Nel poema eddico Hávamál, scritto un migliaio di anni fa, si racconta di come il dio Odino riuscì a scoprire il segreto delle rune. Seguendo un rituale d’iniziazione sciamanica si impiccò all’Albero della Conoscenza trafiggendosi con una lancia, senza acqua né cibo per nove giorni, sacrificando se stesso ad Odino.
Odino del resto era un tipo un po’ particolare. Non era “tutto d’un pezzo” come ci si aspetterebbe dal ruolo di dio supremo dei Vichinghi. Per prima cosa amava travestirsi e aggirarsi tra gli uomini vestito da vagabondo. Tra gli Uomini del Nord, inoltre, nulla c’era di più sacro che giurare sul proprio anello. Anche Odino l’aveva fatto, mentendo spudoratamente: per questo era considerato un dio della cui parola non ci si poteva fidare. In terzo luogo, stando almeno a quello che diceva quella malalingua di Loki, aveva comportamenti ambigui e praticava arti magiche come una donna.
Le rune restano il suo lascito più duraturo agli uomini. Seguirono i popoli germanici nelle loro varie migrazioni dalla Scandinavia alle Isole Britanniche, dalla Danimarca fino in Islanda e, probabilmente anche se non ce n’è traccia, in America. In alcune zone rimasero in uso ben oltre le fine del Medioevo.
Oltre che per scrivere le rune servivano, agli iniziati ai loro misteri, per la divinazione, perché Odino era il Signore della Magia. Ma i suoi poteri non si fermavano qua. Egli era infatti anche il dio degli Eroi defunti.
La dea della morte Hel, figlia di Loki, era stata bandita da Odino in un luogo gelido e terribile. Ma Hel seguiva il detto “meglio comandare all’Inferno che servire in paradiso”. Divenne così la Regina degli Inferi e fu così contenta del suo ruolo da donare ad Odino due corvi, Huginn e Muninn. Questi partivano al mattino e tornavano la sera per sussurrargli nell’orecchio ciò che avevano visto e udito. In questo modo Odino conosceva bene le gesta degli eroi caduti in battaglia che accoglieva nella propria dimora, il Valhalla.
Odino lasciò a Hel potere su tutti coloro che non erano degni di entrare nel Valhalla, cioè coloro che erano morti senza onore, per malattia, vecchiaia, o per incidente, nonché i criminali e i traditori.
Nel frattempo il corteo di Odino era cresciuto a dismisura diventando una vera
Armata delle Tenebre alla cui testa stava sempre lui, rivestito stavolta dei panni di Hellequin, il demone multicolore da cui origina la maschera di Arlecchino.
Un corvo, messaggero odinico, è l’inquietante presenza che chiude il video della canzone “I miss you” dei Blink-182, del 2004. Il brano si apre invece citando Jack e Sally, i protagonisti del film “The Nightmare Before Christmas”, di Tim Burton (1993).
Il video si muove tra amore e morte attingendo a piene mani dalle atmosfere gotiche e romantiche della letteratura anglosassone. Dentro giardini nebbiosi si aggirano fanciulle evanescenti che richiamano una delle più famose vampire della letteratura ottocentesca, Carmilla, descritta in un racconto di Joseph Sheridan Le Fanu (1872). Anche le iniziazioni omoerotiche presenti nel video si riallacciano a questo aspetto assai poco puritano dei vampiri inglesi del periodo.
Sia il “Vampiro” Lord Ruthven di Polidori (1819), ispirato a Lord Byron, che il più famoso “Dracula” di Bram Stoker (1897) sono infatti creature sensuali che non esitano a trasformare in altri vampiri, attraverso veri rituali d’iniziazione, le loro vittime. E il sesso di queste non è affatto un problema. In una famosa scena di “Dracula”, il conte succhia un dito sanguinante al giovane avvocato Jonathan Harker e più avanti lo difende dall’assalto di tre vampire affamate.
Non mancano nemmeno i riferimenti a un altro elemento caro al mondo romantico. La figura shakespeariana di Ofelia, morta annegata a seguito dell’amore folle e disperato verso il principe danese Amleto, che ha ispirato vari artisti inglesi dell’Ottocento. Sono numerose le opere che diedero forma alle parole del poeta:
«Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch'ella, come una sirena,
cantava spunti d'antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d'altro regno
e familiare con quell'elemento.»
La runa di questo periodo dell’anno è Perth. La radice protogermanica del termine indicava il "bicchiere per tirare le sorti" o per meglio dire il sacchetto che conteneva quelle tessere di legno inciso da cui, ce lo testimonia lo storico romano Tacito, i sacerdoti dei Germani ricavavano indicazioni sul futuro. È considerata la runa delle Norne, l’equivalente germanico delle Parche, le dee del Fato. Tra i suoi significati troviamo anche quello di “iniziazione”, che è il tema di questo mese.
La dea Hel aveva dato a Odino i corvi, ma aveva tenuto per sé le gazze, che mandava attorno ai patiboli per catturare le anime dei condannati. Per questo erano considerati uccelli legati alle streghe, che pure frequentavano questi luoghi. Un’antica tradizione barbarica riteneva di buon auspicio uccidere una gazza all’inizio dell’anno, durante le
dodici magiche notti.
Le gazze, peraltro, sono animali intelligenti e addomesticabili, e molte di loro hanno iniziato a parlare, ripetendo ciò che ascoltano. Da qui il nome di “Gazzetta” data a molti fogli stampati che riportano, talora “pappagallescamente”, le notizie raccolte.
Tornando a Odino, sul Lago dei misteri l’abbiamo incontrato varie volte. In questo
racconto (che è anche disponibile in
audiostoria) si presenta sotto le mentite spoglie di un viandante.
Sotto l’aspetto del demone Hellequin l’abbiamo visto cavalcare alla testa dell’
Armata delle Tenebre, disponibile anche in
video.
Col nome di Votan era adorato anche dai Longobardi discesi in Italia nel secolo sesto. Tra di essi militavano particolari uomini lupo. In questo
racconto si narra la storia di un guerriero che percorse una sua particolare carriera oltre le tenebre e la morte…