Pagine

lunedì 25 maggio 2009

Disfida 1 (beta): Inquietanti creature dei monti

Con questa prima disfida del secondo ciclo di storie affrontate, vi ripropongo le storie di due pericolose creature che infestano le montagne attorno al Lago d'Orta. Sono leggende raccontate dai vecchi, che a loro volta le ascoltarono da bambini.


L’Uriana

La prima storia è una leggenda della Valle Strona. Racconta di una misteriosa creatura delle acque, un babau utile a tenere lontani dall’acqua i bambini e talora anche i concorrenti da tenere alla larga.


Vive nelle acque dello Strona, ma non è un pesce.
È femmina, ma non è affascinante come una sirena.
Ha otto zampe, ma non è un ragno.

L’Uriana è vecchia, calva, brutta, ha gli occhi rossi e lunghi denti gialli e affilati, una lingua lunga che agita come una frusta, la parte inferiore del corpo coperta di squame.
Il suo cibo preferito? I bambini che si avvicinano troppo all’acqua.
«Stai lontano dall’acqua che l’Uriana ti mangia!» gridano le donne ai bambini che paiono irresistibilmente attratti dai viscidi sassi sulle sponde del torrente. «State molto lontani dalle rive, bambini, che esce l’Uriana col rastrello e vi tira dentro».

Molti giurano di averla vista emergere dalle acque gelide, con il suo aspetto spaventoso, i suoi artigli affilati, l’insaziabile fame di tenera carne di bambino. Lascia la grotta in cui, si dice, nasconde un tesoro favoloso, e si apposta nel fiume, col rastrello in mano, pronta a ghermire le sue prede.

L’Uriana però è di bocca buona e può accontentarsi anche di pesci, soprattutto quando i bambini si mostrano saggi e ubbidiscono agli ordini degli adulti. Per questo motivo infesta anche le lanche più pescose del torrente. Zone del torrente da cui anche gli adulti fanno bene a stare lontano. Così almeno raccontano certi pescatori…


Il pargolo rotolante dai dirupi

La seconda leggenda viene dalle montagne della Val Divedro, ma una creatura simile si aggira su pei monti del Cusio

Passeggiando sui monti della Val Divedro vi potrebbe capitare di vedere un bambino avvolto in fasce rotolare giù per un pendio; oppure trascinato dalla corrente impetuosa di un torrente. Piange, perde la fascia e urla disperato, facendo stringere il cuore.
È un istinto, un impulso irrefrenabile, soprattutto per le donne giovani e belle… che si ritrovano così avvinte tra le braccia di un giovane, biondo, audace e avvenente uomo.

Ora, prima che centinaia di donne in cerca di avventura si riversino da quelle parti a setacciare i torrenti e i pascoli, è bene dire una cosa: quella “cosa” è solo apparentemente “un giovane, biondo, audace e avvenente uomo”. In realtà è una creatura demoniaca, il cui scopo è quello di sedurre le donne specie - appunto - se giovani e belle, per riprodursi.

Il frutto di quei brevi momenti di passione alpestre però è, purtroppo, una creatura mostruosa, rivelatrice della vera natura dell’essere, così malvagio da far persino abortire le donne già in attesa per insediare, come un malefico cuculo, il proprio immondo discendente.

L’unico rimedio per tenere lontana tale orrida creatura, il cui nome è Vàina, è quello di tenere addosso almeno un oggetto benedetto.

3 commenti:

  1. per me, il pargolo rotolante dai dirupi....

    RispondiElimina
  2. A me la storia del pargolo inquieta, fa un po' Alien con quel suo insidiarsi nel grembo materno! Però è più originae della prima, direi che può prendersi anche il mio voto!

    RispondiElimina
  3. Non so quale scegliere, sono tutte e due inquietanti.

    RispondiElimina

Lasciate una traccia del vostro passaggio, come un'onda sulle acque del Lago dei Misteri...