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mercoledì 30 settembre 2015

La vanverista storia delle sorelle Pescone



Un paio di settimane fa, camminando per la Val Fatta (ma qualcuno dice Fata) a Pettenasco, mi sono imbattuto in una leggenda, scritta sul cartello qui sopra. Così, con altri, mi misi alla ricerca dei resti delle disgraziate Sorelle Pescone.

Con mia grande sconcerto la prima scoperta fu proprio sotto il ponte sul Pescone.


A quel punto fui preso da un senso di vertigine, che mi spinse a risalire la valle...





Dopo una breve camminata trovai un'altra inquietante presenza....



... e cercando attentamente una terza.



Mi rimasero però alcuni dubbi. Cos'è esattamente una storia "vanverista"? Chi ha coniato questo termine? E soprattutto perché? Così mi misi ad indagare. 

Alla fine scoprii un interessante articolo del Corriere della Sera del settembre 1996, in cui il termine è utilizzato per la prima volta da un consacrato maestro del Vanverismo, il genovese Paolo Villaggio. 

Durante un viaggio in barca con alcuni amici egli rilasciò infatti il suo parere lapidario sull'estate della chiacchiera a vanvera. "Noi italiani siamo malati di vanverismo."

Questa almeno è la mia ricostruzione. Vanverista, ovviamente.




venerdì 25 settembre 2015

Tolkien e Vegtam il Vagabondo




Una delle fonti di ispirazione per la figura di Gandalf, come dichiarato lo stesso Tolkien, è Odino nella sua forma di vagabondo. 

Nella Ynglinga saga si racconta che Odino per bere dalla Fonte di Mimir si mise in viaggio attraverso Jötunheimr, la terra dei giganti, vestendo i panni di Vegtam il Vagabondo, che portava un mantello blu e impugnava un bastone da viaggio. 

In un’illustrazione dell’Edda Poetica del 1893, Georg von Rosen disegnò Odino come un vecchio dalla lunga barba, con un cappellaccio in testa e il bastone di una lancia in mano. 

mercoledì 23 settembre 2015

Misteri subacquei


Qualche tempo fa un gruppo sub molto attivo in zona ha realizzato una esplorazione sulla frana che si trova nel lago d'Orta, a Oira di Nonio, in provincia del Verbano Cusio Ossola. 


Il documento è molto interessante perché per la prima volta è stata filmata la base della frana che si trova a circa 40-50 metri sotto la superficie.


domenica 20 settembre 2015

Quota 200. Un racconto giallo. Nona parte. La fine.



