usate dalle streghe per i loro crudeli riti. Si crede infatti che gli spiriti inquieti possano trovare dimora in esse, in attesa di poter passare in un corpo più accogliente.
Ci sono molte case piene di bambole, ma nessuna è pari alla Rocca di Angera. C’è un intero esercito schierato lì dentro, come in attesa di un burattinaio che impartisca l’ordine di mettersi in marcia. Se amate le bambole vi consiglio di visitare questo museo. Solamente, non fatelo dopo la mezzanotte…




La voce in questo caso è quella di Fulvio Julita.


La farina del Diavolo

Ci sono luoghi, paesi, nazioni per il cui possesso gli uomini sono disposti ad ingannare, rubare o uccidere e persino ricorrere ad alleati che sarebbe meglio non invocare. La brama sfrenata di denaro, potere e sesso è la farina che macina perennemente il mulino infernale. La farina del diavolo, tuttavia, va in crusca e il patto col demonio porta alla rovina chi lo sottoscrive. Insomma, cibarsene nuoce gravemente alla salute… dell’anima.


Sulle colline attorno al lago esiste un mulino di cui non vi dirò il nome, perché troppo sfortunata è la memoria di quel luogo.
Il mulino era uno dei più belli e ricchi della zona. Ci viveva un mugnaio che aveva due figli. Alla sua morte lasciò il mulino al figlio maggiore, mentre il minore fu mandato in convento, così da lasciare indivisa la proprietà. Il ragazzo però non ne voleva sapere della vita monastica. Si era anzi messo in testa che il mulino dovesse essere suo a tutti i costi. Per una questione di principio prima ancora che di interesse.
Una volta adulto gettò la tonaca alle ortiche. Tutti pensavano che presto la fame l’avrebbe spinto a ritornare tra i frati, invece l’uomo cominciò subito a spendere soldi a destra e a manca. Nessuno sapeva come facesse e da dove li prendesse, ma più spendeva e più pareva averne. Col denaro conquistò rapidamente una notevole influenza e riuscì a farsi eleggere a varie cariche. Ricchezza e potere gli attrassero, naturalmente, molte donne.
Fu allora che cominciarono a circolare strane voci. Alcune delle donne che l’avevano frequentato ebbero strani incidenti. Alcune impazzirono. Altre raccontarono di cose misteriose e terribili che avevano visto nella sua casa.
Nessuno tuttavia prestò fede a queste dicerie, finché il fratello maggiore morì improvvisamente. Chi vide il suo cadavere giurò che sul suo volto c’era un’espressione di terrore assoluto.
Il mulino passò al fratello minore, che poteva finalmente coronare il suo sogno. Proprio allora, però, come per magia, tutta la sua fortuna svanì. Perse rapidamente tutti i soldi e i creditori divennero numerosi.
Infine la donna che viveva con lui venne trovata morta in un bosco, orribilmente assassinata. Il giudice ordinò di arrestare l’uomo. Quando le guardie andarono per prenderlo, lo sentirono urlare da dentro il mulino: «Mi hai ingannato, maledetto!»
Allora sfondarono la porta ed entrarono, ma trovarono solo il suo cadavere penzolante da una corda.




La voce è quella di Marco l’Equi Librista.

6 commenti:

  1. la farina del diavolo....
    sarà per la voce narrante ... ;-)

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  2. Non c'è che dire due belle storie... che meno male le ho lette ora che è ancora giorno...
    Pensa te che mia sorella ha 80 bambole da collezione... penso che non dormirò mai da lei... hehehehe
    Per quanto riguarda il mugnaio beh... sempre diffidare dei parenti avidi...
    Ciao Alfa grazie di essere passato e dei complimenti ti lascio una buona serata un abbraccio e bacione

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  3. Mulino! il mulino! E' una storia molto più misteriosa. L'altro pezzo è interessante, ma non ha lo stesso fascino (le storie sulle bambole sono molto più note di quelle dei mulini).

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  4. Bellissime! Le ho lette tutte d'un fiato! Ciao Roberta

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