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giovedì 24 aprile 2008

La spia del lago - 1

Qual è il luogo migliore per impiantare un segretissimo covo di spie?
Semplice. Il luogo migliore è l’ultimo a cui penseresti. Così ragionò “Giorgio” dopo aver deciso che i partigiani avevano bisogno di un proprio servizio segreto.

Classe 1920, Giorgio aveva combattuto in una compagnia chimica. L’8 settembre lo colse sergente a Roma, alla cui difesa partecipò. Rientrato sul lago dovette sfuggire alla caccia dei fascisti, entrando nelle fila delle formazioni che Alfredo Di Dio e Filippo Beltrami stavano organizzando.
Dopo la battaglia di Megolo, in cui perse la vita Beltrami, Giorgio si rese conto che per sfuggire ai rastrellamenti, che erano supportati da una rete di spie e delatori più o meno convinti, occorreva costruire un servizio di informazioni.
Così, dal nulla, incominciò a tessere una rete informativa, che prese il nome di SIP (Servizio Informazioni Patrioti). Operava nella zona del Cusio e del Borgomanerese, aree strategiche perché da lì dovevano partire tutte le operazioni di rastrellamento. Ogni rafforzamento di truppe, ogni spostamento, ogni novità doveva essere tempestivamente segnalata al comando centrale, per essere analizzata ed interpretata.
Tre erano le basi fisse dell’organizzazione: a Pettenasco (a casa dell’ing. Mauri); a Pella, presso il parroco don Ravedoni; e nel Seminario dell’Isola di san Giulio, dove si trovava il comando operativo.
Una fitta rete di informatori, messaggeri, corrieri venne così a costituirsi nell’arco di pochi mesi. I sacerdoti della diocesi erano attivamente coinvolti nella rete, sia per motivazioni umanitarie (evitare o quanto meno limitare le uccisioni) sia per motivazioni politiche, per la vicinanza con le formazioni partigiane cattoliche con cui Giorgio cooperava.

L’attività del SIP ebbe tale successo per la quantità e la qualità delle informazioni raccolte da fargli velocemente assumere un ruolo importante non solo per le formazioni Di Dio, ma anche per gli altri gruppi. Il SIP si espanse su scala sovraregionale, anche grazie ad alcuni colpi davvero degni di James Bond.
Venne “reclutato” un ex capitano del SIM (il Servizio Informazioni Militare che continuava ad esistere anche dopo la fine del fascismo) costretto alla clandestinità. Costui, non solo cedette un intero carico di macchine da scrivere Olivetti (preziosissime per preparare i documenti falsi) in cui aveva investito i suoi risparmi; ma fornì a Giorgio le indicazioni operative necessarie per diventare un vero “agente segreto”.
Nell’agosto del 1944 Giorgio attraversò il fronte sulla Linea Gotica, mentre i Gurkha dell’esercito Britannico attaccavano all’arma bianca le postazioni difensive tedesche. Raggiunse Roma per accreditarsi presso il Governo e la Democrazia Cristiana, connettendo, attraverso questi la propria rete informativa a quella alleata.
Ciò portò all’invio di una missione americana (la Chrysler- Mangosteen), capitanata dal maggiore William Holohan, per coordinare i lanci di rifornimento ai partigiani.
Nel marzo 1945 il SIP si trasformava in SINMI (Servizio Informazioni Militari Nord Italia) e riusciva ad estendere ulteriormente la rete, infiltrandosi a Salò e sottraendo ai tedeschi le copie di una carta generale di tutto il territorio italiano occupato, con tenente le posizioni delle truppe, dei depositi e dei punti fortificati.
Giorgio tornò nuovamente a Roma per consegnarla a De Gasperi, passando dalla Svizzera, mentre il SINMI continuava la sua azione ormai principalmente per evitare il sabotaggio degli impianti da parte dei tedeschi .
“Giorgio” Aminta Migliari raggiunse Milano il 27 aprile assieme agli Alleati.

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