Mercoledì, ore 20,30

«Ciò che non riuscivo a spiegarmi all’inizio» cominciò il Maresciallo «era la sparizione del sacchetto dell’immondizia. Dall’ufficio non era stato rubato nulla e anche l’arma del delitto è stata trovata all’interno. La scomparsa di alcune pagine del dattiloscritto del Mogano e dell’intero romanzo inviato dal misterioso “Bien” mi hanno aperto gli occhi. Maccagno è stato ucciso, seduto alla scrivania, mentre portava occhiali da lettura. Stava leggendo qualcosa e l’assassino era alle sue spalle. Evidentemente era qualcuno che conosceva bene, a cui stava mostrando qualcosa di scritto. Poiché non abbiamo trovato fogli sulla sua scrivania vuol dire che l’assassino li ha rimossi, almeno in parte macchiati di sangue. Per evitare di sporcarsi ha buttato il tutto nel cestino e poi ha preso il sacchetto. Usando i guanti che si trovavano in bagno ha lavato la statuetta e l’ha nascosta nella cassetta del water per occultare ulteriormente le tracce, ben sapendo che avendo maneggiato quell’oggetto in passato qualche frammento d’impronta non l’avrebbe comunque incriminato. Ha messo il resto del romanzo inviato dal Mogano nella cassetta degli scarti, sperando che nessuno andasse a controllare.»
De Lorenzi si fermò un istante a guardare fuori. Aveva smesso di piovere.
«Tanta fatica per far scomparire un romanzo implica che questo sia la causa dell’omicidio. Cosa poteva esserci di così pericoloso? Qualcosa che Maccagno aveva giudicato strano e su cui era intenzionato ad andare a fondo, da buon appassionato di gialli. Ricevere due romanzi sostanzialmente identici da due persone diverse voleva dire che entrambi avevano attinto alla stessa fonte, copiandola ben oltre i limiti del plagio. Una colpa molto grave, soprattutto per chi desiderava riscattare la propria immagine davanti alla critica. Vero, professor Terzi?» 
«Ho seguito fin qui le sue elucubrazioni, ma non capisco dove voglia andare a parare.»
«Maccagno non era uno sciocco e ha impiegato poco a comprendere che “Bien” altro non era che il suo nome camuffato con un semplice cambio di lettere: A+1=b, L-1=i, D+1=e, O-1=n. Quello che però lei non poteva sapere, quando inventò quel gioco enigmistico, era che anche un’altra persona aveva avuto la stessa idea: presentare al Maccagno come proprio il romanzo scritto da una ragazza morta tredici anni fa!»
«Queste sono cose che vanno provate, in un tribunale…»
«Stiamo controllando tutta l’immondizia raccolta nella sua zona e sulle strade che conducono da qua a casa sua. Non è un lavoro piacevole e sarà lungo, ma troveremo quel sacchetto. Esamineremo il suo computer e scopriremo il file del romanzo. Perquisiremo la casa e troveremo il manoscritto che Camilla le diede quando era sua allieva al liceo. Se l’ha conservato anche il suo diario. Cosa accadde quel giorno professore? C’è la famiglia di una ragazza di diciassette anni che da troppo tempo attende la verità. E c’è un uomo a cui non è bastato scrivere un romanzo di successo per riportarla in vita. Collabori e liberi il suo cuore da questo peso, ora!»
Terzi scoppiò a piangere e ci volle un po’ prima che si riprendesse.
«Quel giorno Camilla aveva perso il treno» cominciò accompagnato dal ticchettio delle dita di Martelli sulla tastiera. «La incontrai fuori dalla scuola sotto la pioggia e mi offrii di accompagnarla a casa. Mentre guidavo qualcosa dentro di me scattò. Non ero più il suo professore, ma un uomo che si era innamorato di lei giorno per giorno. Mi fermai all’improvviso e glielo dissi. Lei equivocò, pensò forse volessi farle del male e scappò dalla macchina sotto la pioggia. Prima che potessi scendere anch’io sentii la frenata del TIR sull’asfalto viscido. Compresi immediatamente cosa era successo, fui preso dal panico e fuggii. Ho cercato per anni di cancellare quel ricordo. Scrissi il romanzo perché la volevo disperatamente in vita. La fiamma creativa che agitava la mia mente però si spense quando misi la parola “fine”. Desideravo riaccenderla in qualche modo ma ero ossessionato dal ricordo di quello che Camilla aveva scritto. Così decisi di mandarlo a Maccagno con uno pseudonimo. Lui però comprese facilmente chi era “Bien” e mi chiese spiegazioni per telefono. Era molto arrabbiato e io ero sconvolto. Non solo rischiavo di fare la figura del plagiaro per colpa di quell’idiota di Mogano, ma temevo che sarebbe emersa la verità. Corsi da lui per calmarlo, cercai di negare, ma lui era infuriato. M’insultò. Prese i fogli e cominciò a confrontarli davanti a me. Persi la testa e presi la mia statuetta. Poi cercai di far sparire le tracce.»
Terzi scoppiò di nuovo a piangere.
De Lorenzi gli appoggiò una mano sulla spalla e guardò fuori. Il cielo era finalmente sereno. Era stata raggiunta quota 198 e 37, ma gli esperti escludevano che il livello potesse crescere ancora. Alla gente di lago non restava che attendere il deflusso della piena che aveva invaso case e negozi, con l’eterna pazienza da montanari discesi sulle sponde del grande lago.





