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lunedì 22 dicembre 2008

Il mio natale di settembre



«Mmm, sì una storia sul Natale te la posso raccontare anch’io» il Partigiano mi guarda sornione «anche se capitò alcuni mesi prima. Era passato da poco l’otto settembre. Stavo rientrando con un amico dall’Istria. Eravamo su un treno carico di militari. Rimasti senza ufficiali e senz’ordini avevamo deciso che la guerra per noi era finita ed era ora di tornare a casa. A Verona però trovammo una brutta sorpresa. La stazione era piena di tedeschi, con mitragliatrici ovunque. Il treno fu fermato e salirono a bordo. Sul binario accanto al nostro c’era un treno bestiame. Man mano che trovavano i ragazzi in età di leva li buttavano giù e li caricavano sull’altro treno. Qualcuno che tentava di scappare era falciato dalle raffiche delle mitraglie. Gli altri urlavano disperati e gettavano biglietti dalle finestrelle pregando chiunque di avvisare le famiglie che li stavano portando in Germania. Una scena straziante, insomma.»
«E come hai fatto a scappare?» domando allibito.
«Non sono scappato. Eravamo lì a guardarci in faccia io e l’altro ragazzo. Non avevamo proprio idea di cosa fare. Nel nostro scompartimento c’era un uomo più vecchio, che leggeva il giornale e ogni tanto ci guardava. Ad un certo punto ci parlò.
“Datemi le vostre carte di identità, subito.”
Eravamo così spaventati che obbedimmo come automi, senza nemmeno capire cosa volesse fare. Allora l’uomo prese di tasca un pennino e un foglio. Trasse dalla valigetta delle boccette d’inchiostro e fece delle prove. Quando fu soddisfatto, prese i documenti e ci lavorò sopra col pennino. Infine ce li restituì. Notammo che aveva modificato la data di nascita in modo da farci risultare troppo giovani per essere nelle classi di leva. Quando i tedeschi arrivarono chiesero i documenti. Videro la data di nascita, ci guardarono, ci restituirono i documenti e se ne andarono via. Per loro, abituati all’idea di autorità e a non discutere mai gli ordini, un documento ufficiale era come un testo sacro.
Io non ho idea di chi fosse quell’uomo. Era un funzionario del comune? O forse un falsario? Non l’ho più rivisto. Alla stazione successiva scendemmo dal treno e raggiungemmo Milano a piedi. Grazie a lui potei festeggiare il Natale libero e quello fu senz’altro il più bel regalo che potessi ricevere.»

5 commenti:

  1. Wow, sembra una storia tratta da un film.
    Purtroppo quel periodo non era un film, ma la realtà e spesso ce ne dimentichiamo

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  2. Eh, no, Tarkan, non era un film. E' una storia vera.

    Buon Natale anche a te Frufrupina.

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  3. Davvero una bella storia. La guerra, si sa, tira fuori il peggio dalle persone. Da alcune, però, anche il meglio.

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  4. Questo Babbo Natale particolare ha fatto ai due protagonisti del racconto un bellissimo regalo!^____^

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