venerdì 18 settembre 2015

Le lettere di Babbo Natale a casa Tolkien

Il 25 dicembre 1920 Tolkien cominciò a mandare ai figli delle lettere firmate Babbo Natale, in cui descriveva con poesia e ironia le sue avventure e quelle dei suoi aiutanti e amici: dall’Orso Polare agli elfi, dagli Uomini di neve all’Uomo della Luna e via discorrendo. Continuò per trent’anni, corredando le lettere coi suoi disegni.





mercoledì 16 settembre 2015

La donna che tentò di salvare il lago





Cesarina Monti, più nota come Rina Monti e, talvolta, come Rina Monti Stella (Arcisate 1871 – Pavia 1937), fu una scienziata italiana. Biologa, fisiologa, limnologa e zoologa, nel 1907 fu la prima donna ad ottenere una cattedra universitaria nel Regno d'Italia.

Alla fine degli anni Venti fu lei a comprendere, contro l'opinione di illustri e più famosi colleghi, che la causa della scomparsa del pesce dal lago d'Orta, fino a quel momento pescosissimo, era da attribuire all'inquinamento. Gli scarichi curpoammoniacali della ditta tessile Bemberg, infatti, uccidevano il plancton determinando l'interruzione della catena alimentare.

Per ricordare la storia di Rina Monti e della "Santa Bemberg"



Giovedì 17 Settembre 2015
all’Hotel L’Approdo ore 21.00

PH 

Spettacolo teatrale 
di Domenico Brioschi
con Floriano Negri e Domenico Brioschi

La storia del lago d’Orta e della signora Rina Monti che pose per prima la questione se Industria e Ambiente Naturale possano convivere.

Spettacolo gratuito legato al convegno Living Waters del giorno successivo

domenica 13 settembre 2015

Quota 200. Un racconto giallo. Ottava parte



Mercoledì, ore 17,15

Il lago aveva superato quota 198 e continuava a crescere, alimentato dal Toce e dal Ticino in piena oltre che da centinaia di torrenti e ruscelli di varia lunghezza. De Lorenzi però guardava la montagna alle sue spalle. Il Mottarone offriva paesaggi considerati tra i più belli del mondo, ma ora faceva paura per i corsi d’acqua ingrossati che precipitavano a valle con centinaia di metri di dislivello e una potenza in continua crescita. Ricordava bene cosa era avvenuto ad Omegna alcuni anni prima. Tutti guardavano con preoccupazione al lago d’Orta e l’alluvione era arrivata alle spalle, dalla montagna, col suo carico di morte e distruzione.
La protezione civile era in stato di massima allerta e alcune zone di Stresa erano già state evacuate in via precauzionale. Ogni uomo disponibile era prezioso, ma De Lorenzi non poteva abbandonare la pista su cui era fuggito l’assassino. Anche se per farlo occorreva seguire strane piste.
Chiuse il libro e si appoggiò allo schienale.
Un uomo che veglia la sua fidanzata in coma, raccontandole incessantemente i giorni felici trascorsi assieme e soprattutto quelli lieti che verranno. Finché lei riapre gli occhi e dice “tu ed io per sempre insieme”. Perché l’amore, se è vero, può chiedere alla vita una seconda possibilità.
Era questo il romanzo che piaceva ai giovani? Era quel “per sempre” ad affascinarli? Si ripromise di parlare di più con Camilla, finché ne avesse avuto la possibilità.
A toglierlo da quei pensieri fu Spadaro che entrò per consegnargli il rapporto sui romanzi che aveva letto. Aveva l’aria provata.
«Fammi una sintesi».
«La maggior parte sono delle vere porcherie. Alcuni sono persino pieni di errori, per non parlare delle trame inconsistenti. Quello del Mogano è l’unico scritto veramente bene. Questo per quanto riguarda il contenuto dei racconti, ma la parte interessante è l’altra.»
«Spadaro, non tenermi sulle spine che abbiamo poco tempo, su!»
«Allora, ci sono diverse cose che non tornano. La prima è che manca una decina di pagine, dalla dodici alla ventidue per la precisione dal dattiloscritto del Mogano: le abbiamo cercate ovunque ma niente da fare. La seconda è che non c’è nessun romanzo firmato “Bien”. Anche questo è introvabile, busta compresa. Vado avanti?»
«Continua.»
«La terza è che il Maccagno ha fatto varie ricerche su internet nel pomeriggio di martedì. Su Google ha inserito varie frasi tratte dal romanzo di Mogano, intervallate ad altre molto simili, ma non identiche. E in tasca aveva un foglietto su cui stava scritto “–1 e +1”.»
Martelli entrò in quel momento.
«Mi scusi Maresciallo, mi aveva detto di avvisarla immediatamente quando avessimo trovato il Rosati. È stato rintracciato in Spagna.»
«Sta rientrando?»
«Non può farlo. È stato arrestato un mese fa a Barcellona per il possesso di cocaina e da allora si trova in carcere.»
«Allora a questo punto la situazione è chiara» disse il Maresciallo. «Il difficile ora è incastrare l’assassino. Preparatevi a fare un lavoro sporco.»



Nota per i lettori: siamo arrivati al punto di svolta. Nell'ultima parte sarà data la soluzione, pertanto se volete provare a individuarla, questo è il momento! 



venerdì 11 settembre 2015

Il film che Tolkien non volle

Forrest J. Ackerman

Nel 1957 Forrest J. Ackerman, editore, attore, scrittore e collezionista di storie fantastiche californiano tentò di realizzare una versione cinematografica del Signore degli Anelli associandosi con Morton Grady Zimmerman e Al Brodax (quello dei cartoni animati di Popeye). 

Tolkien, che odiava le trasposizioni delle fiabe realizzate dalla Disney, inizialmente apprezzò l’idea di un film di tre ore che avrebbe utilizzato una tecnica mista di animazione, figure animate e attori. 

Quando però lesse la sinossi fu molto contrariato da come la sua storia sarebbe stata stravolta. Nel suo stile professorale scrisse una lunga critica del testo, in cui lo smontava punto per punto. Il progetto fu abbandonato.

mercoledì 9 settembre 2015

Living waters: per ricordare e progettare



Venerdì 18 settembre dalle 9.00 alle 16.30 a Pettenasco (No), sul Lago d'Orta, si tiene la conferenza "Living Waters", dedicata ai venticinque anni di bonifica del Lago d'Orta.


L'incontro, gratuito e aperto al pubblico, prevede al mattino contributi di relatori di fama internazionale, dedicati al valore dell'intervento di bonifica e alle nuove prospettive da raggiungere.


Nel pomeriggio si terrà invece una crociera sul lago, per osservare direttamente i luoghi coinvolti nelle azioni di recupero e le possibili nuove salvaguardie.



Giovedì 17 settembre alle ore 21 verranno inaugurati i lavori congressuali con lo spettacolo teatrale gratuito di Domenico Brioschi dal titolo "PH".
Prenotazione obbligatoria per il pubblico sul sito www.lagodorta.net



A questo link è possibile scaricare le foto in alta definizione.


A questo link è possibile scaricare il programma della conferenza, la locandina e le biografie dei relatori.


A questo link è possibile vedere il video realizzato dall'Ecomuseo del Lago d'Orta e Mottarone per il progetto divulgativo Orta Reloaded.

domenica 6 settembre 2015

Quota 200. Un racconto giallo. Settima parte


Mercoledì, ore 15,30

Alice Fraschini era una ragazza di ventidue anni con gli occhiali e l’aria di un cagnolino smarrito. Era carina, ma di quella bellezza che non attira gli uomini facendoli voltare per strada. Ci voleva piuttosto un segugio per scovarla, sepolta sotto maglioni troppo larghi e calzoni che si sfrangiavano sotto le suole basse delle scarpe.
Ricordava molto sua sorella Camilla, almeno a giudicare dalle foto di quando era ancora in vita. Camilla Fraschini era morta a diciassette anni un maledetto pomeriggio di tredici anni prima. Il brigadiere De Lorenzi era stato il primo intervenire sul posto e non avrebbe mai scordato l’immagine di quel corpo maciullato sull’asfalto bagnato della superstrada, dove era stato travolto dal camion che aveva cercato di fermare. L’autista olandese, condannato per omicidio colposo perché era al telefono e aveva bevuto troppo, aveva detto di essersela trovata davanti all’improvviso. Un’amica aveva riferito che Camilla si era accorta di aver dimenticato il diario ed era tornata a scuola a riprenderlo, ma nessuno era stato in grado di spiegare perché si trovasse in quel luogo, invece che sul treno successivo, o di ritrovare il diario. De Lorenzi non ci aveva dormito per giorni e quando un mese dopo era nata sua figlia non aveva esitato un istante a darle quel nome. 
Ricordava di aver visto Alice il giorno del funerale, stretta tra i genitori in prima fila. Ma la maggior parte dei bambini diventa adulta col passare del tempo. 
«Si trovava con il Mogano martedì?» chiese.
«Sì commissario» rispose mordendosi le unghie. «Eravamo a casa mia, a Domodossola, ma non stavamo facendo niente di male.»
«Maresciallo» la corresse gentilmente De Lorenzi. «Stia tranquilla, non sono suo padre. Non deve nascondermi niente.»
«Vede, a mia madre non piace che frequenti Gianni» si giustificò la ragazza. «Mio padre invece se ne frega. Non vive più con noi da dieci anni.» 
«Sua madre quindi non era in casa?»
«No, col negozio non rientra mai prima delle otto.»
«Devo desumere che il Mogano sia uscito un po’ prima delle venti da casa sua.»
«Sì, credo fossero le sette e mezza.»
«Ancora una cosa. Ha letto il romanzo giallo che Mogano ha mandato a Maccagno?»
«Gianni?» rise la ragazza. «Non ci credo, ha sempre disprezzato i giallisti!»
«Ne è sicura?»
«Sì, pensi che una volta abbiamo pure litigato perché mia sorella amava scrivere racconti gialli e mi ha proprio dato fastidio che lui parlasse male della categoria.»
«Sua sorella scriveva?»
«Sì ed era molto brava, dicevano i suoi professori, ma io non ho mai voluto leggere niente. Non so spiegarlo, è più forte di me.» 
Gli occhi si riempirono di lacrime.
«Mi scusi» disse soffiandosi il naso.
«Non deve scusarsi. Piuttosto, conserva ancora i racconti di Camilla?»
«No. Un anno fa abbiamo cambiato casa e siccome ora stiamo in un appartamento piccolo abbiamo buttato via un mucchio di roba.» 
«Giovanni Mogano l’ha aiutata a ripulire?»
«Sì, per guadagnare punti davanti a mia madre ha fatto parecchi viaggi in discarica, ma a lei continua a non piacere.»

venerdì 4 settembre 2015

Gli Elfi di Tolkien

Gli Elfi del Signore degli Anelli di Peter Jackson

L’idea di Tolkien, basata sullo studio delle antiche fiabe, era che gli Elfi assomigliassero molto di più ai cavalieri di Artù, che a “quella lunga sequela di fatine dei fiori e di spiritelli svolazzanti dotati di antenne che tanto mi stavano antipatici da bambino e che i miei figli, a loro volta, detestano.”



giovedì 3 settembre 2015

Abbiamo dimenticato



Abbiamo dimenticato quando i nostri avi

fuggivano dalla violenza e dalla guerra

stipando le loro misere cose

su carretti malfermi

e navi a rischio di affondare.


Abbiamo dimenticato

l’orrore e la miseria

il sapore amaro del rifiuto

il calore di un abbraccio

e il profumo di una ciotola di cibo caldo.



E ora abbiamo paura

di guardarci nello specchio

e vedere cosa siamo diventati

da quando noi

abbiamo dimenticato.